A cura di Antonio Arricale
Vendite sulla valuta turca, che è scesa al minimo storico nei confronti del dollaro, dopo che il partito del premier Erdogan ha perso la maggioranza di governo, per la prima volta dal 2002. Alle 7.28 ora di Istanbul, la lira è crollata a 2,7672 per dollaro (-3,9%), valore più basso di sempre. La lira turca quest’anno si è indebolita del -15,6% nei confronti del dollaro, segnando la flessione più forte tra le 24 valute dei paesi emergenti monitorate da Bloomberg, dopo il real brasiliano. Il Pil del paese dovrebbe salire nel 2015 del 3,2%, dopo essere salito a un tasso +5% negli anni in cui il partito di Erdogan ha governato da solo. Il tasso di disoccupazione oscilla vicino al record in sei anni e l’inflazione è al di sopra del target fissato dalla banca centrale, dal 2011. Tornando alle lezioni. Il partito del premier Recep Tayyip Erdogan – AKP – di orientamento islamico moderato rimane primo partito, ma perde 9 punti rispetto alle politiche del 2011, e ottiene il 40,9% dei voti e 258 seggi, stando ai primi risultati preliminari. Il risultato è decisamente lontano dal permettere a Erdogan di realizzare il suo progetto presidenziale, che prevede un emendo alla Costituzione, realizzabile con almeno 300 seggi. Il numero dei seggi non arriva neanche a quota 276, condizione sine qua non per un governo a un solo partito. Dunque, la prospettiva è la formazione di un governo di coalizione. Successo per il Partito della Democrazia dei Popoli pro-curdo (HDP), che ha superato la soglia del 10% dei voti, soglia necessaria per entrare in Parlamento, contribuendo alla perdita della maggioranza del partito di Erdogan. Il primo partito di opposizione, il Chp di Kemal Kilicdaroglu è al 25,2% (131 seggi), l’Mhp di Devlet Bahceli al 16,6% (82 seggi), l’Hdp al 12,4% (78 deputati). Insieme le opposizioni sono a 291 seggi. In teoria questi tre partiti potrebbero formare una coalizione di governo, ponendo fine all’era Erdogan. Se un nuovo esecutivo non si formerà nell’arco dei prossimi 45 giorni, il paese dovrà tornare al voto.
Borse asiatiche
Borse asiatiche poco mosse in avvio di settimana. Il Nikkei ha chiuso praticamente invariato a 20457 punti, Seoul ha fatto registrare un calo dello 0,14% mentre Hong Kong guadagna mezzo punto percentuale. Bene Shanghai in rialzo dell’1,8%. I dati macro odierni hanno evidenziato segnali di crescita per quanto concerne l’economia giapponese ma gli addetti ai lavori hanno dato poco risalto a quanto comunicato dall’Ufficio di Gabinetto nipponico, restando convinti di un possibile rallentamento della crescita nel prossimo trimestre. Nello specifico il Pil del Giappone è infatti cresciuto del 3,9% su base annua nel primo trimestre del 2015. La lettura preliminare era per un progresso del 2,4% mentre il consensus di Wall Street Journal e Nikkei è stato rivisto al 2,7%. Rivista al rialzo anche la crescita del Pil nel quarto trimestre dall’1,1% all’1,2%. Su base trimestrale rettificata il Pil del Giappone è cresciuto nei primi tre mesi del 2015 dell’1% contro lo 0,6% della lettura preliminare e lo 0,7% atteso dagli economisti. Nel quarto trimestre 2014 la crescita era stata dello 0,3%. Lo stesso Ufficio di Gabinetto ha comunicato il dato relativo all’Economy Watchers corrente, sondaggio che determina la fiducia tra i lavoratori in Giappone in relazione all’attività economica e permette di anticipare la spesa dei consumatori. Nel mese di maggio la lettura segna a sorpresa un declino, dopo cinque mesi consecutivi di crescita, a 53,3 punti da 53,6 punti di aprile (52,2 in marzo e 50,1 in febbraio). Resta comunque sopra alla barriera di 50 punti (che separa ottimismo da pessimismo), superata dopo i 45,6 punti di gennaio, ma sotto ai 54,6 punti del consensus. La componente in prospettiva del sondaggio sale invece a 54,5 punti in maggio da 54,2 punti di aprile e contro i 54,0 punti attesi dagli economisti. La Bank of Japan ha reso noto che in maggio i prestiti erogati dagli istituti di credito del Sol Levante sono cresciuti