Dall’euro al mundi

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in foto Annamaria Spina

di Annamaria Spina

L’euro non è nato come semplice strumento tecnico; è stato concepito come un progetto politico, simbolico e profondamente economico. Dietro ogni banconota, ogni moneta che oggi circola tra 20 Paesi e oltre 340 milioni di cittadini, c’è una lunga storia di trattative, visioni e sfide.

L’euro non è solo valuta, è l’esperimento più ambizioso di integrazione economica nella storia contemporanea. Già nel secolo scorso, l’Europa uscita dalle macerie delle guerre mondiali aveva intuito che la pace e la stabilità sarebbero potute durare solo se ancorate a un destino comune. Prima il carbone e l’acciaio, poi il mercato unico, infine la moneta; ogni passaggio è stato un tassello di un progetto di avvicinamento che non si è mai l’imitato all’economia ma che nell’economia ha trovato il proprio linguaggio universale.

Il nome stesso “Euro” custodisce poesia e ragione. Nato nel 1995 dalla mente della Commissione Europea, Euro, una parola semplice, diretta, universale, quattro lettere che evocano l’Europa come identità condivisa, come idea di unità, di fiducia e di modernità. Prima ancora che le banconote prendessero forma nelle mani dei cittadini, il nome già narrava una storia, storia di cooperazione, storia di sogni economici e politici intrecciati.

Se l’Euro è sigillo e simbolo dell’Europa, il mondo intero attende qualcosa di ancora più ampio. Perché, mi domando, fermarsi a un solo continente, quando la vita, i flussi, le aspirazioni non conoscono confini?
Nasce, in maniera spontanea, da questa riflessione, la visione e il pensiero di una moneta universale che chiamerei Mundi, dal latino del mondo, parola che racchiude totalità, connessione e responsabilità.

Con la fine del “gold standard” sancita da Richard Nixon nel 1971, le monete del mondo hanno perso ogni legame diretto con il valore dell’oro. Da allora il denaro è divenuto simbolo puro di fiducia, strumento che gli Stati usano per orientare la politica monetaria più che per rappresentare un valore reale. In questo scollamento tra moneta e oro, tra politica e materia, si è aperto uno spazio nuovo: quello in cui l’economia reale spesso insegue la finanza e non il contrario. È in questo spazio che l’idea di una moneta etica e universale come Mundi può nascere, come tentativo di ricucire la distanza tra valore e significato.

L’euro introdotto nel 1999 come moneta scritturale e dal 2002 come contante, rappresenta un’unione senza precedenti, Paesi diversi per storia, cultura e politiche fiscali hanno scelto di condividere il cuore della loro sovranità economica e la politica monetaria. Un gesto radicale, che nessuna altra area del mondo ha mai osato compiere con questa portata. Dietro i numeri, l’inflazione, i tassi, le curve dei rendimenti, c’è l’idea che la fiducia reciproca potesse superare i confini nazionali. Fiducia che non è stata priva di prove: la crisi del debito sovrano, le tensioni tra Nord e Sud Europa, le sfide della governance bancaria hanno messo in discussione la coesione del progetto, eppure, proprio nelle difficoltà, l’euro ha mostrato la sua resilienza.

Oggi l’euro rappresenta un simbolo tangibile di appartenenza, un bene pubblico condiviso, un’infrastruttura che rende possibile la vita quotidiana di milioni di europei. Non è solo una moneta è anche promessa d’integrazione economica che ambisce a diventare anche integrazione politica, affinché il legame tra Stati si rafforzi non solo nei mercati ma nella costruzione di un destino comune.

Mundi, dal suo canto, non sarebbe mera valuta ma respiro internazionale, tessuto di fiducia tra popoli e culture, strumento di economia etica e circolare. Ogni transazione sarebbe azione, ogni moneta diventerebbe nodo di un circuito virtuoso che restituirebbe valore invece di consumarlo. Aderire a Mundi significherebbe contribuire a progetti ambientali, culturali e sociali, il denaro che diventa energia del bene comune globale, misuratore del progresso umano e non solo economico.

In un tempo in cui le criptovalute, nate da algoritmi e non da Stati, hanno dimostrato che il valore può essere generato dalla sola fiducia digitale, Mundi vorrebbe restituire un senso più umano a quel concetto di fiducia.
Le criptovalute, per quanto innovative, nascono in un universo matematico, dove la certezza dell’algoritmo sostituisce la relazione tra le persone. Mundi, al contrario, immaginerebbe una criptoetica globale, sostenuta da una comunità consapevole, in cui ogni transazione diventa un atto di responsabilità e partecipazione, non solo di calcolo.

Come l’Euro rappresenta una promessa europea, Mundi potrebbe incarnare la promessa di un mondo interconnesso, dove la moneta illumina il futuro e custodisce fiducia, responsabilità e appartenenza.
L’Euro racconta l’Europa; Mundi racconterebbe il mondo intero, incarnando un principio nuovo: l’internazionalità come valore, la globalizzazione come responsabilità condivisa, l’interconnessione come opportunità di crescita etica e sostenibile.

In ogni “movimento economico”, Mundi porterebbe con sé questa ideologia: economia internazionale e morale, sviluppo e coscienza sociale. Accettarla significherebbe unire frontiere, creare rapporti di fiducia e cooperazione, trasformando il denaro in simbolo di progresso globale.

Adottare Mundi, vorrebbe dire, porre le basi per una nuova economia, un sistema in cui la moneta non è soltanto strumento di scambio ma catalizzatore di collaborazione e dialogo tra Stati. Una moneta unica globale ridurrebbe la volatilità tra valute, limitando shock finanziari e oscillazioni speculative.

Ogni Stato partecipante vedrebbe benefici immediati nella gestione del debito, nella pianificazione degli scambi commerciali e nell’attrazione di investimenti stranieri, grazie a una valuta di riferimento condivisa, stabile e trasparente.
Mundi permetterebbe la creazione di fondi multilaterali centralizzati, pronti ad intervenire in caso di crisi ambientali, sanitarie o umanitarie, garantendo solidarietà internazionale e una risposta rapida ed efficace.

L’Euro ha avuto il coraggio di unire l’Europa, di dare voce ad un continente che ha scelto di riconoscersi; Mundi, invece, porterebbe con sé una promessa ancora più grande ed ambiziosa…quella di calmare le terre, tessere la Pace, mutare la moneta in un linguaggio di riconciliazione.

Se il Novecento ha visto la fine dell’oro come misura del valore e il nostro secolo ha affidato la fiducia ai codici dell’algoritmo, Mundi potrebbe rappresentare la terza via: quella dell’economia della coscienza, dove il valore torna a misurare ciò che unisce, non ciò che divide.

Mundi non sarebbe solo una moneta, rappresenterebbe l’economia che trasforma i conflitti in armonia e una valuta che rende il mondo intero un luogo pacifico.

Credo profondamente in Mundi come moneta di unione internazionale, come strumento che attraverso l’economia potrebbe davvero condurre ad una realtà globale più armoniosa. Se è vero che non c’è una via precisa per la Pace, ma è la stessa Pace la via, allora è chiaro…non esiste un modo separato per controllare il potere dell’economia; è l’economia stessa che deve diventare la via della Pace.