De Masi a valanga contro le Facoltà a numero chiuso

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In foto Domenico De Masi

“Perché è importante prevedere con l’aiuto della scienza ciò che accadrà nel 2030? Per lo stesso motivo per cui usiamo il navigatore per raggiungere un posto dove non siamo mai stati prima. Poi possiamo anche cambiare strada, ma avendo chiaro dove siamo diretti la scelta è più semplice”. Così il sociologo Domenico De Masi (in foto) racconta le premesse del convegno ‘Cultura 2030’, in corso oggi e domani a Roma, alla Camera dei deputati e organizzato dai portavoce del Movimento 5 Stelle Luigi Gallo e Michela Montevecchi, rispettivamente presidente e vicepresidente delle commissioni Cultura di Camera e Senato. Nell’introdurre i lavori, il professor De Masi ha evidenziato alcuni dati significativi: “In Italia i laureati rappresentano il 23% della popolazione, a fronte di una percentuale molto più elevata in Europa (39%) e in alcuni Stati come la California, dove è il 66% ad aver conseguito una laurea. Eppure qui da noi per le borse di studio ci sono soltanto 200 milioni di euro l’anno, mentre in Germania i fondi arrivano a 2 miliardi”. De Masi ha anche citato il Misperpections Index di IPSOS, secondo il quale l’Italia è al 12esimo posto in classifica per basso indice di cultura personale dei cittadini e di non conoscenza di argomenti. Peggio di noi soltanto 11 Paesi nel mondo. “Eppure, afferma il sociologo, il nostro Paese si comporta come un ristoratore pazzo che fa entrare solo i clienti vestiti di un certo colore, lasciando la maggior parte dei tavoli vuoti. Basta guardare quanti sono i giovani che si presentano ai test d’ingresso alle facoltà universitarie e quanti quelli che poi realmente possono intraprendere il percorso formativo”. De Masi cita poi l’esempio di Napoli, dove “ben 6.943 giovani si sono presentati ai test della Facoltà di Medicina in lingua inglese, a fronte di una disponibilità di soli 501 posti disponibili. È paradossale che mentre diciamo che servono medici, mettiamo barriere all’entrata perfino a persone così motivate da voler frequentare corsi in inglese. È da matti mantenere il numero chiuso mentre siamo tra i Paesi con meno laureati!” conclude. Il convegno mette a confronto una serie di ‘addetti ai lavori’ e gli 11 autori della ricerca curata da De Masi “Cultura 2030”, che traccia una proiezione degli scenari e delle scelte in campo culturale alla fine del prossimo decennio.