Dalla chirurgia addominale a quella pancreatica e gastrica, arrivano i robot: addio alla laparoscopia

42

Dalla chirurgia bariatrica e metabolica a quella dell’ernia della parete addominale fino a quella pancreatica, gastrica e colorettale, i robot sono pronti a soppiantare la tradizionale laparoscopia in sala operatoria. Si accumulano infatti le evidenze scientifiche che mostrano, intervento dopo intervento, la superiorità degli interventi chirurgici robotici rispetto a quelli laparoscopici o a cielo aperto. L’accoppiata chirurgo-robot può infatti migliorare gli esiti in sala operatoria, riducendo i tempi di recupero e le complicanze. A fare il punto sullo stato dell’arte sono gli specialisti che hanno preso parte a “Spotlight on robotic surgery”, evento formativo che si è appena concluso a Napoli. “La chirurgia robotica nell’ambito della chirurgia generale sta vivendo un periodo di grande evoluzione, con un incremento sempre maggiore del numero di piattaforme robotiche all’interno dei nostri ospedali – spiega Paolo Pietro Bianchi, presidente dell’Italian Club of Robotic Surgery e professore ordinario all’Università degli Studi di Milano -. Questa ‘rivoluzione’ tecnologica porta inevitabilmente alla necessità di validare scientificamente la metodica nei diversi ambiti della chirurgia generale e di istituire dei programmi di training strutturato, così da poter formare in modo adeguato e sicuro il maggior numero di chirurghi”.

Il corso si propone di fornire a chirurghi provenienti da tutta Italia un aggiornamento educazionale con interventi chirurgici in diretta, proiezioni di interventi dalla posizione del chirurgo (relive) e relazioni magistrali. “La tecnologia è matura e con la giusta formazione del personale in sala operatoria, la chirurgia robotica è destinata a migliorare gli esiti degli interventi con indubbi vantaggi per i pazienti – aggiunge Marco Milone, professore associato di chirurgia generale dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e vicepresidente dell’Italian Club of Robotic Surgery -. Grazie alle ultime innovazioni tecnologiche è possibile migliorare la qualità del gesto chirurgico. Una piattaforma tecnologicamente avanzata consente infatti di miniaturizzare i movimenti della mano del chirurgo rendendoli sempre più precisi, sicuri ed efficaci. Il campo di applicazione spazia dalla chirurgia radicale delle neoplasie epato-bilio-pancreatiche, esofago-gastriche e colo-rettali, alla chirurgia conservativa per le patologie funzionali dell’apparato digerente e alla chirurgia ricostruttiva della parete addominale”. La validazione delle procedure robotiche sta avvenendo molto rapidamente e, in alcuni campi, si sta mostrando progressivamente superiore alle tecniche più tradizionali. Come nel caso della riparazione dell’ernia della parete addominale, una comune procedura chirurgica. In uno studio condotto da Milone e pubblicato di recente dalla rivista Journal of Personalized Medicine, è stata dimostrata la superiorità della chirurgia robotica rispetto a quella laparoscopica nel trattamento delle ernie inguinali e ventrali. “Questa metanalisi di 23 studi precedenti ha dimostrato che la chirurgia robotica è vantaggiosa per l’ernia inguinale nella riduzione del dolore postoperatorio – precisa Milone -. Mentre nella riparazione robotica dell’ernia ventrale si è registrata una riduzione della degenza ospedaliera, minori recidive e minori tassi di reintervento rispetto all’approccio laparoscopico”.

Sul fronte della chirurgia per il tumore del colonretto, uno studio dell’UT Southwestern Medical Center di Dallas, pubblicato sul World Journal of Surgical Oncology, ha scoperto che i pazienti sottoposti a chirurgia robotica hanno beneficiato di degenze ospedaliere più brevi e tassi di complicanze inferiori nella stragrande maggioranza dei casi di colectomia, ovvero della rimozione dhirurgica di una parte dell’intestino crasso. “Inoltre – sottolinea Giovanni Domenico De Palma, direttore del dipartimento di chirurgia generale, trapianti e gastroenterologia sempre del Policlinico – a questi pazienti è stato rimosso un numero maggiore di linfonodi, che ha portato a una determinazione più precisa della stadiazione del cancro. Per quanto riguarda la chirurgia metabolica e bariatrica, indicata per i pazienti gravemente obesi, due nuovi studi presentati all’ultimo meeting annuale dell’American Society for Metabolic and Bariatric Surgery suggeriscono che l’intervento con i robot riduce i tempi operatori e le degenze con minori complicazioni rispetto agli approcci laparoscopici”. “È sempre più evidente che il chirurgo che si dedica alla chirurgia robotica si configura come un esperto di riferimento per il trattamento di numerose patologie e necessita quindi di competenze adeguate – conclude Milone -. Il fatto che chirurghi da tutto il territorio nazionale scelgono Napoli per imparare la chirurgia robotica manifesta l’eccellenza della chirurgia dell’Università Federico II di Napoli e si fa testimonial di una dovuta inversione della migrazione sanitaria Nord-Sud”.