Dollaro australiano in rialzo contro Usd, Euro e Sterlina

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Rba, la banca centrale australiana, ha lasciato invariato il tasso dopo il taglio d’inizio agosto.

Il dollaro australiano, nella notte scorsa, ha fatto registrare l’andamento migliore fra le valute G10, in rialzo dello 0,63% contro l’USD, dello 0,89% contro l’EUR e dello 0,44% contro la sterlina britannica. L’AUD/USD ha toccato quota 0,7637 a Sydney, guadagnando l’1,95% nell’ultima settimana, man mano che si attenuano le prospettive di un intervento di restringimento a settembre da parte della Federal Reserve. Al momento il rapporto quota 0.76530.

In Svizzera, nel secondo trimestre il PIL è cresciuto del 2% a/a, superando decisamente le previsioni medie, pari allo 0,8%; il rilevamento precedente è stato rivisto al rialzo, all’1,1%. 
Il rialzo è conseguenza del forte aumento della spesa pubblica (+1,8% t/t rispetto al +0,4% del primo trimestre) e della spinta legata agli scambi con l’estero, con le esportazioni in aumento del 6,5% t/t e le importazioni in calo del 2%. Tuttavia, le coppie in CHF non hanno reagito ai dati, l’EUR/CHF continua a muoversi lateralmente intorno a 1,0930 e l’USD/CHF tiene intorno a 0,98.

I prezzi del greggio sono rilevati stabilizzati in Asia dopo che Arabia Saudita e Russia, sebbene abbiano detto che non s’impegneranno per raggiungere un congelamento della produzione, hanno comunque promesso di procedere nella stessa direzione. 
Dopo essere lievitato dell’8,20% da giovedì scorso, il greggio West Texas Intermediate è sceso leggermente, a 45,30 USD al barile. Il Brent, considerato il barometro internazionale dalla commodity, ha avuto un andamento simile, calando a 48 USD al barile dopo aver toccato i 49,35 USD ieri a Londra. 
Ora il mercato attende il Forum Internazionale sull’Energia (IEF), che si svolgerà ad Algeri dal 26 al 28 settembre, durante il quale si dovrebbero svolgere dei colloqui informali fra i membri dell’OPEC. Gli investitori, però, non si aspettano granché da queste consultazioni perché nessuno, fra i membri OPEC e non-OPEC, sembra disposto a ridurre la sua produzione.