Le città e i comuni del Sud sono quelli con la presenza maggiore di minori, ma anche con la più alta carenza di servizi per infanzia e studenti. Lo evidenzia il I Rapporto sulla povertà educativa dei minori, promosso dall’impresa sociale Con i bambini e curato da Depp Srl – Data, Engagement, Platforms, Politics. La novità assoluta di un report che utilizza banche dati comunali permette però di fotografare anche anomalie positive e negative: Ragusa è sopra la media europea per gli asili; poche palestre nelle scuole di Venezia e Milano; le scuole più a rischio sismico sono nei comuni lucani; record negativo per le biblioteche in Lazio e Campania, prime Val D’Aosta e Molise.
Nel report, relativo a febbraio 2018, i dati aggregati fanno emergere due tendenze, ampiamente prevedibili: la spaccatura Nord-Sud in termini di servizi per minori e giovani, e una minore copertura della domanda potenziale nelle aree montane. La novità di poter utilizzare una banca dati comunale sui servizi rivolti ai minori permette di individuare anche realtà territoriali che vanno meglio di quanto fosse ragionevole attendersi leggendo i dati aggregati, come avviene ad esempio per alcuni comuni montani del ragusano rispetto alla presenza di asili nido.
Record di minori nelle città del Mezzogiorno
I minori tra 0 e 2 anni in Italia sono circa 1,5 milioni, ovvero il 2,5% dell’intera popolazione. A livello comunale, la più alta presenza di bambini sotto i tre anni si registra nelle 3 grandi città del Sud: Palermo (2,8%), Catania (2,76%), Napoli (2,65%), seguite dalle altre 3 città italiane più popolose: Milano (2,6%), Roma (2,58%) e Torino (2,5%). La prevalenza di minori nei comuni meridionali è ancora più marcata se si osservano i comuni di medie dimensioni (tra 20 e 50 mila abitanti). Tra questi la massima percentuale di bambini tra 0 e 2 anni si raggiunge a Orta di Atella (nel casertano, quasi 5%), Fonte Nuova (Roma, 3,66%), Villabate (Palermo, 3,64%), Misterbianco e Belpasso (entrambi in provincia di Catania, 3,5%), Volla e Villaricca (provincia di Napoli, 3,5%). Al contrario sono ultimi 3 comuni sardi, Iglesias (1,79%), Carbonia (1,73%), Oristano (1,66%) e Comacchio (nel ferrarese, 1,81%). I minori tra 6 e 17 anni in Italia sono oltre 6,8 milioni, ovvero oltre l’11% dell’intera popolazione. Tra le città maggiori (con più di 250 mila abitanti), le prime quattro posizioni per numero di abitanti tra i 6 e i 17 anni sono quattro centri del Sud: Napoli (circa il 13%), Catania e Palermo (12% circa) e Bari (10,8%). Tra i centri di medie dimensioni (tra 20 e 50mila abitanti), la prevalenza delle realtà campane è schiacciante: i primi 11 comuni per quota di popolazione 6-17 anni appartengono esclusivamente alle province di Napoli e Caserta con in testa Melito di Napoli (oltre il 17%), Orta di Atella, Casal di Principe, Caivano, Cardito, Volla (tutte sopra il 16%). La Ue con l’Obiettivo di Lisbona ha fissato al 33% la copertura della popolazione europea che dovrebbe essere raggiunta dai servizi alla prima infanzia. L’Italia si attesta in media al 22%, ma i dati aggregati a livello regionale mostrano una minore offerta di servizi da parte delle regioni meridionali. La disaggregazione regionale rischia però di occultare situazioni di carattere locale molto diversificate e anomale (in positivo o in negativo) rispetto al contesto in cui sono collocate. I comuni montani, ad esempio, sono quelli tendenzialmente più svantaggiati, ma il rapporto mette in evidenza delle sostanziali differenze: il territorio di Prato svetta con il 51% di copertura di servizi alla prima infanzia, ma anche i comuni montani di una provincia meridionale come Ragusa (35%) hanno una performance superiore sia al dato medio nazionale sia agli obiettivi europei. Parallelamente si evidenzia come i comuni totalmente montani nelle province di Foggia, Caltanissetta, Siracusa e Reggio Calabria presentano invece una percentuale di copertura pari allo 0%.
