Ecco il thriller Il puzzle di Dio:
parla il duo Costantini-Falcone

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Ultima fatica letteraria del “duo scrittorio” ossia Il Puzzle di Dio (goWare editore) Laura Costantini e Loredana Falcone, due amiche Ultima fatica letteraria del “duo scrittorio” ossia Il Puzzle di Dio (goWare editore) Laura Costantini e Loredana Falcone, due amiche dai tempi del liceo, che da anni e con tanta tenacia hanno iniziato a scrivere tra i balchi di scuola; “facendo credere ai professori che stavamo prendendo appunti. Ci siamo laureate insieme. Ci siamo supportate a vicenda nei passi fondamentali della vita, ma soprattutto è insieme che portiamo avanti la nostra passione: scrivere, scrivere, scrivere”. Una passione che le accomuna e che le rende uniche, amano la storia e sono attente e sensibili scrutatrici della società che ci circonda. Dalla scheda del libro: “Un antico messaggio custodito negli Archivi vaticani. Un genio della decrittazione che muore in circostanze misteriose. Gigantesche tessere di un mosaico vecchio di milioni di anni sparse in tutto il mondo e tre diversi servizi segreti a cercare di ricomporlo per comprenderne il significato. E usarne il potere. Un alfabeto sorto alle origini dell’umanità e custodito da generazioni di donne, in attesa della rivelazione finale.Una storia d’amore tra due ragazzi costretti, dal giudizio e dal pregiudizio, ad allontanarsi da radici, famiglia e affetti per vivere la loro omosessualità. In un viaggio convulso tra Roma, Nepal, Marocco e Torino lo scontro tra ricerca della verità, desiderio di accettazione, rinuncia al libero arbitrio, tradimento e vendetta. Mentre un mistero scandisce il conto alla rovescia verso un disastro che potrebbe avere conseguenze planetarie”. Il puzzle di Dio ha una trama ricca e articolata e coinvolge molte cittàà, quale è stata più difficile da descrivere o prendere info? La documentazione è una delle nostre passioni. Quindi nulla di difficile. È stato appassionante cercare di carpire i segreti di Essaouira, in Marocco, che in effetti non conoscevamo. Mentre le altre, grazie ai viaggi di Laura, ci erano note. Che letture preferite? Abbiamo gusti diversi. A Laura piace sperimentare, leggere autori ancora poco noti, seguire le novità. Loredana nella lettura è più viscerale. Se trova un autore che le piace, lo segue. E di solito sono gli stranieri a piacerle, con una preferenza spiccata per la narrativa americana. Sugli italiani ha uno sguardo parecchio critico, a parte tre o quattro che non sveleremo, perché altrimenti gli altri si risentono. Durante la stesura che libri avete letto? E chi se lo ricorda? La stesura del Puzzle è stata lunga e difficile. La più lunga e più difficile tra quelli che abbiamo pubblicato fino a oggi. Si parla di anni e quindi le letture sono state tante e variegate. Difficile individuarne una. Il vostro duo scrittorio, come funziona, nel senso scrivete assieme? La domanda delle domande, da sempre. Funziona, questo è certo. Stabilire il come è impossibile per chi non abbia mai scritto a quattro mani come noi facciamo. Scriviamo quando ci troviamo fisicamente insieme. Possiamo solo dire che l’opera di revisione definitiva di solito spetta a Laura, tra le due quella più pignola con roba come doppi spazi, virgole, refusi. Lei ci si diverte proprio, quindi tanto vale lasciarla fare. In dubbio che la bravura in Italia non è sempre premiata, ma a vostro parere, noi donne dobbiamo scazzottare ancora per molto per farci sentire? Tema ostico questo. Sgomberiamo il campo: nessuno chiede le quote rosa e molta strada è stata fatta. Oggi è abbastanza facile sentir parlare di “signore del giallo, del noir, del thriller”, generi tradizionalmente considerati maschili. Ma la difficoltà che le autrici incontrano è più sottile. È nella diffidenza di alcuni