Diplomazia in lutto per la morte del console Antonio Verde

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In foto Antonio Verde
Il console Antonio Verde  è morto al Cairo, dove svolgeva il ruolo di vice-capo missione all’ambasciata italiana. Originario di Giugliano, nella provincia partenopea, Antonio Verde si era laureato in Scienze Politiche all’Università L’Orientale di Napoli, cominciando la carriera diplomatica nel 1990, grazie alla quale aveva girato il mondo nei consolati e nelle ambasciate del nostro Paese.

È morto in Egitto, a causa dell’aggravarsi improvviso delle sue condizioni di salute, minate dal Coronavirus, il console italiano Antonio Verde: aveva 60 anni. Vice-capo missione all’ambasciata italiana al Cairo, Antonio Verde era originario di Giugliano in Campania, nella provincia di Napoli: la notizia della sua morte è giunta nella mattinata odierna, dopo che il diplomatico era stato ricoverato in ospedale, nella Capitale egiziana, per un repentino peggioramento della sua salute. Laureato in Scienze Politiche all’Università L’Orientale di Napoli, Antonio Verde aveva iniziato la carriera diplomatica nel 1990; carriera che, in 30 anni, lo ha portato a girare il mondo tra i consolati e le ambasciate italiane all’estero. Funzionario delle ambasciate italiane a Tokyo, Mosca e Strasburgo, con l’arrivo all’ambasciata di Sydney aveva ricoperto per la prima volta la mansione di console. Prima di arrivare in Egitto, Verde era stato anche console generale al consolato italiano di Los Angeles. Il console Verde ha salvato la vita a un attore di “Un posto al sole”. Nel corso della sua vita, Antonio Verde è stato protagonista anche di un gesto eroico: ha salvato la vita a Luca Riemma, attore napoletano conosciuto per “Un posto al sole”. Nel 2017, l’attore si trovava nell’ufficio del console a Los Angeles quando rischiò di soffocare per una nocciolina: la prontezza di riflessi di Antonio Verde, che ha praticato a Riemma la manovra di Heimlich, ha evitato conseguenze peggiori per l’attore. Sempre a Los Angeles, tra il 2017 e il 2018, Antonio Verde, da console generale, permise il ritorno in Italia, a Baia precisamente, nei Campi Flegrei, della statua di “Zeus in trono”. Analisi su un frammento ritrovato nel mare flegreo, infatti, confermarono che la statua, di epoca romana, era stata trafugata da Baia Sommersa. Finita poi in un giro di ricettatori, dal 1992 al 2017 l’opera è stata esposta al Getty Museum di Los Angeles, prima di rientrare in Patria.