Datagate, Pmi e Dna: un Forum dal Futuro

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Datagate, nuove tecnologie, evoluzioni impreviste della globalizzazione, conflitti e flussi interetnici e religiosi, nuovi modelli economici e, soprattutto, nuovo modelli antropologici disegnati dalla crescente macchinizzazione delle Datagate, nuove tecnologie, evoluzioni impreviste della globalizzazione, conflitti e flussi interetnici e religiosi, nuovi modelli economici e, soprattutto, nuovo modelli antropologici disegnati dalla crescente macchinizzazione delle relazioni umane. Da mercoledì 22 a martedì 28 ottobre approda a Napoli la seconda edizione del “Future Forum”, progetto nato da un’idea della Camera di Commercio di Udine dedicato alle visioni di futuro nell’economia e nella società. In contemporanea con Udine, dove l’evento avrà inizio il 21 ottobre, nelle sale del Teatro di San Carlo di Napoli si svolgeranno incontri, dibattiti, conferenze, workshop che avranno come protagonisti i più importanti studiosi italiani insieme ad esperti di fama internazionale chiamati a rispondere a questioni decisamente altisonanti come, per esempio:?chi sarà ’homo novus del 2034? In quante dimensioni potrà abitare contemporaneamente? Saremo tutti periferie di qualcos’altro? Ricercatori da tutto il mondo Tra gli ospiti gli economisti Jay Mitra, Sergio Arzeni, Carsten Beck, Peter Marsh, Harald Von Witzke e David Halabisky, il luminare dell’Internet Governance Viktor Mayer Schönberger, i genetisti Guido Barbujani e Michele Morgante, l’urbanista Alastair Donald, l’esperto di policy del territorio Olaf Merk, i ricercatori Antonello Pasini, Lionel Devlieger, Marco Orioles e l’antropologo Mark Pagel. Il programma napoletano, promosso dal Comune e realizzato in partnership con il Forum Universale delle Culture, l’Italian Institute for the Future e la Fondazione Premio Napoli, sarà declinato su sette temi: Scenari di futuro; Lavoro e impresa; Città; Salute, cibo e nutrizione, scienza; Turismo e industrie creative; Trasmissione dei saperi; Mare. Lezione crociana del genetista A inaugurare la kermesse sarà lo scienziato Guido Barbujani appena insignito del Premio Napoli per la Lingua e la Cultura Italiana. Il genetista terrà una relazione al San Carlo (mercoledì 22 ottobre – ore 18) dal crociano titolo su “Perché non possiamo non dirci africani”. È la prima volta dalla sua istituzione nel 1954 che il Premio Napoli viene assegnato a uno scienziato. Barbujani terrà il giorno seguente, giovedì 24 ottobre, altri due incontri molto significativi: con i ragazzi del Liceo Mercalli (che hanno studiato il suo L’invenzione delle razze) e gli ospiti del carcere di Secondigliano, che invece hanno letto il suo romanzo “Morti e sepolti” dedicato ai Desaparecidos argentini. “Quando parliamo di razze – spiega Barbujani – la parola è così vaga e indistinta che si stenta a darne un significato. Pariamo di razza bianca, nera o addirittura padana con disinvoltura, ma senza mai riuscire a darne una definizione sensata. Siccome si tratta di un termine biologico ho creduto necessario riportare il discorso su questo piano per provare a fare un po’ di chiarezza senza tuttavia illudermi di risolvere il razzismo. Ebbene, quello che possiamo dire è che i 7 miliardi di uomini e donne che popolano il pianeta hanno tutti gli stessi antenati, i sapiens che abitavano circa diecimila anni fa l’Africa orientale”.