Dalla politica alla cultura troppe parole “in libertà”

126
in foto lo scrittore Roberto Saviano (Imagoeconomica)

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 22 novembre all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Nel giro di pochi giorni Giorgia Meloni ha fatto una bella esperienza. Ha “toccato con mano” come gli ambienti internazionali siano francamente preferibili a quelli nazionali (suoi e di ciascuno di noi). Da Bruxelles e Strasburgo in Europa, a Bali in Indonesia tutto un modo diverso di ragionare: solo merito, puro e semplice, della preparazione diplomatica oppure del più alto livello di responsabilità degli interlocutori incontrati? Pur dopo l’anti-italiana “reazione aggressiva” della Francia sui migranti, la premier non ha perso saldezza di nervi e ha svolto un ruolo da protagonista non solo come unica presenza di Capo di Governo e prima donna ad aver raggiunto in Italia questo alto livello. Molti gli incontri bilaterali produttivi di effetti (rapporti commerciali, rafforzamento della posizione antirussa per l’invasione dell’Ucraina).Gli scambi di idee con il presidente della Turchia Erdogan, della Repubblica popolare cinese Jinping, dell’India Nath Kovind e il capo della Casa Bianca Biden (un’ora), hanno convinto Giorgia che “Occidente e resto del mondo sono più vicini” (decisivo il negoziato sul grano),che “nessun continente può essere isolato” e che “per tutti c’è un orizzonte più largo”.

CONFUSIONE TUTTA ITALIANA. Rientrata dal G20, la premier trova in atto una prima fibrillazione. Il sottosegretario Marcello Gemmato, di cui gli avversari politici chiedono le dimissioni, si è avventurato nella vicenda del Covid affermando che “il farmaco non è una religione” e che “vaccino o no sarebbe stata la stessa cosa”. I virologi più affermati non lo degnano neppure di una sdegnata messa a punto. La stessa Giorgia, nella conferenza di chiusura al summit indonesiano, sollecitata da un cronista aveva risposto: ”Ma le pare che sono venuta a Bali per parlare di questo sottosegretario?”.

VESTITI, FIGLIA E OCCHI. La politica italiana sa scendere molto in basso. Si chiama “L’Avvelenata” il blog della scrittrice Guia Soncini che se la prende con il vestiario della Meloni: ”E’ passata da gonne e look colorati a un “completo” più istituzionale, cioè “ai tailleur oltretutto neri”. Immediata la proposta di alcuni social per iscrivere “ad disonorem” la Soncini nel registro dello Stupidario. Poi la figlia Ginevra di 6 anni. Ma come si è permessa di portarla con sé a Bali? Ineccepibile la risposta: ”Ho il diritto di essere madre come io ritengo. E’ materia che non vi riguarda. So che debbo fare tutto quello che posso per la nostra Nazione, ma senza, per questo, privare mia figlia della madre”. Tuttavia la Meloni deve dar conto anche dei suoi occhi. Straparla Niki Vendola: ”Mi inquieta, nella fisionomia, per la predisposizione all’attacco che ha nella postura delle pupille. Hai la sensazione che quelle pupille siano pronte a venirti addosso e a morderti”…Ma perché l’ex presidente pugliese non si mette la mano sugli occhi e non si tappa la bocca? Quanto ne guadagnerebbe…

LAURA BOLDRINI L’IRRIDUCIBILE. Critica il Governo per la tampon tax, il taglio dell’Iva per pannolini dell’infanzia e assorbenti per l’igiene femminile. Ma l’obiezione più dura l’ineffabile ex presidente della Camera la riserva alla Meloni perché, “incomprensibilmente”, si fa chiamare “il” premier e non “la”. A questo si riduce, pateticamente, il suo femminismo? Tema “scottante” sul quale filosofeggia la Michela Murgia scrittrice: ”Il femminismo è sicuramente amico della Meloni, ma non c’è reciprocità nel senso che lei non è amica del femminismo e si fa chiamare il presidente”. Se anche queste “voci” ispiravano in qualche modo la politica del Pd, si spiega perché il partito di Enrico Letta è in caduta libera!

LA BASTARDA. Così Roberto Saviano ha appellato Giorgia. Le parole sono pietre, diceva Carlo Levi e Totò, nella sua saggezza popolare, ammoniva “Parli come badi, sa”. Ora lo scrittore camorrologo è chiamato a dar conto della sua “molto intellettuale” espressione. In vista del giudizio del Tribunale, spera che la premier ritiri la querela. Non così Giovanni Guareschi, straordinario scrittore del Novecento non solo italiano. Quando venne condannato per una “pietra” contro De Gasperi, non chiese il ritiro della querela e fu condannato. Non accettò la grazia, già pronta, e preferì un lungo soggiorno in carcere. Altri uomini, altra qualità di scrittori…