Con le elezioni europee ormai alle spalle, la chiusura del Festival dell’Economia di Trento e dopo le celebrazioni per la Festa della Repubblica, credo sia giunto il momento di Con le elezioni europee ormai alle spalle, la chiusura del Festival dell’Economia di Trento e dopo le celebrazioni per la Festa della Repubblica, credo sia giunto il momento di fare alcune riflessioni sul nostro Paese e sul suo auspicabile (?) futuro federalista. Spunto di questa riflessione e´ stato un bellissimo articolo scritto da Francesco Maselli, un ex militante del PD e uno dei pochi renziani pensanti della primissima ora (me ne parlava già nel 2010 e meglio), intitolato “Qualcuno dica perchè dobbiamo rimanere nell’Euro”[1]. Nell´articolo, Francesco, pur definendosi “l’agente anti-economico” per eccellenza, si cimenta in un interessante studio comparato tra inflazione reale ed inflazione percepita di alcuni prodotti in Italia, notando come il tasso d´inflazione fosse stato sostanzialmente contenuto per una maggioranza di macrocategorie di prodotto, in un periodo compreso tra il 1996 (data di adozione del cambio fisso irrevocabile con l’ECU) e oggi. L´analisi, seppur volutamente “grezza” e´ confermata dal data mapper del Fondo Monetario Internazionale, che per il periodo ’96-‘07, registra un tasso d´inflazione sempre intorno al 2%, seguita da periodi piu’ “altalenanti”[2]. L’articolo prosegue con critica alla classe dirigente italiana e in particolare ai vertici del Partito Democratico, per la loro assoluta incapacita´di spiegare agli italiani i vantaggi della moneta unica. Francesco si definisce “entusiasta dell´Europa” e credo che sia in buona compagnia. Il sottoscritto, che ha avuto la fortuna e il privilegio di poter compiere,gli studi universitari tra Rotterdam, Torino, Madrid e Parigi, come potrebbe non dichiararsi “un convinto Europeista”? Ho anche avuto la possibilita’ di dichiararlo alla sede del Parlamento Europeo di Strasburgo, dove la mia universita’ ha celebrato l’apertura dell’anno accademico 2013/2014 e sulla mia pagina Facebook potete leggere il discorso che ho pronunciato davanti all’ex Presidente del Parlamento Europeo Enrique Baron Crespo[3]. In questo articolo, che premetto essere un po´lungo, cerchero´di sviluppare le tematiche proposte da Francesco, in particolare in relazione al tema Europa. La retorica sul laboratorio e l’inflazione “L’antieuropeismo nasce dunque da una retorica europeista eccessiva e certo controproducente -o questa Europa o la catástrofe-. Non è così”. Chi e’ d’accordo con questa parole di Zingales? Io. “Ma come? Hai appena scritto che sei un europeista convinto!” Vero. Ma non “eurista”. Il problema della retorica europeista in salsa “piddina”, che mischia, in un unico grande minestrone, categorie di pensiero che dovrebbero essere, ai fini di un’analisi scientifica, distinte, come Euro, Unione Europea ed Europa, e´stato magistralmente descritto dal sopracitato Zingales nel suo ultimo libro, “Europa o no”. Il guru di Chicago, si era gia´segnalato, nel 2012, per aver definito i fondatori dell´Euro dei “criminali, che hanno “creato una crisi evitabile”[4], e per aver sintetizzato il pensiero dei padri fondatori , la formula de “Nel momento di crisi, ci uniremo di più“,con “Abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo, solo che il corpo è rimasto di qua”. Zingales pero’ non si e’ solamente limitato all’aspetto “filosofico” della questione Euro-Europa. Nel libro viene spiegato che la ragione per la quale i Paesi periferici come l´Italia decisero di aderire all´euro, era esattamente quella di guadagnare credibilita´ anti-inflazionista, di munirsi di un vincolo esterno che li avrebbe