Ecco il vaccino tutto italiano che usa un virus di gorilla. Uno scienziato napoletano alle origini della ricerca

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È tutto italiano il vaccino di ReiThera, che compie oggi un passo importante: finito lo studio di Fase 1, il GRAd-COV2 è stato ben tollerato e ha generato, come auspicato, gli anticorpi in grado di legarsi alla proteina Spike del virus. Il vaccino è sviluppato dall’azienda biotech con sede a Castel Romano, alle porte della Capitale, con il sostegno del Governo, del Consiglio nazionale delle ricerche e della Regione Lazio. I test sui primi 90 volontari sono stati autorizzati dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e vengono condotti all’ospedale Spallanzani di Roma e al Centro Ricerche Cliniche Verona. Il vaccino made in Italy è basato su un adenovirus di gorilla, che ha lo scopo di “trasportare” una sequenza di codice genetico che provoca la reazione del nostro sistema immunitario e lo spinge a sviluppare degli anticorpi. In particolare, il bersaglio di GRAd-COV2 è la proteina Spike che il coronavirus SarsCov2 utilizza per aggredire le cellule umane. L’adenovirus di gorilla, a differenza di quelli umani, non viene riconosciuto immediatamente dal sistema immunitario umano e, dunque, ha tempo a sufficienza per compiere la sua “missione”. GRAd-COV2 è un vaccino preventivo che, iniettato per via intramuscolare, sarebbe in grado di stimolare la produzione di anticorpi e l’attività delle cellule immunitarie. Ora, finira la fase 1, si proseguirà’ con gli studi clinici successivi di fase 2 e 3, in cui si allargherà’ il numero di volontari sani per confermare la sicurezza e poi dimostrare anche l’efficacia di questo vaccino.

Il ruolo di Riccardo Cortese
La sperimentazione viene effettuata su novanta volontari suddivisi in due gruppi per età: 45 tra i 18 e i 55 anni (il gruppo sui quali sono usciti oggi i risultati dello studio), altrettanti di età superiore ai 65 anni. Ciascun gruppo viene suddiviso in tre sottogruppi da 15 persone, a ciascuna delle quali viene somministrato un diverso dosaggio del preparato vaccinale.
ReiThera nasce nel 2007 con un team fondato e guidato dal professore di origine napoletana Riccardo Cortese. “Nel 2006 – ricorda la biologa Antonella Folgori, amministratore delegato e cofondatrice della Reithera – lavoravamo con Merck Sharp & Dohme, e allora il nostro direttore, il grande scienziato Riccardo Cortese, ebbe l’idea di una spin off, Okairos, dedicata allo sviluppo di vaccini innovativi contro le malattie infettive utilizzando vettori virali derivanti da primati: in questo modo il vaccino era più immunogenico ed efficace”. Okairos sviluppò un vaccino per Ebola, talmente efficace nelle scimmie che nel 2014 fu usato in Africa in piena epidemia, “con brillanti risultati di immunogenicità”. Okairos, società biotech con laboratori al Ceinge di Napoli, fonda quindi con IRBM (l’istituto di Pomezia che sta sviluppando il vaccino studiato allo Jenner institute di Oxford) la joint venture Advent dedicata alla produzione di vaccini basati su adenovirus.

La svolta
La svolta arriva nel 2014 con l’acquisizione del marchio da parte della casa farmaceutica britannica GlaxoSmithKline (GSK), che cambia il nome dell’azienda in ReiThera: 100 dipendenti, tutti italiani, e sede che è rimasta a Castel Romano. Oggi la società è controllata al 100% dalla società svizzera Keires AG. L’amministratore delegato è Antonella Folgori, capo di immunologia e fondatrice di Okairos e già in Irbm (l’azienda di Pomezia che collabora con AstraZeneca e l’università di Oxford per un altro vaccino, che ha già concluso la fase III). ReiThera ha chiuso il 2019 con ricavi pari a 19.565.923 euro, in crescita rispetto ai 14.223.015 euro del 2018. Più che triplicato l’utile 2019: 2.244.495 euro, contro i 664.858 dell’anno precedente. I costi della produzione totali sono stati pari a 16.680.460 euro.