lettori e di alcune lettrici. Le donne leggono di più, ma leggono senza preclusioni. Gli uomini leggono meno e, di norma, sono istintivamente attratti da una firma maschia e gagliarda. Ne deriva che gli autori vendono di più, sono ritenuti più credibili e meno inclini a sentimentalismi. Su questa cosa Laura si è sobbarcata un lavorone dal quale è scaturito un piccolo saggio in e-book “Scrivere? Non è un mestiere per donne” (Historica). Il fatto che non se lo siano filato neanche le autrici che ha interpellato per la sua inchiesta la dice lunga su quanto l’argomento interessi. E va detto che io, Lory, l’avevo avvertita. Avrebbe fatto meglio a scriverlo con pseudonimo maschile e a togliere il punto interrogativo: scrivere non è un mestiere per donne. Sarebbero corsi tutti a leggere e criticare. Così funziona. Cosa vi sentite di consigliare alle “giovani proposte”? Di scrivere, se davvero ne hanno voglia. Di leggere, che dovrebbe essere scontato. Di non lamentarsi, di non rompere in continuazione cercando visibilità sui social, di avere pazienza, perseveranza, ostinazione, capa tosta e, ovvio, talento. Nel qual caso, forse, col tempo i risultati arriveranno. E di non credere alle leggende metropolitane del blogger contattato da Mondadori o Rizzoli e pregato in ginocchio di pubblicare con loro. Dietro, credeteci, c’è sempre molto di più, o molto di meno. Ed è la parte che nessuno mai verrà a raccontarvi. Niente di losco, sia chiaro, ma fa più fico dire che: guarda, io a pubblicare non ci pensavo proprio, sono loro che mi hanno cercato. Perché nell’unico caso certificato in cui è andata così (e no, non vi diciamo il nome e il titolo), l’autore in questione deve ancora riprendersi dalla cocente delusione dopo aver creduto di aver svoltato la vita. È stato usato e immediatamente dimenticato per passare al prossimo “caso editoriale” da spennare. In una storia, cosa vi attraggono maggiormente, la trama, l’ambientazione o i personaggi? Una bella storia, credibile e ben orchestrata, con personaggi reali e non stereotipati (anche se, sappiatelo, gli stereotipi vanno alla grande e portano perfino a vedersi trasposti in film e fiction). L’ambientazione può anche essere un pianerottolo, purché sia un pianerottolo che il lettore percepisce come reale e plausibile. C’è qualcosa di voi nel puzzle di Dio? Tutto. Come in tutti i nostri libri. Noi scriviamo con l’anima prima ancora che con le dita. Il puzzle di Dio è vincitore della quinta edizione del Liberi di scrivere Award: 1° posto come miglior edito del 2014, come vi sentite dopo questo risultato? Grate a quelle quasi trecento persone che si sono prese la briga di votarci e al lettore che, per primo, ci ha segnalate per il premio. Non avevamo mai vinto nulla prima. È una bella sensazione. Stiamo pensando a una fascetta per il volume in formato cartaceo. Una roba tipo: che ci crediate o no, ci sono lettori che lo considerano il miglior libro edito nel 2014. E solo a scriverlo fa tremare i polsi. Che incipit amate, e vi sembra perfetto? Diremo una cosa che ci accomuna tra noi due e ci distingue da molti lettori: chissenefrega dell’incipit. Giudicare un romanzo dalle prime cinque righe è limitante. Guerra e pace comincia con una lettera in francese, pallosissima. Se ci si dovesse fermare a quella… Poi, è chiaro, una prima pagina accattivante è un buon principio. Ma un libro si giudica nella tua interezza. Inoltre se vi venisse assegnato di scrivere un racconto o romanzo su Napoli, cosa vi piacerebbe scrivere? Un romanzo dove Napoli ha un ruolo importante lo abbiamo scritto ed è stato il primo che abbiamo pubblicato, nel 2006. Settecento copie vendute senza alcuna distribuzione e una critica più che buona sulla pagina culturale nazionale del Corriere della Sera. Ci piace ricordarlo. Si intitolava “New York 1920” e raccontava di Eugenio e Cecilia