Biblioteche
Il livello di offerta è inferiore nei comuni a basso reddito, così come nei comuni rurali e in quelli montani, nonché in intere aree del Mezzogiorno, a partire dalle città maggiori, proprio nelle aree caratterizzate da maggiore utenza potenziale. Per quanto riguarda l’offerta di biblioteche, a livello regionale sono le due regioni più piccole, Valle d’Aosta e Molise, a mostrare il rapporto maggiore tra presenza di biblioteche e numero di minori sopra i 6 anni. Tra le regioni sopra i 3 milioni di abitanti, il Piemonte è la prima per presenza di biblioteche rispetto alla popolazione nella fascia d’età considerata, dato che trova conferma anche a livello locale. La Puglia si trova invece all’ultimo posto, con Bari e Taranto terzultima e penultima nella classifica a livello comunale. Piemonte, Friuli e Toscana sono le regioni con la più alta percentuale di alunni che frequentano scuole dove è presente almeno una palestra. Questo dato si riflette nelle performance dei singoli comuni, a partire dalle città maggiori. Nei comuni di Torino, Firenze e Prato, ad esempio, la quota supera anche largamente l’80%. Nel caso del Piemonte, la presenza è significativamente alta non solo nel capoluogo, ma anche nei comuni montani intorno ad esso, dove la percentuale raggiunge il 61%. Oltre a questi casi, emergono singole situazioni con maggiore copertura anche in contesti diversi da quelli citati, in particolare nel Mezzogiorno. Il comune di Bari è secondo solo a Torino tra le maggiori città urbanizzate, e lo stesso vale per i comuni montani della provincia di Potenza.
Rischio sismico
A livello nazionale circa il 73% degli istituti si trova in zone con qualche rischio sismico; si collocano al di sotto di tale media Veneto, Puglia, Lombardia, Piemonte e Sardegna. Sulla base dei dati a disposizione, la situazione della Basilicata appare come quella che presenta il più alto numero di alunni (quasi il 40%) in zone ad elevato grado di sismicità rispetto a quelli in scuole antisismiche. Per quanto riguarda il trasporto con scuolabus, le regioni dove gli istituti presentano la maggiore raggiungibilità per gli studenti sono la Basilicata, le Marche e l’Abruzzo, mentre agli ultimi posti troviamo Lazio, Campania e Calabria. Rispetto al trasporto pubblico urbano, le regioni dove le scuole sono maggiormente raggiungibili da parte degli alunni Liguria, Basilicata e Abruzzo; con Sicilia, Campania e Calabria in fondo alla classifica. In fatto di trasporto pubblico interurbano, si trovano ai vertici per raggiungibilità le scuole abruzzesi, quelle della Basilicata e quelle del Piemonte, mentre agli ultimi posti troviamo Sicilia, Campania e Calabria. A prescindere dal mezzo di trasporto pubblico scelto, in Basilicata e Abruzzo compaiono sempre ai vertici. In entrambe le regioni, oltre il 70% degli alunni possono raggiungere la propria scuola con il trasporto interurbano, e oltre l’80% con i mezzi pubblici urbani.
Mobilità
Dai dati Miur la mobilità per gli studenti risulta maggiormente carente in Calabria e Campania. Per questa ragione l’analisi è stata circoscritta alle due regioni meridionali, in particolare alle singole province e ai suoi capoluoghi. Il quadro che emerge una scarsa raggiungibilità delle scuole attraverso i mezzi pubblici urbani e interurbani, soprattutto per la provincia calabrese di Crotone. I dati sui capoluoghi confermano tale tendenza. A partire dalle scuole: quelle di Calabria e Campania sono, insieme a quelle siciliane, le meno raggiungibili con mezzi pubblici quali scuolabus, trasporto pubblico urbano e interurbano. Le scuole calabresi e campane risultano anche quelle meno attrezzate per lo sport, essendo più bassa la percentuale di alunni che frequentano istituti con palestra. Tale carenza peraltro riguarda anche realtà urbanizzate del nord, come le città metropolitane di Milano e Venezia. Dal punto di vista della sismicità, l’analisi con i da- resi disponibili dal Miur ha fatto emergere situazioni di potenziale rischio in determina- comuni della Basilicata.