Il Premier Draghi è a Washington, come da programma e inizierà da subito la serie di incontri in agenda, prima quella con il presidente Biden. La sua cartella contiene tra l’altro una serie di note su argomenti da trattare di diverso genere. Su tutti prevale la questione gas che se non sarà lo scopo principale della missione, qualcosa che gli si avvicina molto si. Una pubblicità televisiva di tanti anni fa, ancora in bianco e nero, reclamizzava una nota marca di macchinette da caffè. Il finale, pronunciato con enfasi, era: “sembra facile fare un buon caffè..!”. La risposta implicita era negativa. Per anni e ancor oggi, quell’affermazione, entrata a buon diritto nel linguaggio parlato, viene usata per descrivere le difficoltà che si possono incontrare se non si dà il giusto peso al problema che ci si accinge a risolvere. È il caso, per l’Italia, della necessità di sostituire nel paniere dei fornitori di idrocarburi quello che concorre con maggior incidenza percentuale a formare il mix che soddisfa il suo fabbisogno totale, la Russia per chi ancora non lo sapesse. Evitando la lamentazione per gli errori e le omissioni addossabili ai governi che si sono succeduti in passato, emerge con tutta la sua negatività un altro dei condizionamenti operati da quell’ambientalismo di maniera che si frappone a ogni scelta che il Paese si accinge a realizzare. Una forma di naturismo estremizzato, a prosieguo di quello esploso negli anni ’60 negli USA, si oppone da tempo più che lungo alla realizzazione di ogni genere di infrastrutture. Eppure esse sono le stesse che possono far si che il Paese resti agganciato al treno Europa, evitando il rischio di diventare un avamposto del Nordafrica nel Vecchio Continente. Tra di essi la realizzazione dei rigasificatori, messa all’angolo da fin troppo tempo, è ai primi posti. Si verificherà, non sarà la prima volta, che il Paese non potrà risolvere con immediatezza un problema serio come la disponibilità di gas. Per buon governo, tali investimenti erano da mettere nei programmi pubblici anche prescindendo dall’ipotesi di associarli agli effetti di un conflitto, certamente imprevedibile. Più nel dettaglio, da tempo gli economisti di azienda hanno dato ufficialità ai loro studi sulla necessità di diversificare, oltre al portafoglio clienti, anche la platea dei fornitori. In aggiunta all’importanza della specializzazione di ciascuno di loro, conta anche la loro versatilità più o meno ampia. Pertanto è bene che l’azienda abbia di volta in volta la possibilità di scegliere o fare un mix delle loro offerte. In campagna, al tempo della trazione animale, i contadini che si accingevano a trasportare qualcosa con un carro trainato da buoi, accanto ai due che erano sotto al giogo. ne aggiungevano un terzo, da mettere in tiro qualora fosse stato necessario. Tra le molte intese che cercheranno di raggiungere in questi giorni Draghi e la missione che lo accompagna, presente anche il Presidente dell’ ENI De Scalzi, ci sarà anche il contratto di fornitura del gas liquido a stelle e strisce.A questo punto del ragionamento, in chi sta seguendo l’evoluzione del problema, verranno in mente, con malcelata disapprovazione, i tanti casi di opere pubbliche non completate per questioni di lana caprina. Di conseguenza sono in stato di abbandono in quanto non utilizzabili. Quasi certamente l’intesa sulla fornitura di gas con l’amministrazione Biden sarà conclusa nel corso della missione e con ogni probabilità, non per motivi economici ma di convenienza politica, sarà a condizioni più vantaggiose di quelle praticate dall’attuale fornitore capofila, la Russia. Solo che perché il gas proveniente da oltre oceano possa cominciare a circolare nella rete domestica occorrerà tempo. Ciò è dovuto alla situazione surreale che, lungo lo Stivale e sulle isole, non c’è un numero di gasificatori sufficiente a rendere aeriforme il gas liquido che arriverà con le navi. Anche volendone noleggiare qualcuno, la loro disponibilità sul mercato mondiale è limitata e il costo sarà a prezzo di mercato. Data la particolarità dell’oggetto della trattativa, esso sarà con ogni probabilità sostenuto. Eppure, a suo tempo, anche senza prevedere uno stravolgimento del mercato riconducibile a fatti straordinari come una guerra, la loro realizzazione non sarebbe dovuta essere stata esclusa categoricamente. Non fosse servito a altro che a diversificare la possibilità di attingere a fonti diverse di approvvigionamento dell’ offerta, anche al fine di spuntare prezzi migliori. De Scalzi è l’ultimo portatore di tale fiammifero acceso, ma chi lo ha preceduto alla guida dell’ENI non poteva ignorare quanto fin qui riportato. L’ Ente Nazionale Idrocarburi fu voluto da Enrico Mattei per contrastare il controllo mondiale del mercato degli idrocarburi, oggi si direbbe per arginare un abuso di posizione dominante, in mano alle grandi compagnie, definite anche da lui stesso le Sette Sorelle. In Francia si dice: “En forgeant, on devien forgeron”, tradotto molto fedelmente dagli agricoltori in: “chi (fa) pratica, impara.” Tanto per voler confermare che l’azienda di stato responsabile della fornitura di idrocarburi al Paese è oramai operante anche nei settori energetici di altro genere. In più opera come una qualsiasi delle multinazionali di proprietà di privati, quindi, per non scadere in una condizione di diseconomia, deve attenersi alle regole di mercato. Tutto le verrà passato fin quando i suoi conti saranno in ordine e porterà sodi, tanti, nelle casse dello stato. Il suo potere condizionante sull’ establishment del governo italiano non è fenomeno comparso ieri o qualche giorno prima. Sotto la pressione del sindaco “santo” di Firenze, Giorgio La Pira, Mattei fece comprare alla sua creatura la Pignone, un’azienda metalmeccanica ancor oggi operante. Il suo oggetto sociale ha attinenza con quello dell’ Eni come un costume da bagno indossato nel deserto. La storia è maestra di vita e i fatti appena espressi lo confermano. La situazione europea continua a essere complessa e la soluzione dei problemi non accenna a migliorare.Se è vero che il bambino imprudente cambiò modo di comportarsi quella volta che si infortunò in maniera particolarmente dolorosa, non é azzardato pensare che, proprio nel momento attuale, chi rappresenta il popolo cominci a cambiare atteggiamento. Non è detto che l’esperimento riesca, comunque tentar non nuoce.
Non fosse per altro che non portare scrupoli nei confronti delle generazioni che verranno.