Dal modello Obama al costo zero:
ecco come si finanziano i candidati

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Dal “modello Obama” al “costo zero”: la sfida per la conquista della poltrona più alta della Regione Campania passa anche di qui, o meglio passa soprattutto di qui. Passa cioè per Dal “modello Obama” al “costo zero”: la sfida per la conquista della poltrona più alta della Regione Campania passa anche di qui, o meglio passa soprattutto di qui. Passa cioè per una campagna elettorale che per i candidati governatori è delizia ma anche croce, è fonte di arricchimento personale ma anche di impoverimento economico. Si sta parlando, se non fosse ancora chiaro, del tema più controverso e tormentato della politica degli ultimi decenni, quello del finanziamento delle attività di partito in tempo di elezioni. Come si programmano le campagne di propaganda elettorale? Quanto costano? Come si finanziano? Interrogativi che stanno infuocando questi giorni di duro scontro politico tra coalizioni avverse. Forza Italia ha sollevato il caso chiedendo conto dei “costosi” manifesti 6×3 di Vincenzo De Luca, il candidato del centrosinistra ha dribblato dando enfasi ad una parola del lessico anglosassone tanto cara al presidente Usa, non nuovissima – a dir la verità – alla politica di casa nostra, Crowdfunding. Di questo già parla da tempo il Movimento Cinque Stelle, almeno dalla primavera del 2013 quando ha inserito la proposta di finanziamento collettivo nel programma di rilancio delleTerme di Salsomaggiore. Ora il termine entra anche nel linguaggio democratico. Dall’inglese “crowd”, folla e “funding”, finanziamento si tratta di “un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni”. Colui che l’ha portato alla notorietà è Barack Obama che ha pagato parte della sua campagna elettorale per la presidenza con i soldi donati dai suoi elettori. Il sindaco di Salerno dunque come il presidente degli Stati Uniti? La sua, assicura De Luca, è “la più ambiziosa campagna di crowdfunding destinata ad un’attività politica in Italia”… almeno nelle intenzioni. Perché tra il dire è il fare c’è di mezzo la crisi, che vale per gli eletti o eleggibili, ma ancor di più per gli elettori. Eppure è sempre di più a questi ultimi che la politica è costretta ad appellarsi. Una volta – si sa – interveniva il contributo del partito da Roma, oggi non c’è neanche più quello. Come conferma il coordinatore regionale di Forza Italia Domenico De Siano: “E’ dalle scorse Europee che non riceviamo più alcuna forma di contribuzione dal partito nazionale. Per il finanziamento della campagna elettorale ci dobbiamo affidare all’organizzazione del candidato governatore, alla propaganda dei singoli candidati consiglieri e all’entusiasmo di tanti sostenitori che credono nel nostro progetto e ci danno una mano per poterlo realizzare”. Ecco dunque che ogni partito si organizza un po’ come può, dalle cene elettorali al modico prezzo di 500 o 1000 euro ognuna, come accaduto recentemente al Continental dove si sono riuniti i fedelissimi della lista di Stefano Caldoro, all’apertura di conti correnti in stile Emergency. “La nostra – dice Salvatore Vozza, candidato governatore di Sel – sarà una campagna totalmente autofinanziata, fatta di risorse economiche ridotte all’osso. Riteniamo che quello della trasparenza sia un tema centrale nella politica e per questo a brevissimo renderemo pubblico un bilancio preventivo delle spese che effettueremo per la nostra campagna elettorale, che non saranno più di qualche decina di migliaia di euro”. Il leader di Sel incalza sulle spese senza controllo: “E’ paradossale che si vedano in giro manifesti di candidati al consiglio regionale quando ancora non sono state presentate le liste come è assurdo che De Luca non abbia ancora dato conto ai cittadini di quanto già speso per i mega cartelloni che tappezzano la città e per una campagna di propaganda per le primarie non certo fatta in economia nonostante, credo, i tetti di spesa previsti dallo Statuto di quel partito”. Chi annuncia una campagna a costo zero, o quasi, è il candidato governatore della lista civica Mo! Marco Esposito. “Finora abbiamo fatto un solo manifesto 6×3 pagato da un sostenitore – spiega – e stiamo stampando 50mila volantini al costo di 1 centesimo l’uno. Intendiamo dare così un segnale di presenza sul territorio ma anche di sobrietà in un momento di grande difficoltà per i cittadini. La nostra sarà una campagna elettorale fatta soprattutto tra la gente e in rete, senza sperpero di denaro. Tanto che persino su Facebook, dove è possibile acquistare like, abbiamo deciso di non sponsorizzare neanche un post. Abbiamo quattromila contatti reali e siamo fieri di questo”. Il che non significa limitare la campagna elettorale. “Chi vorrà sostenerci – aggiunge Esposito – potrà farlo con donazioni tramite il conto corrente della nostra associazione, Unione Mediterranea, messo a disposizione di tutti. Siamo convinti che in questo particolare momento storico una campagna elettorale con bugdet ridotto non sia una penalizzazione ma un punto di forza. La gente saprà distinguere chi utilizza in campagna elettorale tanti soldi, spesso anche pubblici, perché non ha argomenti e chi invece è in campo per imporsi con la forza delle idee”. Il tema dell’autofinanziamento, come detto, è anche uno dei punti di forza del partito di Grillo. Non a caso è da pochi giorni visibile sul sito della candidata governatore Valeria Ciarambino un link per le donazioni attraverso un conto corrente appositamente creato. A breve, secondo indiscrezioni, sarà anche annunciato un evento con tutti i parlamentari destinato alla raccolta fondi. Come è noto, il Movimento Cinque Stelle ha fatto della lotta al finanziamento pubblico dei partiti un cavallo di battaglia al punto da rifiutare i rimborsi elettorali. Lo farà anche alle Regionali di maggio se riuscirà a vincere o comunque ad eleggere suoi rappresentanti in Consiglio.