Nel 2019 l’indicatore di densità e rilevanza del patrimonio museale, che considera sia la densità territoriale delle strutture che il numero di visitatori, è pari a 1,6 per 100 chilometri quadrati. Pochi territori si connotano come punte di eccellenza nella valorizzazione del patrimonio museale italiano: Napoli (35,0), Trieste (34,8), Roma (21,9), Firenze (13,0), Milano (12,9), Venezia (7,0) e Pisa (6,6). Le altre province si posizionano a distanza, con un range compreso tra il 4,4 per 100 kmq di Siena e valori generalmente inferiori a 1 che riguardano la quasi totalità delle province del Mezzogiorno (0,8 la media della ripartizione). Così l’Istat nel report sugli indicatori del Benessere equo e sostenibile (Bes). Il valore più basso in assoluto (0,05 per 100 kmq) si registra a Caltanissetta. Rispetto al 2015 l’indicatore è stabile a livello nazionale, in apprezzabile crescita a Napoli (+6,5 punti), Bolzano (+5,9), Roma (+3,2) e Trento (+2,6), in calo forte a Firenze (-5,9 punti) e più moderato a Venezia (-1,9). Se l’indicatore sulla valorizzazione del patrimonio museale è generalmente più elevato per i territori in cui insistono le principali città d’arte italiane, la valorizzazione e fruibilità del paesaggio rurale descritta dalla diffusione delle aziende agrituristiche è appannaggio comune, ma non esclusivo, delle province del Centro Italia. Nel 2019 le aziende agrituristiche in Italia sono 8,2 ogni 100 kmq (+3,8 per cento rispetto al 2010). La presenza di agriturismi si conferma in assoluto più elevata nella provincia di Bolzano (42,3 ogni 100 kmq), anche se in leggero calo rispetto al 2010 (-1,9 per cento).
Secondo le rilevazioni Istat, la densità più alta si presenta invece al Centro (15,7 ogni 100 kmq) soprattutto nelle province toscane, umbre e marchigiane mentre il Lazio, a eccezione di Viterbo (14,7), resta sostanzialmente escluso. Da Roma in giù la ricettività rurale è ben sotto la media Italia, ma con diverse eccezioni. In particolare, in un Mezzogiorno debole anche sotto questo profilo, con un valore medio (3,9) che non raggiunge la metà del dato-Italia emergono, per differenza o per l’effetto di attrazione esercitato dai territori limitrofi, diverse aree a maggiore vocazione agrituristica: Lecce (13,9) che marca una chiara distanza da tutte le altre province pugliesi e presenta un trend di crescita molto accentuato rispetto al 2010 (+239 per cento); Teramo (10,7) e Pescara (8,8) in Abruzzo, con valori prossimi alle province marchigiane; Napoli e Benevento in Campania (9,2 e 7,8 rispettivamente).