Dalla pandemia alla mancata zona rossa, le accuse contro il Governo

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Consensi e critiche: non è stata sempre in discesa la strada per il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e per il suo governo nella gestione della pandemia che ha bloccato l’Italia a partire dallo scorso 10 marzo e che è stata poi allentata solo nel mese di maggio con la cosiddetta Fase 2. Se da una parte molti sondaggi ne hanno mostrato una accresciuta popolarità, dall’altra non è mancato il dissenso sia da parte delle opposizioni che di cittadini che ne hanno criticato il ruolo durante la crisi legata al Covid-19. in questo senso, c’è anche chi ha intrapreso la strada giudiziaria: molti cittadini da molte parti d’Italia hanno scritto alla Procura della Repubblica di Roma per accusare Conte e il suo consiglio dei ministri di una serie di reati nei quali sarebbero incorsi da marzo in poi. Molti i reati contestati a Giuseppe Conte e ai ministri Alfonso Bonafede, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri, Lorenzo Guerini, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza, in particolare:

  • epidemia,
  • delitti colposi contro la salute
  • omicidio colposo
  • abuso d’ufficio
  • attentato contro la Costituzione
  • attentato contro i diritti politici del cittadino.

La richiesta di archiviazione della Procura

Le accuse non sembrano però aver convinto la Procura di Roma che lo scorso 13 agosto ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto contro Giuseppe Conte e i suoi ministri. Va ricordato peraltro che nel diritto italiano la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero non comporta l’archiviazione automatica delle accuse. Normalmente, Infatti, deve essere il Giudice per le indagini preliminari a decidere se dare seguito all’archiviazione richiesta dal Procuratore o invece disporre il rinvio a giudizio e il conseguente processo. In questo specifico caso la procura di Roma ha dovuto invece richiedere l’archiviazione al Tribunale dei Ministri, che è l’organo speciale deputato a decidere per l’archiviazione o il rinvio a giudizio nel caso in cui i soggetti indagati siano membri del governo. Palazzo Chigi, dal canto suo, ha fatto sapere in una nota che Conte e i suoi ministri “si dichiarano disponibili a fornire ai magistrati ogni elemento utile a completare l’iter procedimentale, in uno spirito di massima collaborazione”. Conte ha aggiunto su Facebook: “ci siamo sempre assunti la responsabilità in primis politica delle decisioni adottate”.

Cosa hanno fatto gli italiani durante il lockdown?

La decisione di Giuseppe Conte del 10 marzo in merito al lockdown, non è stata in ogni caso una scelta facile. Si è trattato probabilmente del momento politico più difficile dell’intero dopoguerra, poiché si è dovuto chiedere agli italiani di rimanere nelle loro case per oltre due mesi. Un periodo difficile, che stato in parte affrontato anche grazie all’ausilio di internet. In questo senso, è stato tra le altre cose il gioco on-line a conoscere una significativa crescita potendo offrire svago in un momento così delicato. Grande crescita hanno conosciuto parole di ricerca correlate ai casinò online come Bonus Casinò senza registrazione, segno della volontà di ricercare un momento di evasione in un periodo complesso come quello del lockdown. Nessuno nella sua vita, nemmeno i più anziani che hanno avuto a che fare con un momento sicuramente ancora più drammatico come la seconda guerra mondiale, era stato costretto a rimanere per così lungo tempo in casa, potendo uscire solo per compiti legati a necessità impellenti e con un obbligo di autocertificazione della ragione per cui stava lasciando la propria abitazione. Questo è stato indubbiamente il motivo per cui, insieme ai siti di news utilizzati per avere informazioni aggiornate sulla pandemia in atto, i siti dedicati allo svago e al gioco online hanno avuto tra marzo e maggio una crescita superiore al 30%, come confermano da come confermano da Synergy Casino IT, sito italiano dedicato a guide, informazioni e recensioni sul gioco online.

Le polemiche sulla zona rossa

Se potrebbe chiudersi con la conferma dell’archiviazione da parte del Tribunale dei Ministri l’inchiesta sulla quale ha indagato la Procura di Roma in merito alla gestione della pandemia da parte di Conte e al suo governo, non è ancora chiuso il capitolo sulla mancata istituzione di una seconda zona rossa in Lombardia, segnatamente in provincia di Bergamo. In questo caso, sarà la Procura di Bergamo a dover stabilire le eventuali responsabilità in merito alla mancata chiusura dell’ospedale di Alzano e, successivamente, alla non istituzione di una zona rossa in Val Seriana. Negli ultimi mesi Governo e Regione Lombardia si sono sostanzialmente rimpallate le responsabilità e la competenza rispetto a una nuova zona rossa. Le indagini in questo senso proseguono alacremente ma servirà probabilmente ancora del tempo per stabilire se vi sia una responsabilità penale legata alla mancata creazione di una zona rossa in Val Seriana, se essa avrebbe potuto salvare delle vite, e a chi sia da addebitare l’eventuale colpa per quanto accaduto in quei giorni.