su base annua del 2,6% come in marzo e aprile (dopo il 2,5% di febbraio e gennaio), e in linea con le attese degli economisti. Escludendo i trust la crescita dei prestiti è stata del 2,6% dopo il 2,7% di aprile e marzo (2,6% in febbraio e gennaio). Il ministero delle Finanze nipponico ha comunicato che il surplus delle partite correnti rettificato su base stagionale è volato a 1.326 miliardi di yen in aprile contro 146,2 miliardi di un anno prima, ma sotto ai 1.696 del consensus di Wall Street Journal e Nikkei. Si tratta del decimo mese consecutivo di surplus per il Sol Levante. Il mese precedente il dato aveva fatto segnare il record dal marzo 2008 a 2.100 miliardi. I dati diffusi dall’Ufficio di Gabinetto nipponico confermano che, nonostante il Giappone appaia uscito dalla fase recessiva, i consumi restano frenati. Nel primo trimestre del 2015, infatti, la crescita dei consumi privati è stata dello 0,4% rispetto al periodo precedente, valore registrato anche negli ultimi tre mesi del 2014 e in linea con il consensus. La spesa delle aziende in Giappone ha segnato un balzo del 2,7% nel primo trimestre, contro lo 0,4% della lettura preliminare che segnava comunque il ritorno in territorio positivo per la prima volta in un anno. Il dato, comunicato dall’Ufficio di Gabinetto nipponico in contemporanea alla positiva lettura finale del Pil dei primi tre mesi dell’anno, si è rivelato superiore al 2,1% atteso dagli economisti. In Cina invece secondo i dati diffusi dalla General Administration of Custom (l’autorità delle dogane cinesi), in maggio il surplus della bilancia commerciale è cresciuto oltre le attese a 59,49 miliardi di dollari, contro i 44,8 miliardi del consensus. Nel mese l’export è calato del 2,5% su base annua contro la flessione del 4,4% attesa dagli analisti. Crolla ancora l’import, sceso del 17,6% in maggio dopo il declino del 16,1% di aprile (-12,7% in marzo) e contro attese per un declino del 10%.
Borsa Usa
A New York venerdì scorso i principali indici hanno chiuso l’ultima seduta della settimana contrastati. Il Dow Jones ha perso lo 0,31%, l’S&P 500 lo 0,14% mentre il Nasdaq Composite ha guadagnato lo 0,1%. Le buone notizie sul fronte occupazionale hanno aumentato le probabilità di un aumento dei tassi di interesse già a settembre. Nel mese di maggio i nuovi posti di lavoro, nei settori non agricoli, sono aumentati di 280 mila unità. Il dato è nettamente superiore alle attese degli analisti che si aspettavano una crescita di 225 mila impieghi. Rivista al ribasso la rilevazione di aprile a 221 mila impieghi dai 223 mila precedenti. Il tasso di disoccupazione è salito lievemente al 5,5%, superiore al consensus. Il salario orario medio è cresciuto dello 0,3% su base mensile a fronte di un incremento dello 0,2% atteso dagli analisti. Sul fronte societario Diamond Foods +6%. Il gruppo alimentare ha chiuso il terzo trimestre con un utile di 6,3 milioni di dollari contro la perdita di 105,6 milioni di un anno prima. Escluse le poste straordinarie l’Eps si è attestato a 0,23 dollari, 9 centesimi in più delle attese. Verifone Systems -2%. L’utile per azione adjusted dello specialista dei sistemi di pagamento nel secondo trimestre è stato inferiore alle attese (0,44 dollari contro i 46 centesimi indicati dal consensus). Wal-Mart -0,3%. Il gigante della distribuzione ha nominato Greg Penner nuovo presidente al posto di Rob Walton. Zumiez -19%. Il gruppo di abbigliamento ha fornito un outlook prudente per il trimestre in corso. Dish Network +1,7%. L’operatore tv satellitare ha avviato trattative per una fusione con T-Mobile US. Vince Holding -19,83%. Il distributore di abbigliamento e accessori ha pubblicato una trimestrale inferiore alle attese e rivisto al ribasso le stime per l’esercizio in corso. Diageo +7,96%. Secondo indiscrezioni il gruppo delle bevande alcoliche sarebbe finito nel mirino della brasiliana 3G Capital. Nel corso della settimana il Dow Jones ha perso lo 0,9%, l’S&P 500 lo 0,69% mentre il Nasdaq Composite è rimasto invariato.