resi virtuosi. Il credo anti-inflazionista, pero’, sotto le istanze della Bundesbank (“Non tutti i tedeschi credono in Dio, tutti i tedeschi credono nella Bundesbank) si e’ tradotto in un target d’inflazione eccessivamente basso e, non essendo stato affiancato da un target del livello di “disoccupazione”, e´ diventato un dogma che rischia di trascinare l´Eurozona in deflazione (Krugman lo diceva gia’ 1999[5] e lo ha ribadito nel 2014 alla conferenza della BCE a Deria[6]). Paradossalmente, osserva Zingales, per lo Statuto odierno della BCE di oggi “un’inflazione del 2.1% e’ inaccettabile, mentre una deflazione del 10% e’ accettabile”[7]. Il 9 Maggio del 2010, sulle colonne del Sole 24 Ore, aveva addirittura indicato un progetto di “rottura controllata” della moneta unica, definito “Euro a due velocita´”, in cui si preconizzava la separazione dell´Eurozona in due aree, un “centro” e una “periferia”[8]. Venne seguito a ruota dal Nobel Stiglitz che, nell’ Ottobre dello stesso anno, proponeva un piano di rottura dell´Eurozona “dall´alto” da parte della Germania, per evitare che l’Europa avviasse una serie di politiche di austerita’ che avrebbero fatto sprofondare il continente nella recessione[9]. Vi suona familiare? Il problema, per Zingales, non e´ stato “l´entrata dell´Italia nella moneta unica” ma “le condizioni di tale entrata” che hanno “gravato pesantemente sulla sostenibilita´del debito pubblico e delle pensioni”[10]. Ora, facciamo un passo indietro, per riflettere sulle parole di Zingales quando parla di “crisi evitabile” A cosa si riferisce? Probabilmente, alla frase pronunciata da Romano Prodi, uno dei padri fondatori dell´Euro e Presidente del Consiglio in carica durante l´entrata dell´Italia nella moneta unica, in una famosa intervista sul Financial Times del 2001: “Ma un giorno ci sara´una crisi e nuovi strumenti di politica economica, ora improponibili, verranno creati”[11]. Ora, si puo´obiettare, che, per quanto la fonte sia autorevole, si tratti soltanto di una singola dichiarazione, il cui valore storico e´ interpretabile. Potrebbe, in effetti, trattarsi di una forma di “wishful thinking”, di una profezia avveratasi solo per meta´, quasi di buon auspicio per la realizzazione della seconda parte. La seconda conferma alle parole di Zingales, la fornisce un´altra autorevolissima fonte, l´ex Presidente del Consiglio, ora giudice Costituzionale, Giuliano Amato, che in un´intervista ha dichiarato “Gli Americani ci avevano avvertito che l´Euro sarebbe fallito”[12]. In sintesi, Amato ammette che l´Euro era stato creato senza i necessari strumenti istituzionali (prevalentemente di natura fiscale), la famosa “moneta senza Stato di cui ha parlato anche il Governatore di Bankitalia Visco nella sua ultima relazione, e che addirittura, in presenza di eventuali shock esterni, i Trattati rendevano impossibile aiutare i Paesi in difficolta´. L´attento osservatore, dovrebbe quindi ora domandarsi: “Momento, momento: che vuol dire che gli Americani ci avevano avvertito?” Non voglio farmi interprete erroneo delle parole di Amato, ma credo che la risposta sia racchiusa in due “luoghi”. Il primo, per i piu´pigri, e´ il solito libro di Zingales, dove a pagina 28 possiamo trovare una dichiarazione del Nobel per l´economia Paul Krugman, tratta da un articolo del 2011 sulla sua enciclopedica rubrica sul New York Times, intitolato “Boring Cruel Romantics”[13], in cui l’economista utilizza la formula “i padri dell´Europa sono romantici privi di senso pratico”. Un po´ rude, ma efficace. Il secondo, per chi ha voglia di capire “il peccato originale dell´Euro” e´ una raccolta di paper di economisti americani non esattamente di secondo