Ecco il piano industriale, in vendita Acn e Mostra

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Il piano industriale di Sviluppo Campania, approvato dalla Giunta regionale, apre le porte a una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle società partecipate. Molte delle quali, da Il piano industriale di Sviluppo Campania, approvato dalla Giunta regionale, apre le porte a una vera e propria rivoluzione nell’ambito delle società partecipate. Molte delle quali, da subito, confluiranno in questo nuovo soggetto che assume, oltre all’incarico di finanziare la crescita delle aziende regionali, il compito di dismettere quelle realtà non più produttive. Per non dire dannose. È il caso di Acn, la società creata per gestire l’organizzazione delle regate della Coppa America di vela a Napoli, e Mostra d’Oltremare. Entrambe confluiscono in Sviluppo Campania attraverso una cessione di quote da parte della Regione. Una volta completata l’operazione si procederà, poi, con la vendita “che nel caso di Mostra d’Oltremare si esaurisce nella cessione delle quote in possesso dell’amministrazione, del tutto marginali e minoritarie”. L’amministratore delegato di Sviluppo Campania, Alessandro Gargani, anticipa al Denaro le linee guida del piano industriale. “Un documento – ci tiene a precisare – che è stato approvato con diverse modifiche in Giunta e il cui testo definitivo non è ancora pubblico”. Oltre ad Acn e Mostra d’Oltremare la nuova holding regionale, perché di questo si tratta, assorbirà al suo interno Asse, Campania Innovazione, Cithef, Digit Campania, Efi e Tess. Nell’immediato l’intenzione è quella di potenziare l’organico di Sviluppo Campania “che dovrebbe raggiungere quota 250 dipendenti”, assicura Gargani. “Le modalità sono definite, ma sui tempi sarei cauto perché dipende tutto dalle attività che la holding dovrà svolgere”. Sulla carta, infatti, Sviluppo Campania opererà da un lato come finanziaria, gestendo progetti di sostegno economico nei confronti di aziende e privati, e dall’altro come fornitore di servizi. “Svilupperemo progetti di internazionalizzazione – chiarisce Gargani – forniremo assistenza tecnica alle attività produttive e agiremo, laddove possibile, come incubatore per nuove iniziative imprenditoriali ampliando l’attuale raggio d’azione di Sviluppo Campania”. Infine si lavorerà sui piani di liquidazione delle società che la Regione intende dismettere, come nel caso di Campania Innovazione, Digit e Tess. Dalle cessioni di quote (su tutte il 30 per cento di Acn e il 20,6 per cento di Mostra d’Oltremare) ovviamente la Regione non spera di ottenere introiti ma si limiterà a liberarsi di un onere economico non più vantaggioso. Da Acn, vale la pena ricordarlo, è già uscita anche la Provincia di Napoli. Sul futuro immediato di Sviluppo Campania i sindacati puntano al rafforzamento dell’organico. “Perché al momento con solo 70 dipendenti la società è sottodimensionata”, spiega Fulvio Bartolo, segretario regionale della Uil Campania che ha partecipato ai diversi tavoli regionali che hanno portato all’approvazione del piano. E i soldi? Per il momento la Regione, stando a quando è scritto nella legge numero 15, che regola la fase di start up di Sviluppo Campania, ci mette poco più di 600 mila euro. Ma si tratta, per lo più, di fondi da utilizzare per allestire uffici e avviare i primi progetti oltre che per gestire le iniziali liquidazioni di aziende pubbliche e quote societarie. Dall’attività di Sviluppo Campania, dovrà arrivare una spinta decisiva e permanente alla crescita dell’intero sistema economico locale. Unita, è bene ricordarlo, alla stagione della spending review regionale.