Emergenza Covid-19 e cassa integrazione: cosa succede se paga direttamente INPS

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In foto Paolo Stern
Il messaggio 1287 dell’INPS consente alle aziende di chiedere il pagamento diretto senza anticipare la cassa integrazione ai lavoratori. Il commento di Paolo Stern, esperto di diritto del lavoro e presidente della società di consulenza NexumSTP che assiste in Italia oltre 10mila imprese.
26 marzo 2020 – “Le prime indicazioni operative dell’INPS, dopo il decreto CuraItalia, stanno evidenziando qualche inattesa novità. Una tra tutte: le aziende possono chiedere, senza che sia dimostrato uno stato di difficoltà finanziaria, che sia l’INPS a pagare direttamente l’indennità di cassa integrazione ai lavoratori. In passato questa possibilità era rimessa alla valutazione dell’INPS che la concedeva solo dopo aver accertato un grave stato di crisi. Nella procedura ordinaria è l’azienda ad anticipare l’indennità di cassa integrazione, mille euro scarsi, al lavoratore e poi recupera dai contributi e dalla tasse dovute mensilmente tali somme. Il meccanismo di oggi sembrerebbe una buona notizia per le aziende che vedono drastici cali di liquidità, ma rischia di creare una grande criticità nei rapporti con il personale. I lavoratori infatti rischiano di ritrovarsi in una vera trappola, in quanto generalmente i tempi di risposta dell’INPS sono molto lunghi. L’Istituto deve raccogliere le domande, aspettare che le aziende effettuino i calcoli di quanto dovuto, ricevere i dati e fare i bonifici direttamente ai lavoratori. Anche se saranno attivati meccanismi di urgenza, rischiano di passare mesi specialmente in questo periodo in cui anche gli uffici INPS sono sotto pressione. Nel frattempo i lavoratori non hanno stipendio, né possono chiedere anticipi al proprio datore di lavoro perché lo stesso, non ricevendo le somme dall’INPS, non potrà effettuare alcuna compensazione. Si poteva essere più prudenti, per esempio pensando a smobilitare crediti fiscali o rimborsi IVA alle aziende e consentire alle stesse, salvo i casi di estrema crisi, di mantenere il meccanismo ordinario. L’alternativa auspicabile è che l’INPS dimostri una celerità, finora inconsueta, per gestire tutte queste pratiche”.

Emergenza Covid-19 e cassa integrazione: la situazione degli artigiani
Complicazioni per l’accesso alla cassa integrazione degli artigiani. Per questo settore non valgono le norme generali della cassa integrazione ma gli stessi aderiscono ad un Fondo Bilaterale (Fasba) e questo fondo eroga parziali indennità in caso di sospensione dei rapporti di lavoro. La questione che si sta ponendo è che molte aziende, magari non iscritte ad alcuna associazione di categoria, non hanno versato alcun contributo a questo fondo ma hanno riconosciuto una maggiorazione economica al lavoratore (è una opzione prevista dal contratto nazionale). Oggi il fondo non eroga alcuna prestazione in assenza di contribuzione e gli strumenti regionali (cassa integrazione in deroga) si attivano solo se non previsti altri sostegni al reddito, e quindi non per gli artigiani che ne hanno uno, con le complicazioni evidenziate. Si deve assumere una posizione netta sugli ammortizzatori sociali. Aver voluto utilizzare strumenti farraginosi nati per crisi di singole imprese o di comparti per fronteggiata il blocco totale del Paese è stata una mossa sbagliata. Si deve arrivare ad uno strumento unico che prescinda la contribuzione versata dal datore di lavoro. Deve essere chiaro che il beneficiario della prestazione NON è l’imprenditore ma il singolo lavoratore.