Europa
Le principali Borse europee hanno aperto la prima seduta della settimana deboli. Il Dax30 di Francoforte cede lo 0,3%, il Cac40 di Parigi lo 0,1%, il Ftse100 di Londra lo 0,2% e l’Ibex35 di Madrid lo 0,05%. In Germania il surplus della bilancia commerciale in aprile si è attestato a 22,3 miliardi di euro, dai 19,4 di marzo. L’Ufficio Federale di Statistica (Destatis) ha inoltre riportato che le esportazioni sono cresciute dell’1,9% rispetto a marzo mentre le importazioni sono diminuite dell’1,3% nello stesso periodo. Nello stesso mese la produzione industriale è tornata a crescere: l’Ufficio di Statistica Destatis ha indicato un incremento pari allo 0,9% rispetto al mese precedente. Il dato è risultato superiore sia alle attese degli analisti (pari a +0,5%) che alla rilevazione precedente pari al -0,4% rivista dal -0,5%.
Italia
Il Ftse Mib segna -0,30%, il Ftse Italia All-Share -0,35%, il Ftse Italia Mid Cap -0,62%, il Ftse Italia Star -0,47%. Piazza Affari, venerdì scorso, ha chiuso l’ottava in deciso ribasso dopo che la Grecia che ha deciso di rimandare al 30 giugno il pagamento dei prestiti al Fmi in scadenza venerdì e nei prossimi giorni, nel tentativo di guadagnare tempo per trovare un accordo con i suoi creditori internazionali sulle riforme da implementare nel Paese in cambio della tranche di aiuti da 7,2 miliardi di euro. Forti vendite registrate non solo sull’azionario, ma anche grande volatilità sull’obbligazionario. Negli Stati Uniti la disoccupazione è tornata al 5,5%, mentre le posizioni non farm payrolls si sono attestate a 280 mila unità, ben oltre le attese degli analisti creando maggiori aspettative per un rialzo dei tassi. In questo scenario a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha ceduto il 2,09% a 22.847 punti. Vendite sostenute si sono registrate sui titoli del comparto bancario: Popolare di Milano ha ceduto il 3,31% a 0,919 euro, Intesa SanPaolo il 2,66% a 3,212 euro, Mediobanca il 3,48% a 9,13 euro, Ubi Banca il 3,53% a 7,225 euro, Unicredit il 2,69% a 6,325 euro. Male il Montepaschi (-3,30% a 1,782 euro) con i diritti che hanno mostrato un tonfo del 9,01% a 5,35 euro. Tra i peggiori di seduta anche due big di Piazza Affari: Mediaset ha lasciato sul parterre il 4,46% a 4,236 euro, mentre Finmeccanica è arretrata del 3,11% a 11,83 euro. Mini rimbalzo di Saipem (+0,48% a 10,30 euro) dopo il tonfo della vigilia in scia all’emergere dell’ipotesi del ricorso a un aumento di capitale. La controllante Eni ha invece chiuso con un ribasso dello 0,93% a 15,83 euro. Telecom Italia (-2,71% a 1,147 euro) ancora sotto i riflettori dopo che la controllata Inwit ha ottenuto dalla Consob l’approvazione del prospetto informativo relativo all’offerta pubblica di vendita e all’ammissione a quotazione sul Mercato Telematico Azionario delle proprie azioni ordinarie.
I dati macro attesi oggi
Lunedì 8 giugno 2015
Riunione G7 (2a giornata);
01:50 GIA PIL (finale) T1;
01:50 GIA Bilancia partite correnti apr;
04:10 CINA Bilancia commerciale mag;
07:00 Indice Economy Watchers mag;
08:00 GER Bilancia commerciale apr;
08:00 GER Produzione industriale apr;
10:30 GER Indice Sentix (fiducia investitori) giu.