Enti locali, soppressione di Imu e Tasi: la Campania perde 2,3 mld

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Il funerale di Imu e Tasi annunciato dal premier Matteo Renzi rischia di essere il funerale di molti enti locali della Campania. Si stima che, in caso di soppressione delle tasse locali che gravano sugli immobili, i Comuni della regione perderebbero complessivamente 2,3 miliardi di euro. Il presidente di Anci Campania, Giosi Romano, dice al Denaro che le conseguenze della soppressione di Tasi, a dicembre secondo quanto dice il Governo, e Imu (nel 2016) sono esasenzialmente due.Giosi RomanoAvremo una riduzione dei servizi essenziali di cui beneficiano i cittadini e una situazione di dissesto finanziario per molti Comuni della Campania”. Quanti siano è difficile stabilirlo al momento ma secondo l’Anci si tratta della maggioranza delle amministrazioni locali. Come dire che senza un’alternativa si chiude. “Proprio in queste ore – racconta al Denaro il presidente dell’associazione che riunisce i Comuni regionali – stiamo facendo delle verifiche contabili che ci consentono di quantificare Comune per Comune qual è il contraccolpo in termini finanziari”. Poi c’è una fase successiva, che è quella delle proposte da avanzare al Governo al fine di ammortizzare gli effetti della soppressione della tassa per i servizi locali. “All’inizio della prossima settimana ci incontriamo per mettere insieme un documento da sottoporre a Palazzo Chigi”. L’Anci nazionale una proposta l’ha già avanzata ed è quella di distribuire ai Comuni una quota dell’Imu sugli immobili produttivi, il cui gettito al momento finisce interamente nelle casse dello Stato.

Imprese penalizzate

Chi non sorride ancora sono le aziende. Per loro Imu e Tasi dovrebbero restare in vigore, visto che si parla di una soppressione a solo beneficio delle abitazioni utilizzate come prima casa e nemmeno per tutti i casi. La Campania, con un’aliquota al 10,19 per mille, è la regione in cui per i cosiddetti immobili produttivi si paga di più. In Italia solo l’Umbria, con il 10,34 per mille, applica una tariffa superiore. E l’aliquota campana, va detto, è ben al di sopra della media nazionale che si attesta al 9,97 per mille. Entrando nel dettaglio delle province si scopre invece che la più cara è Napoli, con un’aliquota media del 10,26 per mille: seguono Salerno (10,19), Caserta (10,12), Benevento (10,3) e Avellino (9,92). La provincia più cara d’Italia, secondo i dati elaborati da Confartigianato, è Trieste con una tariffa del 10,99 per mille. Con un gettito comunque elevato quella di lasciare ai Comuni una quota parte potrebbe essere l’idea migliore.

Calcoli complicati

Su un totale di 17 milioni e 926mila contribuenti italiani che pagano Imu e Tasi sulla prima casa i campani sono 1 milione e 112mila. Questa regione è la settima d’Italia per numero di proprietari che pagano le tasse sugli immobili abitativi: le regioni più prolifiche per lo Stato, da questo punto di vista, sono Lombardia (3 milioni e 333mila contribuenti), Lazio (1 milione e 897mila) e Veneto (1 milione e 641mila). Va anche detto che i Comuni ricevono una quota parte del gettito. Limitandoci ai soli capoluoghi di provincia della Campania possiamo stabilire, stando ai dati raccolti dalla Cgia di Mestre, che Napoli riceve 28 milioni e 100mila euro circa, Avellino poco più di 2 milioni così come Benevento (2 milioni e 211mila euro) e Caserta (2 milioni e 405mila euro) mentre Salerno si ferma a 493mila euro.

Il regno dei furbi

Prima che arrivasse il Governo a parlare di soppressione della Tasi la Campania aveva già un grosso problema: l’evasione. Secondo un’indagine condotta quest’anno dal ministero dell’Economia e delle Finanze la Campania è seconda, in Italia, per numero di evasori delle imposte sugli immobili. Fatto 100 come coefficiente relativo alla quota che lo Stato dovrebbe incassare in Campania si arriva a 67,5 e peggio fa solo la Calabria con 66,2. Ciò significa che nella nostra regione il Fisco, da Imu e Tasi, incassa 67,5 euro per ogni 100 che dovrebbero entrare nelle sue casse. Tra i più virtuosi figurano invece la Valle d’Aosta, che raggiunge quota 90 euro di gettito (quasi il totale), la Lombardia che arriva a 81,3 euro e il Lazio che registra una quota di 72,7 euro per ogni 100 che dovrebbero essere pagati. Al Sud i più virtuosi sono in Basilicata, dove da Imu e Tasi si raccolgono 70,1 euro per ogni 100.