Diplomazia olandese promuove anche in Italia la rete dei Musei dell’Acqua

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In foto Joep Wijnands
Ma l’acqua è  un bene comune e, di conseguenza, occorre trattarla ricordando che ogni sfruttamento e valorizzazione che la riguarda, deve essere condivisibile con l’essere umano? La sua stessa definizione ha tratto nel tempo una immagine di pochezza, leggerezza e iniquità di un bene che forse è  ritenuto la fonte più comune del nostro pianeta, ma non è così, e ce ne dovremmo accorgere già quando andiamo in un luogo , soprattutto all’estero, e ci accorgiamo che non esiste acqua potabile dai rubinetti delle abilitazioni ma solo monopoli di aziende di acqua in bottiglia di plastica, e quanto altro, su tutto il territorio. La ragione della riflessione necessaria è funzione, come afferma Domenico Letizia in un suo recente articolo, attraverso una casistica fenomenologica che caratterizza l’acqua non come un bene di prima necessità, ma come una risorsa materiale che si sta irrimediabilmente riducendo a causa di fenomeni legati ai cambiamenti climatici, che in passato hanno portato con la desertificazione, a far scomparire civiltà incredibilmente potenti che avevano fatto dell’acqua un ‘relè trasborder’ capace di veicolare materiali più pesanti verso luoghi di utilizzo necessario.                        “Le problematiche globali della geopolitica contemporanea- afferma Domenico – sono legate intimamente alla scarsità delle risorse idriche, all’esaurimento delle risorse essenziali per la vita, l’inquinamento idrico, la desertificazione, lo scioglimento dei ghiacciai artici e le inondazioni ricorrenti, con la conseguente drammatica riduzione della diversità biologica e culturale, l’esodo di intere popolazioni e lo scoppio perpetuo di conflitti, guerre locali e regionali per l’approccio idrico e agricolo. Le istituzioni internazionali stanno provando a muovere passi concreti “.    Orbene; il  Consiglio intergovernativo del Programma idrologico internazionale dell’UNESCO (UNESCO-IHP) ha recentemente votato all’unanimità una risoluzione, durante la 23ma sessione a Parigi del 15 giugno 2018, tesa a edificare  una rete mondiale di musei sull’acqua. La risoluzione è stata ufficialmente presentata dal Consiglio dell’IIP dai Paesi Bassi come annunciato anche dall’Ambasciata in Italia e da S.E. l’Ambasciatore Joep Wijnands. e concretamente sostenuta da Canada, Italia, Portogallo, Grecia, Ungheria, Svizzera, Iran, Marocco, Tunisia, Cuba, Messico, Ecuador, Paraguay, Argentina, Senegal, Ghana, Nigeria, Sudan e Zambia, attraverso le delegazioni permanenti delle varie nazioni all’UNESCO.  In tale ambito l’approvazione ha confermato il percorso sinergico della Rete globale dell’acqua con l’UNESCO. I musei dedicati all’acqua serviranno ovviamente a migliorare la gestione delle risorse idriche; fornire una motivazione culturale per l’acqua e il suo utilizzo, diffondendo una sorta di educazione civica volta alla sensibilizzazione , piattaforme web, joint venture e  workshop, pubblicazioni, mostre e spettacoli. E’ senza dubbio un nuovo approccio, uno nuovo ‘skill’ , che unisce geopolitica, economia, sociologia, storia e ricerca.
Domenico Letizia  a tal proposito segnala : “In Italia assume sempre più importanza il progetto del “Global Network of Water Museums”, che trova la sua espressione nel Water Museum of Venice. Il Water Museum è un progetto che mira a mettere insieme le testimonianze più significative dei frammentati patrimoni e “universi liquidi” della Civiltà dell’Acqua delle Tre Venezie, grazie a una piattaforma on-line innovativa, volta a facilitare la localizzazione e la visita dei siti. Ma il Water Museum of Venice è anche un progetto di museo “diffuso”: un museo volto a creare, partendo da Padova ma con una visione globale, una rete di istituzioni e soggetti che gestiscono i patrimoni tangibili e intangibili plasmati dall’uomo in luoghi dove l’acqua è l’elemento dominante. Il Water Museum of Venice costituisce dunque una sfida per costruire un futuro migliore: si rivolge a cittadini e amministratori che hanno a cuore la preservazione della qualità di tutte le acque, superficiali e sotterranee, unitamente ai patrimoni storici in grado di raccontarci e rievocare la loro relazione unica e speciale con il bene più prezioso per la vita. “. Un grande attore per questo compito è la Cina. A fine Ottobre si terrà ivi il Forum “Great Reivers” (GRF) 2018. Si discuterà anche del progetto del “Water Museum of Venice”. Questo forum sarà dedicato ai macro temi quali lo “Sviluppo urbano lungo i grandi fiumi – Riconnessione della città con il proprio fiume” e la creazione dei musei dell’acqua come elemento per preservare tale patrimonio. Domenico Letizia è  Responsabile alla Comunicazione e Social Media del Water Museum of Venice: “L’acqua è un bene e una visione geopolitica da tutelare e l’approccio contemporaneo deve essere interdisciplinare . Lo sfruttamento intensivo e unilaterale di una risorsa condivisa può creare situazioni di conflitto latenti o provocare un deterioramento delle relazioni diplomatiche, ma può anche essere all’origine di un degrado della fonte . Un tempo quarto lago al mondo per estensione,  continua Domenico, il lago d’Aral, al confine tra Kazakistan e Uzbekistan, è uno dei disastri ambientali più gravi mai registrati. I progetti di diversione dei fiumi hanno permesso l’irrigazione di circa 2,5 milioni di ettari di terra in pieno deserto destinati alla coltivazione principalmente cotone. Negli anni Novanta l’estensione del lago si è dimezzata e il suo volume d’acqua si è ridotto del 75%. Per evitare simili danni in futuro e per far comprendere la tutela di tale bene la creazione dei musei dell’acqua può essere carta vincente. Il Water Museum of Venice costituisce una sfida per costruire un futuro migliore: si rivolge a cittadini e amministratori che hanno a cuore la preservazione della qualità di tutte le acque, superficiali e sotterranee, unitamente ai patrimoni storici in grado di raccontarci e rievocare la loro relazione unica e speciale con il bene più prezioso per la vita “.