Elezioni Usa e referendum frenano le borse

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Il punto. Il Ftse Mib perde l’1% a 16.727 punti e scambia in calo con il resto delle piazze Ue: Ibex -1,16%, Dax -0,86%, Cac-40 -0,69% e Ftse 100 -0,39%.

Il principale indice milanese è appesantito principalmente dalle banche: Mps -5,47%, Popolare -4,88%, BP Milano -4,66%, BPE Romagna -2,97%, Mediobanca -2,68%, Unicredit -2,61%, Ubi B. -2,11% e Intesa Sanpaolo -1,82%.

Secondo le voci che circolano negli ambienti l’incertezza relativa alle elezioni presidenziali americane e al referendum italiano di dicembre sta causando un aumento dell’avversione al rischio che si riflette anche sullo spread Btp/Bund (151,798 punti base) che va a penalizzare le banche.

Infatti, neanche i buoni dati macroeconomici sono riusciti a risollevare il sentiment del mercato: il Pmi manifatturiero dell’Eurozona, nella lettura definitiva di ottobre, si è attestato a 53,5 punti.

Questa sera alle 19 l’attenzione del mercato sarà rivolta invece alla decisione sui tassi del Fomc: gli esperti non si aspettano nuovi annunci anche per le elezioni americane ma si attendono comunque di vedere un cambiamento nella dialettica della Federal Reserve, cosa che dovrebbe essere finalizzata a preparare i mercati al possibile rialzo dei tassi di dicembre.

A piazza Affari oltre che sui bancari si registrano forti vendite anche su Fca (-3,33% a 6,38 euro). Equita Sim (buy, Tp 8,9 euro) fa notare che a ottobre le immatricolazioni in Usa (circa 59% dei volumi di gruppo nel 2015) sono calate del 10% a/a, sotto performando il mercato che è calato del 6% a/a.

In controtendenza invece Recordati (+1,11% a 25,5 euro) e Telecom I. (+0,63% a 0,7945 euro) che continua a ricevere giudizi positivi da parte degli analisti sia per i risultati solidi di Tim Brasil sia per le buone aspettative che gli esperti hanno sui conti di Telecom.

Borse asiatiche

L’Asia scivola ai minimi delle ultime sette settimane mentre il dollaro s’indebolisce a causa dell’incertezza sull’esito delle presidenziali Usa che vedono Donald Trump in recupero nei confronti della candidata democratica Hillary Clinton a meno di una settimana dall’elezione. Il tutto mentre in giornata la Federal Reserve è attesa una pronuncia al termine della due giorni di meeting del Federal Open Market Committee (Fomc, la commissione della Fed che si occupa di politiche monetarie) da cui è lecito attendersi poco o niente, proprio a causa delle imminenti elezioni. 

Sul fronte valutario il dollaro s’indebolisce per i generalizzati timori che spingono gli investitori a puntare su valute considerate beni-rifugio a partire dallo yen (in progresso di quasi mezzo punto percentuale sulla divisa Usa), ma anche perché diversi trader si preparano a una vittoria del controverso candidato repubblicano ipotizzando una sua preferenza per un dollaro più debole data la sua posizione protezionistica sul commercio internazionale. A farne le spese è però soprattutto il peso messicano, scivolato ai minimi di quasi un mese proprio per le minacce rivolte contro il Paese latinoamericano dal candidato Trump.

La seduta è quindi da vero e proprio sell-off, con l’indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, in declino dell’1,2% mentre a Tokyo il Nikkei 225 chiude con una netta flessione dell’1,76% (performance simile per l’indice più ampio Topix, deprezzatosi dell’1,78%). 
Sul fronte macroeconomico, in ottobre l’indice della fiducia dei consumatori in Giappone è calato a 42,3 punti dai 43,0 punti di settembre (42,0 in agosto), che erano il livello più elevato segnato nel 2016. Il dato, che si confronta con i 42,6 punti del consensus, rimane sotto la soglia di 50 punti che separa fiducia da pessimismo addirittura dal marzo 2006. Il clima di pessimismo non risparmia la Corea del Sud e a Seoul il Kospi segna una perdita dell’1,42% al termine delle contrattazioni. Appena più moderato il declino di Sydney: l’S&P ASX 200 è in flessione dell’1,16% in chi usura. Andamento negativo anche per i mercati della Cina continentale, che comunque limitano i danni rispetto al resto della regione. 

Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 segnano flessioni dello 0,63% e dello 0,77% rispettivamente. Performance simile per lo Shenzhen Composite, deprezzatosi dello 0,62% al termine della seduta. Maggiormente allineata a Tokyo è invece la piazza di Hong Kong: a circa un’ora dalla chiusura, infatti, l’Hang Seng perde intorno all’1,50% (e fa persino peggio l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China, in declino di circa il 2%).

Borsa Usa

La Borsa di New York ieri ha chiuso la seduta in ribasso. Il Dow Jones ha perso lo 0,58%, l’S&P 500 lo 0,68% e il Nasdaq Composite lo 0,69%. Fed (decisione sui tassi questa sera), elezioni presidenziali dell’8 novembre (incertissimo l’esito) e Apple hanno condizionato l’andamento dei mercati azionari. Markit ha reso noto che nel mese di ottobre l’Indice PMI Manifatturiero e’ salito a 53,4 punti da 51,5 punti del mese precedente. La rilevazione di ottobre evidenzia un rafforzamento delle condizioni di business, su livelli massimi da un anno.

L’Indice ISM Manifatturiero, nel mese di ottobre, si è attestato a 51,9 punti dai 51,5 punti del mese precedente. Il dato e’ risultato superiore alle attese degli analisti che avevano stimato un valore dell’indice pari a 51,7 punti. La spesa per le costruzioni e’ diminuita dello 0,4% a settembre dal -0,5% della rilevazione precedente (rivista dal -0,7%) e risultando inferiore alle attese degli economisti fissate su un incremento dello 0,5%.

I dati macro attesi oggi
Mercoledì 2 novembre 2016

USA Apertura Wall Street anticipata alle 14:30 per tutta la settimana (passaggio a ora solare);

11:00 EUR PIL trim3 (1a stima);

12:00 ITA Indice prezzi alla produzione set;

13:30 USA Consumi e Redditi set;

13:30 USA Inflazione PCE set;

14:45 USA Indice PMI Chicago (settore manifatturiero) ott

15:30 USA Scorte di petrolio greggio

19:00 USA Decisioni del Fomc

19:00 USA Annuncio del taso di interesse dei fondi Fed