De Mauro, alla Sapienza i funerali dell’ex ministro

49
 
Uno studioso rigoroso e geniale, ma anche un uomo generoso e ironico, che ha ‘fatto scuola’ e impegnato tutta la vita nella battaglia per l’istruzione come simbolo di civilta’ e liberta’: e’ il ritratto emerso questa mattina nella commemorazione di Tullio De Mauro, linguista ed ex ministro della Pubblica istruzione scomparso il 5 gennaio a Roma. In un misto di commozione e sobrieta’, tra gli occhi lucidi e le corone di fiori della presidenza della Repubblica e della Camera, della Regione Lazio e del Comune di Roma, della Fondazione Bellonci e del liceo Giulio Cesare, un ultimo, sentito abbraccio dato nella ‘sua’ Sapienza, dove consegui’ la laurea nel 1956, in una aula 1 di Lettere gremitissima dentro e fuori di rappresentanti delle istituzioni, amici, intellettuali, colleghi e studenti. Ed e’ stato proprio il ricordo dell’amico di una vita, il professor Alberto Asor Rosa, a restituire la  statura intellettuale e umana del grande linguista, al suo fianco per oltre 60 anni: “Parlo in veste di testimone: ci siamo conosciuti qui, su questi banchi della facolta’ di Lettere, a meta’ degli anni ’50, e da allora non abbiamo mai smesso di frequentarci, sorridere e ridere, pur nelle differenze reciproche”, ha detto Asor Rosa nel suo intervento, pronunciato subito dopo quello del rettore della Sapienza Eugenio Gaudio, ricordando l’amico per “l’umanita’, le sofferenze silenziose, l’alto senso dei rapporti umani, l’amore per i figli, la capacita’ di dare senza prevaricare”. Definendo la Storia Linguistica dell’Italia Unita, pubblicata da De Mauro nel ’63, “una rivelazione e una mazzata sulla testa perche’ parlava di una lingua che era non solo di letterati, ma anche della gente”, Asor Rosa ha sottolineato come “la scienza linguistica piu’ alta e la lingua come fenomeno sociale siano stati elementi mai abbandonanti da Tullio: in 60 anni di amicizia ho visto studiosi, colleghi, e politici occuparsi di storia italiana, di ceti sociali e conflitti, ma nessuno come lui ha studiato i comportamenti, le abitudini e i bisogni degli Italiani, che vedeva come la forma concreta e non ideologica della nazione”. A porgere omaggio alla figura dell’illustre professore e a stringersi accanto alla moglie Silvana e ai figli Giovanni e Sabina numerosi membri delle istituzioni tra cui il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli e quello dei Beni Culturali Dario Franceschini, la sindaca Virginia Raggi e poi Andrea Riccardi, Walter Veltroni, Piero Fassino, Sabino Cassese, Stefano Rodota’, Luigi Abete. “E’ stato un grande linguista e intellettuale che ha servito il Paese, un uomo libero e negli ultimi tempi un dinamico presidente del Premio Strega”, ha affermato il ministro Franceschini. “E’ una persona che non ho avuto il piacere di conoscere in modo approfondito ma che ci ha trasmesso l’amore per lo studio e per la ricerca. Questo deve accompagnare sempre  ciascuno di noi”, ha detto la Sindaca Virginia Raggi, alla fine della commemorazione, terminata con un lungo applauso e con i presenti tutti in piedi.