E se Trump rifiutasse di andarsene?

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in foto: John Fitzgerald Kennedy presta il giuramento come 35mo Presidente alla presenza del Presidente della Corte Suprema, Earl Warren. Sulle scale del Congresso, Washington, il 20 gennaio 1961 (ph. STF/AFP/Getty)

di Anthony M. Quattrone, Ph.D.

A mezzogiorno del 20 gennaio 2021, scadrà il mandato di Donald Trump e del vicepresidente Mike Pence. “Nello stesso momento”, come cita il ventesimo emendamento alla Costituzione Americana, inizierà il mandato di Joe Biden e del suo vice, Kamala Harris.
Regola semplice. Non c’è nulla da interpretare e non sono previste eccezioni.
La durata del mandato presidenziale è di quattro anni ed è stabilito chiaramente dall’articolo 2 della Costituzione.
Tuttavia, non sembra che il dettato costituzionale possa scalfire in alcun modo la determinazione di Trump di rimanere alla Casa Bianca. La sua logica è semplicissima: la consultazione elettorale dello scorso novembre non è valida perché fraudolenta, cioè lesiva dei diritti degli americani. Lui si sente l’unico in grado di tutelarli e quindi accusa tutti di fare parte di un colossale complotto per rimuoverlo; non risparmia nessuno, dai membri del suo partito e i ministri del suo governo, ai giudici costituzionali che lui stesso ha nominato.
Voi potreste chiedermi: cosa succederebbe se a mezzogiorno del prossimo 20 gennaio Trump rimanesse nella Casa Bianca? Probabilmente non succederebbe nulla di eclatante da un punto di vista istituzionale. Lo stato di diritto prevarrebbe sul populismo, sul caos e sulla destabilizzazione.
Infatti, in quel preciso momento, le Forze Armate passerebbero sotto il comando di Joe Biden, i codici nucleari scadrebbero e quelli nuovi verrebbero messi a disposizione del nuovo presidente, anche tutto l’apparato esecutivo del governo USA risponderebbe a lui. A Trump rimarrebbe la scorta, a cura dei Servizi Segreti, prevista per gli ex presidenti e una pensione. Nella remotissima ipotesi che non volesse uscire fisicamente dalla Casa Bianca, rischierebbe l’arresto e l’incriminazione per violazione di domicilio.
E’ gravissimo, invece, il tentativo perpretato da Trump per impedire a Joe Biden di iniziare il suo mandato senza compromettere la continuità dell’attività di governo del Paese.
Biden ha denunciato, in un discorso del 28 dicembre 2020 trasmesso dai maggiori canali televisivi USA e dai social, l’assenza di collaborazione da parte di Trump e dei suoi più fedeli collaboratori nel passaggio delle consegne. Per Biden, per esempio, è inaccettabile che Trump abbia impedito al Dipartimento della Difesa e all’intelligence di collaborare con lui e il suo governo. Biden dovrà contare sull’efficienza, la fedeltà e il patriottismo di migliaia di dipendenti federali, civili e militari, per colmare il vuoto creato da Trump e riguadagnare il terreno perso in questi mesi, per quanto riguarda la transizione, ma anche quello perso nel corso degli ultimi quattro anni nei rapporti con i maggiori alleati internazionali.
Nonostante Trump, Il 20 gennaio si svolterà pagina.
Lo stato di diritto prevarrà. L’America tornerà ad avere un Presidente che non utilizza il suo tempo su Twitter e sui social in genere, offendendo minoranze, giornalisti, donne, avversari.
L’azione di Trump, ha probabilmente rafforzato il senso civico e la fiducia nella Costituzione dei funzionari dello Stato che hanno resistito a ogni tipo di pressione ed hanno dimostrato lealtà verso le istituzioni e quindi verso il popolo americano.
Il giornalista Chris Cuomo, durante il suo “talk show” trasmesso dalla CNN il 23 dicembre 2020, ha descritto Trump come un virus iniettato nel sistema per infettarlo, per renderlo debole. Come un corpo che sviluppa gli anticorpi quando viene a contatto con un virus, lo stato di diritto negli USA si è difeso. Ha vinto ed è più forte. Il 20 gennaio 2021 ci sarà la pacifica transizione dei poteri a Joe Biden.