piano( da Krugman a Rogoff, da Feldstein a O´Rourke, da Mundell a Friedman) intitolata: “The Euro: it can´t happen, it´s a bad idea, it won´t last”, disponibile in PDF su Internet sia in versione integrale (170 pubblicazioni) su IDEAS[14], sia in versione “light” da 56 pagine, sul sito della Commissione Europea[15], e che copre un arco di tempo dal 1989 al 2002. In estrema sintesi: l´Eurozona non e´un´area valutaria ottimale (Optimal Currency Area, per gli esterofili) secondo i criteri definiti da Mundell[16], in particolare a causa dei differenziali d´inflazione tra i Paesi che la compongono (Zingales)[17], della scarsa mobilita´del fattore produttivo “lavoro” (come sottolineato dalla mia professoressa di Macro Avanzata, Carmen Maria Roldan[18]) e della mancanza di politiche fiscali condivise tipiche degli Stati Federali, i cosiddetti “fiscal transfers” di Sachs e Sala-i-Martin[19]. I problemi “strutturali” si acuiscono in presenza di una crisi: in particolare, il cambio fisso irrevocabile rende gli strumenti di politica monetaria “di poco aiuto” quando si tratta di reagire a “shock esterni asimmetrici” che “impediscono funzionamento corretto dell´unione monetaria” (Bajo Rubio-Roldan)[20]. Ricapitoliamo. Secondo Zingales all’ Italia sarebbe convenuto entrare nell’Euro (anche se con operazioni cosmetiche sui conti pubblici[21]) ma, secondo la letteratura scientifica, l’Eurozona, composta da Paesi che, per definizione, sono fortemente eterogenei nelle strutture economiche, non rappresenta un’area valutaria ottimale. L’euro effettivamente e’ avvenuto (it happened) ma non e’ stata una buona idea (so far). Proseguiamo e cerchiamo di capire i perche’. La narrazione prevalente della crisi dell’Eurozona Si e’ parlato parla di una crisi di debiti sovrani. Ossia di debiti pubblici. E visto che l’Italia ha storicamente, un debito pubblico elevato, e’ stato facile identificarlo come causa di ogni male. Questa lettura pero’ presenta delle incongruenze: 1) L’Italia ha sempre avuto un debito pubblico elevato, superiore di gran lunga alla soglia prevista dai trattati del 60% in rapporto al PIL anche al momento dell’ingresso nella moneta unica 2) Ad essere “attaccati dai mercati”, dopo Grecia, sono stati Paesi con debiti pubblici contenuti, come Spagna e Irlanda. Qualcosa non torna? La letteratura scientifica, fortunatamente, suggerisce una possibile “narrazione alternativa”. Le dinamiche di una possibile crisi della Eurozona, vennero anticipate per la prima volta Paul De Grauwe, economista di primissimo piano, oggi alla LSE, quando, sul Financial Times del 20/2/1998 pubblico´un articolo dal titolo profetico “The Euro and the Financial Crisis”[22] in cui si poneva una domanda piuttosto importante: “Puo´una crisi come quella scoppiata in Asia, verificarsi in Europa?”. Il pericolo contro cui metteva in guardia de Grauwe non era quello dell´eccessivo indebitamento pubblico, bensi´di quello privato e arrivo’ addirittura a prevere la bolla dell’immobiliare spagnolo[23]. Ed effettivamente, l´Italia, intesa come Stato, dal suo ingresso nell´euro fino al 2007 e´stata, come osservato da Krugman “fiscalmente responsabile” [24],con un abbassamento lento ma costante del debito pubblico, a cui pero´faceva, da controaltare, un´impennata vertiginosa del debito privato, come illustrato da Bagnai[25]. Il problema previsto da De Grauwe e’ stato esattamente quello che ha determinato il panico dei mercati nell’estate del 2011: il cambio fisso ha “drogato” il mercato, limitando la funzione di risk signalling dei tassi di cambio determinando una crisi delle bilance di pagamento degli stati periferici, in cui sarebbero affluiti i capitali dei paesi “core”[26]. Questi sarebbero diventati creditori di Paesi il cui debito estero era stato denominato in una moneta sulla quale non avevano nessun controllo, esattamente come le Tigri Asiatiche negli anni ´90[27]. In presenza di uno shock asimmetrico, il meccanismo e’ saltato, determinando il “sudden Stop” dei flussi di capitale e generando la conseguente “l´esplosione” debito dei paesi periferici e i dubbi sulla sua sostenibilita’. La dinamica qui descritta era stata anticipata prima da Minsky[28] e poi teorizzata nel cosiddetto “Ciclo di Frenkel”, di cui potete trovare una spiegazione sul Sole 24 Ore del 2 Luglio 2013[29]. Quindi il fallimento non e´stato del debito sovrano, bensi´ di mercato. E a certificarlo e’ il Vice Presidente della BCE Vitor Constancio, nel suo discorso alla “Banca di Grecia” del Maggio del 2013[30] in cui si conferma, tra l´altro, l ´ipotesi che la crisi bancaria dell´Eurozona sia stata dovuta ad una grossa operazione di “carry-trade”, ossia delle “scommesse”, realizzate dalle banche del Nord Europa, che, sfruttando i differenziali d’inflazione tra i vari Paesi, s´indebitavano a tassi piu´convenienti, per reinvestire sui titoli di Stato dei Paesi GIPSI, che avevano rendimenti superiori rispetto a quelli dei Paesi d´appartenenza(Acharya-Steffen).[31] L´agente antigiuridico. La narrazione presentata, fino a questo punto, lascia intendere che l´Euro, sia stato effettivamente realizzato, ma che, per una serie di motivi, non sia stata una “excellent idea” Bisogna quindi capire se il resto della profezia “non durera´” si avverera´ o meno. Per far questo, vorrei mettere da parte un attimo l´economia, per dedicarmi a quello che chiamero´, parafrasando Francesco Maselli, “l’ agente anti-giuridico”. Cosí come Francesco ha fatto per l´economia, ammetto la mia palese ignoranza in materia di diritto e mi pongo una domanda: Al di la’ delle problematiche economiche sopra indicate, e’ possibile che l’Europa abbia un problema di natura giuridica? La risposta parrebbe essere “Si’”. Ad esporre la tesi della patologia giuridica europea e’ il professor Guarino, sulle colonne del Foglio dell’11 Dicembre 2012 e sul Sole 24 Ore del 30 Maggio scorso. In particolare, non esisterebbe precedente storico di Stati che, “per perseguire obiettivi di crescita, si siano rigidamente vincolati al rispetto della parità di bilancio”. Guarino fa svariati esempi, ma il piu’ rilevante e’ quello relativo al cosiddetto “Fiscal Compact”, che dovrebbe entrare in vigore nel 2015, salvo slittamenti[32]. Secondo Guarino, l’articolo 3 del Fiscal compact e’ inapplicabile in quanto “non compatibile con i Trattati fondativi dell’Unione Europa”. In particolare, con il Trattato di Lisbona che “fissa al 3% il limite che l’indebitamento non puo’ superare”, limite che il Fiscal Compact “riduce a zero punti”. Il Fiscal Compact, secondo Guarino, e’ semplicemente “illegale”. Inoltre, secondo Guarino, l’ex Ministro delle Finanze Theo Waigel, nel 1999, avrebbe cambiato, tramite regolamento, le norme del Trattato originario di Maastricht, negoziato da Carli, che “si basavano sulla premessa che gli Stati avessero un potere di política económica e la capacita’ d’indebitamento”[33]. La formula originale, permetteva agli stati di sforare il deficit del 3% e il limite del rapporto Debito/PIL del 60% “in presenza di condizioni eccezionali”. Guarino chiude dicendo che il regolamento “e’ una fonte di rango inferiore” e per tanto andrebbe ignorato, in quanto il Trattato di Maastricht e’ stato confermato da quello di Amsterdam e da quello di Lisbona, oggi in vigore. Sull’insostenibilita’economica del Fiscal Compact, vi rimando allo splendido articolo di Gattei