Esploratore o preincarico?

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(AdnKronos) – Un mandato esplorativo o un preincarico. A 40 giorni dalle elezioni, sono queste le formule che il presidente Mattarella potrebbe pronunciare nei prossimi giorni per risolvere l’impasse politica e dare il via alle prime fasi per la formazione del nuovo esecutivo. Ma per risolvere il complicato rebus istituzionale, il capo dello Stato potrebbe anche ricorrere alla soluzione di un governo del Presidente o scegliere di conferire un mandato ‘pieno’ a una personalità super partes o a un tecnico.

A due settimane dal primo round di consultazioni, e dopo la fumata nera del secondo giro, l’ipotesi più accreditata è quella del mandato esplorativo, con il nome del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati in pole. In seconda istanza, nella veste di esploratore potrebbe essere chiamato il presidente della Camera, Roberto Fico. Ma cosa si intendere per ‘esploratore’? E che differenza c’è con il preincarico?

COS’E’ IL MANDATO ESPLORATIVO – Il mandato esplorativo, una formula non prevista dalla Costituzione, viene affidato dal capo dello Stato nel caso in cui le consultazioni non abbiano dato indicazioni significative. Durante le procedure per la formazione del governo il Presidente della Repubblica può chiamare una personalità (solitamente una figura istituzionale, come i presidenti delle Camere) a verificare se esistano i presupposti ed eventualmente a dare un impulso per arrivare ad una possibile soluzione della crisi.

Solitamente si tratta di personalità super partes ma anche con una connotazione più politica rispetto a quella del Capo dello Stato, in grado quindi di avere un approccio bipartisan alle questioni, ma anche di inserire nel confronto tra le forze politiche quegli elementi che possono permettere di superare la fase di stallo.

IL PRIMO ESPLORATORE – Il primo ‘esploratore’ fu Cesare Merzagora nel 1957, durante la crisi apertasi dopo le dimissioni di Antonio Segni il 6 maggio 1957. Nel conferirgli l’incarico, il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, spiegò che come suo supplente, la Costituzione gli conferiva “il compito di accertare quali concrete possibilità esistessero di costituire un governo in grado, per la composizione e il programma, di riscuotere la fiducia delle Camere e del Paese”. Merzagora accettò il mandato, spiegando tuttavia di considerare il suo compito limitato proprio a verificare se fosse possibile far nascere un nuovo esecutivo, rinunciando quindi ad una automatica trasformazione in incarico pieno, essendo opportuno ricorrere al presidente del Senato soltanto come estrema risorsa. Alla fine nacque un nuovo gabinetto guidato dal democristiano Adone Zoli.

IL CASO NILDE IOTTI – La prima volta di un”esploratrice’ fu quella dell’allora presidente della Camera, Nilde Iotti, chiamata a questo incarico dal presidente della Repubblica Francesco Cossiga il 27 marzo del 1987. Un mandato esplorativo che però si concluse senza una soluzione.

CHE DIFFERENZA C’E’ CON IL PREINCARICO? – A differenza del mandato esplorativo, il preincarico viene affidato dal capo dello Stato a una figura politica che ha il compito di verificare la possibilità di dare avvio alla formazione dell’esecutivo. Il preincaricato accetta con riserva, ma non è detto che gli venga conferito l’incarico. Solo nel caso in cui l’esplorazione abbia successo, avrà l’incarico di formare il nuovo governo.

IL PRECEDENTE DI BERSANI – Nel 2013, il mandato conferito da Napolitano all’allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani portò a un nulla di fatto. In quel caso, verificata l’impossibilità di formare un governo da parte di Bersani, al termine di un rapido giro di consultazioni, il 30 marzo 2013 Napolitano decise di formare due commissioni di lavoro, chiamate a stabilire contatti con i Gruppi parlamentari, per un confronto su proposte programmatiche in materia istituzionale ed economico-sociale ed europea. Un’iniziativa che avrebbe rappresentato il prodromo per la successiva nascita del governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta.

IL PREINCARICO A SALVINI O A DI MAIO – Per sbloccare l’attuale stallo, Mattarella potrebbe optare per un preincarico a Matteo Salvini, in quanto leader della coalizione di centrodestra che ha raccolto più consensi. In questo caso, il segretario della Lega dovrebbe dimostrare di avere la maggioranza, difficile da trovare senza intese con il Movimento Cinque Stelle. Ma a ricevere il preincarico potrebbe essere anche il leader pentastellato Luigi Di Maio. In questo caso la scelta prevede due scenari: da un lato, la formazione di un governo con la Lega (ma senza Berlusconi); dall’altro, ma più difficile, un esecutivo con il Pd di Martina.

E IL MANDATO PIENO? – Si parla di mandato ‘pieno’ quando il capo dello Stato affida l’incarico di formare il governo a un esponente politico che ritiene possa ottenere una maggioranza parlamentare. Ma visto l’esito delle elezioni del 4 marzo scorso è difficile che Mattarella abbracci questa ipotesi.