Def, Tria: “Investimenti pubblici al 2,6% del Pil nel 2022”

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Roma, 10 apr. (AdnKronos) – “Per quanto riguarda gli obiettivi interni di politica di bilancio, lo scenario programmatico prevede un aumento degli investimenti pubblici nel prossimo triennio, che dal 2,1% del Pil registrato nel 2018 si porterebbero al 2,6 per cento del Pil nel 2022”. Così il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, nella premessa del Documento di Economia e Finanza (Def) 2019, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri. “Il Governo intende proseguire sulla strada dell’alleggerimento del carico fiscale e della destinazione di maggiori risorse a favore delle famiglie, con particolare riguardo a quelle numerose e con componenti in condizione di disabilità”. “L’obiettivo fondamentale del programma di Governo è il ritorno a una fase di sviluppo economico contraddistinta da un miglioramento dell’inclusione sociale e della qualità della vita, tale da garantire la riduzione della povertà e la garanzia dell’accesso alla formazione e al lavoro, agendo al contempo anche nell’ottica di invertire il trend demografico negativo”.

FAMIGLIA – “Iniziative future verteranno prioritariamente sul riordino dei sussidi per la natalità e la genitorialità, la promozione del welfare familiare aziendale, il miglioramento del sistema sanitario e delle relative infrastrutture”, sottolinea Tria.

FLAT TAX – “In linea con il Contratto di Governo, si intende inoltre continuare, nel disegno di Legge di Bilancio per il prossimo anno, il processo di riforma delle imposte sui redditi (‘flat tax’) e di generale semplificazione del sistema fiscale, alleviando l’imposizione a carico dei ceti medi. Questo nel rispetto degli obiettivi di finanza pubblica”.

LA CLAUSOLA – “La Legge di Bilancio contiene una clausola che, in caso di deviazione dall’obiettivo di indebitamento netto, prevede il blocco di due miliardi di spesa pubblica. Sulla base delle nuove previsioni pubblicate in questo documento, tale scenario appare ora probabile. “Per effetto dell’attivazione della riduzione di spesa prevista dalla legislazione vigente (che, quindi, non costituisce una ‘manovra’ aggiuntiva), il deficit di quest’anno è stimato al 2,4% del pil”, sottolinea Tria.

IL DIVARIO CON L’AREA EURO – “Guardando alle più recenti previsioni delle istituzioni internazionali si osserva che, pur in un quadro di rallentamento, nel 2020 la nostra economia dovrebbe ridurre il divario di crescita rispetto alla media dei paesi dell’area euro e alle grandi economie europee (Francia e Germania)”. La previsione di crescita del Pil nello scenario programmatico, pur influenzata dai vincoli di bilancio, sottolinea Tria, “è superiore a quella dello scenario tendenziale ad eccezione nell’anno finale, attestandosi allo 0,2% per il 2019 per poi aumentare allo 0,8% nei tre anni successivi (rispetto a uno scenario tendenziale che sconta tassi di crescita reale dello 0,6% nel 2020, 0,7% nel 2021 e 0,9% nel 2022)”.