e Iero[34], di cui vi anticipo soltanto la conclusione del modello di simulazione: (…)anche nello scenario ottimista sarebbe comunque richiesto uno sforzo non indifferente ad un sistema economico e sociale, come quello italiano, che sta subendo un processo di ridimensionamento della sua base produttiva in atto da almeno quattro anni. Inoltre, il rapporto debito/Pil scenderebbe sotto il 60% solo nel 2047: nella migliore delle ipotesi ci aspetterebbero altri 30 anni di avanzi primari consistenti! (…) Il secondo punto di natura giuridica sul quale vorrei soffermarmi e’ quello di “deficit strutturale”, contenuto nell’ultimo DEF, analizzato dal giornalista Maurizio Sgroi sul blog “The Walking Debt”[35] I seguenti virgolettati sono tratti dall relazione della Corte dei Conti, che lo ha analizzato. “La logica sottostante l’adozione di obiettivi di indebitamento strutturale, tesa a sanzionare l’eventuale utilizzo di misure pro-cicliche, si scontra però con un problema di fondo: la non osservabilità dell’indebitamento strutturale”. Non osservabile. Ossia, non esiste. “All’inconveniente (la non osservabilità, ndr) si sopperisce mediante l’utilizzo di particolari tecniche statistiche finalizzate a distinguere, all’interno della serie storica del saldo di bilancio, la componente ciclica da quella strutturale”, spiega la Corte, sottolineando però che “queste tecniche possono tuttavia condurre a risultati non univoci e anche fortemente divergenti fra loro a causa dell’ampio ventaglio di ipotesi preliminari che può essere assunto”. Inoltre, “Anche rimanendo all’interno di un stessa fonte statistica, la misurazione del saldo strutturale è soggetta a continue modifiche, con differenze che diventano molto consistenti proprio in occasione dei momenti di inversione del ciclo economico”. “E’ stato infine rilevato come, all’interno della metodologia della Commissione UE, agli attuali valori di indebitamento strutturale corrispondano livelli di disoccupazione di equilibrio nell’ordine dell’11 per cento, evidentemente inconciliabili con qualsiasi obiettivo di piena occupazione. Sarebbe dunque lo stesso modello statistico utilizzato per guidare le politiche di bilancio europee a imporre un severo trade-off fra crescita e stabilità delle finanze pubbliche”. Tutto chiaro? Non disperate. Se le cose stessero realmente cosi’ (e mi auguro di avere torto), Renzi avrebbe un’ eccellente base di negoziazione per le future trattative in sede Europea. E non lo dico io! Lo dice Wolfang Munchau, nel suo ultimo editoriale sul Financial Times![36] Conclusione e Piano B Come si potra’ dedurre dall’articolo, reputo l’euro uno strumento molto imperfetto. La moneta unica e’ stato l’oggetto di due anni d’intensi studi e ancora oggi nutro moltissimi dubbi su quale debba essere la strada “maestra” da seguire. Il confronto, con i miei “colleghi” universitari, con i miei professori e sui social network, e’ constante e ogni giorno s’impara qualcosa di nuovo. L’Euro non e’ l’unico problema dell’Italia[37] e un’ uscita unilaterale dalla moneta unica del Paese non rappresenta una soluzione, al momento,auspicabile. L’Italia deve cercare di farsi promotrice del progetto di unificazione federale in Europa e questa legislatura europea rappresenta un’eccellente occasione. Va pero’ ricordato che se il coraggio e’ una virtu’, lo e’ anche la prudenza e la strada per realizzare il sogno Europeo, sembra essere ancora in salita[38]. Per Zingales, “una qualche forma di unione fiscale, se si vuole tenere in piedi l’euro, altrimenti si prenda atto che manca questa volontà e, come in una coppia che litiga e non riesce più ad andare d’accordo, si arrivi a un divorzio”. La