Draghi, Bassetti: “Spiace addio, ultima gestione Covid da bocciare”

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(Adnkronos) – “Sono dispiaciuto che Mario Draghi non sia più presidente del Consiglio, è una personalità di alto valore internazionale nel suo settore”. Lo dichiara all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. “Se invece il giudizio deve essere su che cosa è stato in questo 2022 il Governo Draghi nell’ambito della salute, qui ho più critiche che apprezzamenti. E le critiche sono sia su come sono stati investiti i miliardi del Pnrr”, Piano nazionale di ripresa e resilienza, “che su Covid”.  

Per quanto riguarda il Pnrr, riprende, “non sono per nulla concorde sul modo in cui sono stati investiti” i fondi. “Abbiamo messo soldi sull’edilizia ospedaliera e sugli ospedali di comunità quando avremmo dovuto invece investire in un miglioramento delle condizioni anche stipendiali del personale sanitario. Siamo i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari meno pagati d’Europa sicuramente, e avremmo dovuto immettere una maggiore forza lavoro e probabilmente investire di più anche in formazione, cioè allargare di più i corsi di studio in medicina, in infermieristica e così via. Perché questo è uno dei problemi. Invece mi pare che si sia deciso di spendere diversamente. Quindi sul Pnrr io sono sempre stato personalmente molto critico e continuo ad esserlo. Per quanto riguarda gli altri progetti che erano in cantiere, sinceramente spero che, se sono progetti buoni, in qualche modo vadano avanti”. 

L’ULTIMA GESTIONE COVID – Per quanto riguarda la gestione di Covid, continua Bassetti, “credo che ci sia un doppio periodo del Governo Draghi: il ‘periodo Figliuolo’, che è stato sicuramente un ottimo periodo e il periodo del primo Draghi quando decise di dire ‘riapriamo l’italia, è un rischio calcolato’ e durante il quale ci mise molto la faccia il premier. In quella fase la gestione secondo me è stata molto buona e parlo del 2021, della fase Figliuolo, dell’apertura dell’Italia, del Green pass. Poi passiamo a un 2022 in cui Draghi si è occupato molto meno di salute e questa è stata invece gestita dal ministro e dai suoi consulenti. Qui io penso che siano di più gli aspetti negativi di quelli positivi. Cioè l’Italia è sicuramente il Paese che ha avuto maggiore lentezza nella ripresa della vita di prima, sia nell’uso delle mascherine che nelle restrizioni e in tante altre situazioni che hanno visto il nostro Paese troppo conservatore rispetto ad altri. Ultimo il disastro sull’apertura alle quarte dosi di vaccino anti-Covid per una platea così grande, over 60 e insieme ai 90enni, che sta infatti rivelandosi un buco nell’acqua”.  

VACCINAZIONE AUTUNNO – “Io mi auguro che fra gli affari correnti” che dovranno essere portati avanti fino alle elezioni e alla formazione di un nuovo Governo, dice all’Adnkronos, “si pensi rapidamente alla campagna vaccinale anti-Covid del prossimo settembre-ottobre”.”Mi risulta che Pfizer e Moderna abbiano presentato i dati” all’Agenzia europea del farmaco Ema in vista di una richiesta di approvazione “per il vaccino aggiornato. Quindi auspico che Ema corra e che già a metà agosto ci sia l’approvazione di questo vaccino e da settembre potremo dire agli italiani che vadano a fare un vaccino aggiornato sulle varianti. Questo è molto importante”.  

OSPEDALI – “Credo che il caldo di questi giorni stia impattando sulle strutture sanitarie del Paese, che sono già purtroppo messe a dura prova dal carico dei positivi, che non è il carico dei malati di Covid, ma il carico di pazienti positivi al tampone, che ovviamente fa sì che il sistema sia in difficoltà. La curva dei contagi è in riduzione” in questi giorni “ma non aspettiamoci che i nostri ospedali si svuoteranno presto”. L’esperto analizza la situazione che si sta vivendo oggi negli ospedali della Penisola e spiega che “le persone che sono ricoverate nell’ambito dei nostri ospedali sono persone che vi rimangono mediamente più a lungo di chi ha la polmonite, perché hanno l’ictus, l’infarto e altre problematiche. Anche il numero di decessi continuerà a crescere – osserva – Perché dico questo? Perché solo il 20-25% di chi muore oggi col tampone positivo è morto per Covid. Il resto muore con tampone positivo ma per altro. Quindi, continuando a dare ogni giorno questo bollettino dei positivi da una parte e dall’altra dei decessi non Covid ma di persone positive al tampone, non stiamo facendo un buon esercizio per nessuno, evidentemente. Né per i nostri ospedali, né per il nostro Paese, né per la nostra sanità, i nostri medici e infermieri. E mi auguro che questo in futuro lo si vorrà cambiare”, conclude Bassetti.