Pepe, due fratelli napoletani costretti dalla povertà a emigrare a New York per trovarsi coinvolti, loro malgrado, nelle guerre tra gang per il controllo dell’alcool di contrabbando. Per buona parte si esprimono in napoletano e un napoletano doc come Maurizio de Giovanni lo ha apprezzato. Cosa bolle in pentola? Un nuovo romanzo. Molto molto molto particolare, per tema. Un’ennesima sfida. Noi ci divertiamo così. Un piccolo estratto dal testoTornerai quando il momento sarà venuto. Ricordare quelle poche parole aveva dato la stura a una serie di immagini della sua primissima infanzia. E un sorriso lieve le stirava le labbra piene e lucide di gloss mentre rivedeva se stessa, piccola figura paludata in una jeballa blu notte, seduta a gambe incrociate all’ombra della tenda che schioccava come una vela nel vento del deserto. Aveva davanti un foglio, in mano una matita e sua madre accanto che le dettava le lettere sacre del più antico degli alfabeti. Anu, la enne, il soffio di Dio causa primordiale del tutto, il cui simbolo era una linea verticale. Illa, la elle, il nome stesso del Creatore, formata da due linee verticali. Iemm, la emme, la materia fecondata, il cui simbolo ricordava due parentesi quadre opposte. (…).Mangia senza fine, ma appena beve muore: affa, il fuoco. Non sbagliava quasi mai Nesayem, e quando lo faceva, Massilya le spiegava il procedimento logico, la simbologia nascosta con pazienza. A ripensarci adesso, adesso che i ricordi si affollavano vociando e ognuno spintonava gli altri per affiorare per primo, era evidente che sua madre aveva uno scopo, le stava affidando un ruolo. O forse un segreto. Quel pensiero, mentre prendeva le chiavi dalla borsa, non le piacque e lo ricacciò indietro. Massilya non c’era più. Si era ammalata e Nesayem aveva fatto appena in tempo a vederla sul letto di morte, consumata dalla malattia, eppure ancora così piena di magia e di mistero. Aveva sollevato una mano, scura, scarna e ancora una volta coperta di strani simboli tracciati con l’henne, e le aveva raccolto una lacrima dalla guancia. Non è questo il tempo delle lacrime, le aveva detto, ermetica come sempre. Poi le aveva consegnato l’amuleto d’argento che portava al collo”. Laura Costantini nasce in una borgata romana da padre portalettere e madre casalinga. Ma i limiti insiti in questa condizione non la spaventano. A otto anni inizia a scrivere storie, che illustra di sua mano. A undici decide che la sua scrittura sarà di fantasia ma anche di realtà: il giornalismo è il suo obiettivo professionale. Raccontare storie resta una passione che condivide con Loredana Falcone, senza mai offrirsi all’ansia della pubblicazione a tutti i costi. Giornalisticamente nasce con la carta stampata periodica, poi approda alla tv pubblica dove a tutt’oggi lavora presso la testata giornalistica regionale. Approdare alla pubblicazione di numerosi romanzi è una naturale conseguenza della tenacia nel continuare a scrivere narrativa. Non ama le classificazioni, spazia tra i generi. Ha un debole per le protagoniste. Loredana Falcone, nata nella parte più vera di Roma e in una famiglia che, da parte di madre, affonda le radici tra i protagonisti del Risorgimento romano, ha coltivato la passione per la ricerca storica fino alla laurea. La scrittura entra a far parte della sua vita in tenera età, ma trova espressione nel sodalizio umano e professionale con Laura Costantini che incontra sui banchi del liceo classico. Creando quello che ama definire “duo scrittorio”, inconsapevole di quanta incredula curiosità la loro scrittura a quattro mani saprà creare nei lettori e negli addetti ai lavori. Intanto vive, ama, cresce due figli e pubblica numerosi romanzi senza mai accettare vincoli di genere. Dal romanzo storico al giallo al mistery con un unico comune denominatore: l’importanza delle figure femminili.