domanda, quindi, e’ piuttosto semplice: se l’Europa non cambia passo (leggi: se la Germania non cambia linea) cosa dovremmo fare? I primi a parlare in maniera articolata di piano B per l’Italia pero’, sono stati il prof. Alberto Bagnai nel libro “Il Tramonto dell’Euro” (a dire il vero anche prima,sul Manifesto[39]), vincitore del prestigioso Premio Canova e il prof.Savona, anche lui padre Nobile della moneta unica, prima su “il Foglio” del 18/05/2012 e piu’ recentemente con un accorato appello intitolato “Ora basta con le bugie sull’Euro”[40]. Al coro delle critiche, si e’ aggiunto anche Romano Prodi, demoralizzato per la china che l’Europa e il progetto di unificazione stanno prendendo[41], soprattutto in materia di tasso di cambio EUR/USD che definisce ““fortemente sopravvalutato: la sua quotazione corretta sarebbe 1,1 o 1,2 sul dollaro, mentre oggi siamo a 1,4”[42]. Sul problema cambio troppo “pesante” si e’ fatto risentire[43] anche “il falco” Martin Feldstein, che ha invocato una svalutazione (depreciation) del 15%[44]. Zingales nel suo ultimo libro contempla l’idea di un abbandono dell’Eurozona da parte dell’Italia come piano B, un’analisi da compiere in termini di costi/benefici di permanenza e di uscita. Un piano B lo ha eleborato anche l’economista Lucrezia Reichlin, che sulle colonne dell’Espresso propone un “default pianificato”[45] (con il rischio di mettere in ginocchio il sistema bancario italiano[46]). A questo punto, mi rifaccio nuovamente alle parole di Zingales: “La verità è un’altra: oggi non c’è alcun dibattuto sui costi e i benefici della moneta unica e questo rafforza i ciarlatani, gli unici a occuparsi della questione”. La nostra classe dirigente ha non solo l’obbligo di spiegarci perche’ dobbiamo rimanere nell’euro, ma cosa intende fare, di concreto, per far si’ che l’Europa smetta di essere un ring[47] e torni ad essere una Unione con un obiettivo federalista. Altrimenti, come ha detto O’ Rourke, professore ad Harvard, “tra 50 anni gli storici si domanderanno come l’euro sia nato in primo luogo”[48] . Nel 2014, dire “ci vuole piu’ Europa” e’ veramente troppo poco. Addendum dell’ultima ora: Nemmeno il tempo di finire di battere questo articolo, che arriva una mezza “gelata” dalla Commissione Europea: Renzi e’ riuscito a spuntarla sullo slittamento del pareggio del bilancio al 2016, ma gli vengono recapitati 8 “amichevoli suggerimenti”[49]. Ma mentre Padoan nega la necessita’ di una nuova manovra, mi chiedo se “trasferire il carico fiscale dal lavoro ai consumi” non sia semplicemente un modo per dire di aumentare l’IVA . Forse ha ragione T. Manfredi[50], che su Twitter scrive: “La verità è che a loro (UE) interessa solo la nostra base imponibile, garanzia del nostro debito”. Si ringrazia Filippo Civitelli per la peer-review Bruno Criscuolo
Europa – Euro: le fauci del destino
[1] http://francescomaselli.net/2014/05/23/qualcuno-dica-perche-dobbiamo-rimanere-nelleuro/
[2] Potete divertirvi anche voi qui :http://www.imf.org/external/datamapper/index.php?db=FPP
[3] https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10151941026691565&set=pb.707366564.-2207520000.1401724199.&type=3&theater
[4] http://158.58.172.191/cliente73/DatiWeb/PdfSingoli/2308492.pdf
[5] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-12-17/i-sei-premi-nobel-contro-euro-paul-krugman-italia-ridotta-paese-terzo-mondo-123937.shtml?uuid=ABsusak
[6] http://blogs.ft.com/money-supply/2014/05/27/krugman-gives-draghi-some-advice/
[7] “Europa o no”, 2014
[8] http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Italia/2009/commenti-sole-24-ore/9-maggio-2010/due-euro-meglio-uno.shtml
