Non si spegneranno a breve termine né gli echi né tantomeno le luci puntate sulla tornata elettorale appena conclusa. È sembrato e sembra non sia un sentito dire, che la scarsa affluenza alle urne, soprattutto per quanto riguarda il referendum, sia stato commentato da più parti cosiddette diligenti con un: “Anche all’ estero e in paesi civili le cose vanno cosi”. La prima reazione alla notizia che hanno avuto il Signor Rossi, dipendente comunale di Monopoli e la Signora Bianchi, casalinga di Voghera, non è stata certo di particolare entusiasmo. Il primo ha esclamato testualmente: “E come sempre, Pantalone paga..!” con una filippica di improperi verso chi governa il Paese da Guinness. La seconda si è limitata a un “O, Sciur!” poco più che sussurrato, corroborato da un aggrottar di ciglia e dal tenersi il mento con una mano da dipinto crepuscolare. Entrambe le due espressioni sono certamente più rappresentative di logorroici parlarsi addosso prodotti da certa intellighenzia autoreferenziale sparsa per tutto il Bel Paese, in realtà costituita da aspiranti tuttologi quando non conclamati terrapiattisti. In sintesi il filo logico che tiene insieme le conversazioni degli italiani che producono, in ogni modo e in ogni maniera, può essere così sintetizzato: alcuni elettori, pochi, più o meno un quinto del totale, hanno accettato di impiegare una parte del tempo libero settimanale per andare a esprimere il proprio voto referendario. Nelle condizioni in cui si è svolta, la consultazione è stata una vera e propria occasione mancata. Dicono i rappresentanti politici, almeno buona parte di loro, che lo svarione venuto fuori era dato largamente per scontato. Di grazia, allora, perché è stato indetta, qui e ora, quella chiamata al voto? Fuori campo, per far sfoggio di democraticità, episodio che altro non è stato se non un miserevole tentativo per contrabbandare demagogia in quantità industriale alla prima occasione propizia. Resta confermata la grande importanza di far partecipare il popolo a decisioni indiscutibilmente strategiche per la conservazione dell’assetto sociale previsto dalla Costituzione. Cionostante, i suoi rappresentanti in Parlamento hanno ritenuto con buona probabilità che gli italiani fossero pressochè tutti ben edotti sulla riforma della giustizia che veniva messa in discussione. Tanto sarebbe dovuto avvenire, all’atto pratico, nei pochi mesi antecedenti l’apertura delle urne. E pensare che da quando il problema ha assunto evidenza macroscopica, allo scoppiare di Tangentopoli e quanto ne seguì, si sono dati il cambio diversi governi senza che riuscissero, sempreché non rinunciassero a priori, a tirar fuori un ragno dal buco. Intanto il male si è incancrenito e sarebbe superfluo ricordarne le tappe. Ciò che invece è da evidenziare con due freghi blu, è che di recente altri mali si sono manifestati, non solo nel Paese, per giunta in forma grave. Anche nei riguardi degli stessi non serve aggiungere altri commenti, essendo stato detto e scritto in merito di tutto e anche più. Nonostante ciò, anche il primo di essi in ordine di presentazione, non solo agli italiani ma all’ umanità intera, la pandemia, è ancora lontano dall’essere stato risolto. Tralasciando obtorto collo la pletora dei problemi minori o indotti, un altro brutto male sta mettendo a dura prova l’ Italia e gli italiani, la tempesta epocale di effetti negativi indotti dall’invasione dell’Ucraina. Primi, con ampio distacco sugli altri, sono quelli economici e finanziari. L’Italia, tra gli altri paesi EU, alla comparsa del Coronavirus era, nel novero degli stessi, uno dei più malmessi. Si parlò già allora dei grossi rischi a cui andava incontro il Paese se non fossero arrivati aiuti straordinari da Bruxelles. Contro ogni previsione, per il pesante scombussolamento, quelli previsti dal NGEU non saranno bastevoli perché la macchina produttiva riesca a venir fuori dalla palude in cui è finita. Si dice nel contado che i guai non vengano mai da soli, quindi sará bene rimboccarsi le maniche, perché la recessione non più temuta, ma prossima a conclamarsi, metterà a dura prova la popolazione italiana, insieme a quelle di tutta Europa. La congiuntura economica negativa è arrivata a intaccare settori vitali, quali, difficilmente credibile eppur vero, la nutrizione animale, umana in particolare, compresa quella essenziale o vitale che la si voglia definire. Anche se al momento sembra lontano, si presenterà in men che non si dica il freddo. È immaginabile fin d’ora che quanto descritto evocherá altri periodi di restrizioni, soprattutto quello dell’inizio degli anni 70, i tempi della prima crisi energetica. Se i buoni propositi illustrati dagli addetti ai lavori non dovessero concretizzarsi a stretto giro, gli episodi di quegli anni finirebbero con il rappresentare una bozza incompleta o poco più di quanto è dietro l’angolo.Il 21 giugno è in arrivo e con esso il periodo dell’anno in cui un tempo si andava in vacanza, almeno quelli che potevano farlo. Con tutte le previsioni entusiastiche diramate da chi conosce l’argomento, riesce impegnativo immaginare che sia in arrivo una bella nonché buona stagione. E la chiamano estate, cantava anni fa Bruno Martino.