Dalle avanguardie alla Perestrojka, il Museo Novecento incontra gli artisti di San Pietroburgo

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di Fiorella Franchini

C’è un legame antico tra Napoli e Russia. Fin dai tempi di Caterina II, furono stabiliti stretti rapporti diplomatici, commerciali e culturali. Con la visita dello zar Nicola I al Re di Borbone nel 1845, la Russia apprese nuove tecnologie nella fabbricazione di carrozze e locomotive a vapore e costruì a Kronstadt una fabbrica uguale, e a San Pietroburgo furono replicati i successi del Teatro San Carlo. Simbolo di quest’amicizia i cavalli di bronzo russi, che ornano l’ingresso dei giardini del Palazzo Reale di Napoli e un’altra coppia identica posta all’inizio del Ponte Anickov sul fiume Neva sempre a San Pietroburgo.  L’antica Petrograd, Leningrado, la ricca e raffinata capitale dell’impero zarista, è sempre stata il centro culturale della Russia e un ponte verso l’Europa occidentale.
A distanza di 240 anni alle attuali relazioni economiche si affianca una connessione artistica di grande fascino. Il Museo Novecento a Napoli accoglie a Castel Sant’Elmo fino al 10 dicembre gli artisti di San Pietroburgo con un nucleo di 128 opere provenienti dalla Collezione del MISP-Museo dell’arte offrendo la possibilità di scoprire un aspetto ancora sconosciuto della creatività russa. La Pinacoteca civica della città, istituita nel 1990, possiede una preziosa raccolta con più di duemilacinquecento opere di pittura, grafica, scultura che racconta la produzione e l’evoluzione artistica dell’antica Leningrado nel XX e XXI secolo.
La mostra, promossa dalla Città di San Pietroburgo e dal Consolato Onorario della Federazione Russa in Napoli, è realizzata con il Polo museale della Campania, diretto da Anna Imponente, ed è a cura di Anna Maria Romano e Marina Jigarhanjan con il coordinamento di Afrodite Oikonomidou.
Il percorso espositivo descrive la produzione artistica attraverso diversi temi, stili e generazioni: le conquiste delle avanguardie russe, le influenze della modernità, le tradizioni locali, passando per il socialismo reale, il “disgelo” dell’epoca di Krusciov fino ai fenomeni artistici del periodo della perestrojka e alle ricerche contemporanee. All’inizio del 1900, la “Scuola di Leningrado” con le sue sperimentazioni creative, fu manifesto per un’intera generazione di artisti in tutto il mondo. Il nucleo più importante è costituito dai dipinti e dai disegni degli anni 1920-1940, opere che vanno oltre gli stereotipi e permettono di approfondire e allargare la conoscenza dell’arte sovietica, spesso circoscritta alla contrapposizione antagonistica tra la ricerca artistica dell’avanguardia russa e la corrente tradizionale. In realtà, il conflitto d’idee nel fronte culturale è stato molto più complesso, spaziando dal pathos sociale e civico all’intimità soggettiva dei sentimenti e della concezione personale del mondo. Particolarmente rivalutata, fino a essere considerata uno dei più significativi fenomeni culturali dell’epoca, l’attività della famosa associazione “Circolo degli Artisti”, intorno alla quale si riunì la brillante gioventù di talento della Leningrado post-rivoluzione. Gli artisti del “Circolo” hanno incarnato nelle loro opere l’atmosfera dei cambiamenti sociali e della ricerca per un nuovo stile di vita, ma nello stesso tempo la loro arte cercò di rappresentare la singolare identità culturale della città e si concretizzò prevalentemente nel genere paesaggistico. Spesso dipingevano i paesaggi urbani che vedevano affacciandosi alle finestre dei loro studi: monumenti, lungofiumi, corsi, cortili interni. La poetica dell’immagine di Leningrado è divenuta nei vari periodi storici una vera e propria cifra stilistica.
Dipinti a olio, acquerelli e disegni consentono una visione completa delle varie scuole, tendenze e correnti che si sono susseguite a San Pietroburgo. E’ una carrellata di tecniche, di stili, di temi che rapiscono il visitatore in un vortice di stimoli visivi e suggerimenti colti, mostrano tutte le realtà della società russa, dal mondo agricolo a quello cittadino, dai panorami ai ritratti. Un patrimonio culturale di enorme valore, incontro inatteso di forme, spazi e colori, ignoto al grande pubblico ma di profondo incanto.