[9] http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/04/stiglitz-germania-fuori-dalleuro-o-il-continente-sprofonda/67733/
[10] “Europa o no”, 2014
[11] http://blogs.wsj.com/source/2011/10/31/did-the-euros-architects-expect-it-to-fail/
[12] https://www.youtube.com/watch?v=2culAA6_wwY
[13] http://www.nytimes.com/2011/11/21/opinion/boring-cruel-euro-romantics.html
[14] http://ideas.repec.org/p/euf/ecopap/0395.html
[15] http://ec.europa.eu/economy_finance/publications/publication16345_en.pdf
[16] “ A theory of Optimal Currency Area” , 1968
[17] “Europa o no”, 2014
[18] Macroeconomics Analysis of Monetary Unions”, 2011
[19] “Fiscal Federalism and Optimum Currency Areas: Evidence for Europe From the United States”, 1991
[20] “Macroeconomics Analysis of Monetary Unions”, 2011
[21] http://www.gustavopiga.it/wordpress/wp-content/uploads/2012/03/discussion.pdf
[22] http://www.econ.kuleuven.be/ew/academic/intecon/Degrauwe/PDG-papers/FT_articles/FT%201998%2002.htm
[23] Ibidem
[24] http://krugman.blogs.nytimes.com/2014/05/09/eurozone-fiscal-myths/?_php=true&_type=blogs&_r=0
[25] http://www.youtube.com/watch?v=SHIxQt_sQFA
[26] http://www.asimmetrie.org/wp-content/uploads/2014/05/AsimmetrieWP0114.pdf
[27] http://www.newyorkfed.org/research/economists/pesenti/whatjapwor.pdf
[28] http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ddb7842c-50c2-11dc-86e2-0000779fd2ac.html#axzz33TmvKyuF
[29] http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-07-01/ciclo-frenkel-spiegare-crisi-191219_PRV.shtml?uuid=AbK6iHAI
[30] http://www.bankofgreece.gr/BogEkdoseis/SCP201315.pdf
[31] The “Greatest” Carry Trade Ever? Understanding Eurozone Bank Risks, 2012
[32] http://www.giornalettismo.com/archives/1424631/la-bufala-del-movimento-5-stelle-sul-fiscal-compact/
[33] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-05-30/l-italia-chieda-rispetto-norme-volute-carli-063825.shtml?uuid=ABnmbMMB
[34] http://www.economiaepolitica.it/index.php/politiche-fiscali-e-di-bilancio/fiscal-compact-quanto-ci-costi/#.U4wyhvl_v_M
[35] http://thewalkingdebt.wordpress.com/tag/deficit-strutturale-cose/
[36] http://www.ft.com/intl/cms/s/0/68ceda48-e75b-11e3-88be-00144feabdc0.html#axzz33TmvKyuF
[37] Qui alcuni suggerimenti di policy dal lato dell’offerta http://blog.supplysideliberal.com/post/84492471780/italys-supply-side-troubles
[38] http://www.asimmetrie.org/wp-content/uploads/2014/05/AsimmetrieWP0114.pdf
[39] http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/L-uscita-dall-euro-prossima-ventura-9819
[40]http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1885581&codiciTestate=1
[41] http://4.bp.blogspot.com/-M_yDbhWaOMk/Uvvyl_1qg1I/AAAAAAAAPqI/6rDTjWd02TI/s1600/Fatto+Prodi+Euro.jpg
[42] http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/03/leuro-una-moneta-che-funzionerebbe-solo-se-fosse-la-lira/898941/
[43] http://www.nber.org/feldstein/fa121311.pdf
[44] http://www.project-syndicate.org/commentary/martin-feldstein-says-that-sharp-currency-depreciation-would-solve-the-eurozone-s-biggest-problems
[45] http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2014/05/29/news/la-proposta-choc-di-lucrezia-reichlin-ora-dobbiamo-ristrutturare-il-debito-1.167487
[46] :http://phastidio.net/2014/06/02/lucrezia-reichlin-e-lutopia-del-default pianificato/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=twitter
[47] http://www.linkiesta.it/borghi-italia-fuori-da-euro
[48] https://www.imf.org/external/pubs/ft/fandd/2014/03/orourke.htm
[49] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-02/le-raccomandazioni-ue-italia-via-libera-in-extremis-slittamento-pareggio-strutturale-bilancio–172821.shtml?uuid=AByxG6MB&nmll=2707
[50] http://www.linkiesta.it/thomas-manfredi/profilo