Dancer metropolitani testimoni del cambiamento

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“TO break” è il verbo inglese; in italiano rompere, forzare, sfondare, albeggiare, infrangere. Mi hanno affascinato i significati dei verbi attribuiti nella traduzione italiana al verbo inglese. Sembrano descrivere, così come scritti e nella loro sequenza, le motivazioni, le difficoltà, la poesia, la forza di “Combatto per vivere”, un progetto cinematografico indipendente presentato nella sala del Plaza a Napoli nei giorni scorsi. Il cortometraggio narra la storia di cinque ballerini di breakdance, in arte “Knef”, cinque ragazzi napoletani, riconosciuti oggi anche a livello mondiale. “Ho voluto raccontare come nonostante le difficoltà da affrontare, quando si decide di inseguire un sogno se ci si crede veramente si realizza”. A parlare così, il giovane regista e sceneggiatore napoletano Tullio Imperatore vincitore nel 2015 con il suo primo cortometraggio “Un raggio di sole” del Platinum Remi Award di Houston e del Award of Merit di San Diego. L’emozione di veder realizzato un sogno che accomuna tutti i protagonisti del progetto – dal regista ai ballerini, dai produttori alla casa di produzione – si tocca con mano proprio nelle parole di Guglielmo Mirra e Giovanni Cimmino, i produttori: “Mi sono reso conto prima che si chiudessero le luci del set che non solo la storia era vincente, ma anche il livello cinematografico delle sequenze”, dichiara Mirra. “Non esiste cosa più bella che vedere realizzata la possibilità di un cambiamento”, aggiunge Cimmino. A riprova, la presenza di un testimonial dello spessore di Pino Di Maio, la cui storia umana e professionale non si allontana dall’atmosfera di una breakdance : “Ho apprezzato l’alto livello sportivo dei protagonisti, ma anche la forza della loro volontà nel perseguire un obiettivo in apparenza irraggiungibile”. E lo scugnizzo “fuori dal branco” – come lo definì Pietro Gargano nel suo primo libro dal medesimo titolo – dice degli espedienti che escogitava per racimolare i soldi necessari per comprare la sua prima chitarra. I giovani ballerini si sono magistralmente esibiti nell’ angusto – per i loro movimenti – atrio del cinema. Sono Mattew, Luigi, Salvatore, Mariano, Matteo: tagazzi che con le loro scelte, con la loro passione, possono raccontarci come può davvero esserci e realizzarsi un cambiamento inseguito fra i grigi colori di una cultura underground, all’incrocio di strade e vicoli battuti da altre rotte. Èquesta la Napoli da amare.