Dall’ordine naturale di Lucrezio alla mano invisibile di Adam Smith: il mondo ignora le ragioni dell’uomo

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Nel Medioevo c’era stato Adam Smith a ipotizzare una “mano invisibile” che accompagnasse le vicende umane, almeno per quanto potesse essere riconducibile alle scelte dei comportamenti economici. Molti secoli prima, nel corso della sequenza ancora in uso il primo con il segno meno, un pensatore si spinse oltre. Nella sua opera De rerum natura, Tito Lucrezio Caro, per i suoi cultori Lucrezio tout court, ipotizzò l’esistenza di un ordine naturale delle cose. Esso prescindeva dall’intervento dell’uomo e si combinava e ricombinava di continuo, coinvolgendo tutto quanto fosse visibile e invisibile. Per avere un’ idea, seppure grossolana, di questa visione del mondo, si può andare con l’immaginazione a un gruppo musicale, l’umanità, che suona su una base già predisposta, l’ordine naturale. Ciò premesso, va immediatamente aggiunto che non è possibile stabilire in anticipo l’esito delle sue performances. Nel terzo millennio, super razionale e iper tecnologico, può sembrare assurdo soffermarsi su argomenti del genere. È da tener presente però che quando la ragione non offre più strumenti adatti per affrontare i problemi e da forfait, l’umanità cerca altri appigli diversi nel tentativo di superare il o gli ostacoli incontrati. Al momento si deve prendere atto che, nello stesso lasso di tempo, si sta verificando dappertutto sul pianeta una serie diffusa di eventi negativi. La parte più consistente di essa è imputabile direttamente a comportamenti umani non lineari, l’altra meno e talvolta completamente indipendente da essi. Il momento attuale, sia consentita l’ennesima ripetizione, è tragico: risultano sconvolti principi e comportamenti dati per scontati da tempo, che fanno pensare a un’ inversione drastica dell’evoluzione della specie. Per la precisione un ritorno alla barbarie. In Italia sono in corso le elezioni politiche che, per questa edizione, sono state corredate da ulteriori accorgimento per la tutela della riservatezza degli elettori. A circa due ore di aereo dal Paese, precisamente in Ucraina, è in corso una forzatura palese della volontà di quel popolo a rispondere si alla domanda se vuole che lo stesso sia annesso alla Russia. Votare no significa farsi condannare senza scampo come minimo al carcere duro. Quei signori di Mosca stanno pretendendo una resa senza condizioni dell’Ucraina e continuano a sostenere che sono gli abitanti si quel paese a connotarsi di nazismo. In campagna un modo di ragionare e di comportarsi in maniera simile, ricorda molto quello di chi dei villici pretenda che il gallo faccia le uova. In tal modo, deponendo quello sventurato elettore la manifestazione forzatamente positiva, vale a dire la scheda su cui ha scritto SI, in un’ urna trasparente, offre anche la prova visiva di aver adempiuto al proprio dovere. Una vera e propria vergogna, se non uno sconcio, che ferisce come e più delle armi il presidente e i governanti di quel paese. Tra l’altro gli stessi hanno già da qualche mese inoltrato formale richiesta alla EU perché la loro nazione venga ammessa in quella Casa Comune. E poiché Il relativo iter sta scorrendo liscio come l’olio e bruciando i tempi, si può immaginare facilmente quante questioni di diritto internazionale verranno fuori dopo che il Cremlino avrà annunciato l’annessione dell’Ucraina alla Russia. Con un volo fisico e di fantasia, gli italiani che hanno scelto di non recarsi ai seggi dovrebbero concedersi una occasione di verifica, fino alle 23 della giornata del voto e riflettere quanto sia importante poter esercitare quel diritto dovere, questa volta nel massimo riserbo e con identica libertà. Non farlo equivarrà a essersi disinteressati dei problemi che affliggono in particolare il Bel Paese e a tentare di addossare tutte le colpe su chi sì è espresso su questo o quel partito. Solo per dare un’idea di quale sia la portata di questo atteggiamento, si consideri che nel villaggio si da per certo che gli assenti hanno torto per il fatto stesso di non aver partecipato a una discussione. E, ancora più grave, il non recarsi ai seggi indicherà che chi lo fa, è fortemente demotivato a proseguire la propria attività, qualunque essa sia. Del che è verbale, per quel che può valere.