Ex detenuto, un appellativo che rende difficile la vita post carcere 

“Libero”, comincia così il secondo tempo della vita di un ex detenuto, che dopo aver atteso e immaginato una vita fuori dal carcere, si chiude la porta del penitenziario alle spalle, ma la vita reale è molto più dura di quello che si immagina dalla galera. Scarcerato, equivale ad ex detenuto e gli effetti dalla carcerazione seguono ovunque, rischiando di far vacillare quella gioia infinita della ritrovata libertà. La vita fuori dalle mura del carcere si è evoluta, cambiando assetto, gli affetti ed i sentimenti rischiano di avere una nuova forma, e la realtà potrebbe portare a rendersi conto che gli amori sono naufragati, gli amici si sono allontanati, la famiglia è cambiata per lutti, malattie, dissapori; scontrandosi anche con la difficoltà di un reale reinserimento all’interno della società. E il rischio di ricadere in errori del passato è dietro l’angolo, è quella che viene chiamata recidiva e in Italia il tasso di recidiva degli ex detenuti si aggira intorno al 70%, il che significa più di due persone su tre, una volta uscite dal carcere, commettono ulteriori crimini che potrebbe riportarli in carcere. Escono di prigione senza nessun percorso di reinserimento. Spesso senza casa, senza famiglia, senza lavoro e senza residenza. Nella migliore delle ipotesi hanno perso punti di riferimento affettivi e familiari che oltre ad essere una risorsa emotiva e sentimentale, potevano essere una risorsa materiale, ritrovandosi con un’abitazione in fitto o una casa che è un’eredità da contendersi. Un recluso che esce dal carcere si trova disorientato. Soli o con affetti da riconquistare, ma anche senza alcun sostentamento.  Impossibile per un ex detenuto accedere al reddito di cittadinanza, infatti, da alcuni mesi la norma sulla misura di contrasto alla povertà esclude la possibilità di fruire del reddito di cittadinanza alle persone che hanno scontato la pena e che da meno di dieci anni non sono recidive. Il reddito di cittadinanza per molti potrebbe essere un aiuto ai bisogni primari, tra cui anche l’affitto di una casa. La vita post carcere non è semplice, le difficoltà maggiori si riscontrano sia a livello abitativo, molti sono privi di un alloggio, di ospitalità, oltre che di un lavoro, spesso proprio a causa del backgroud di provenienza, così come per la fedina penale compromessa: un’impresa difficilissima. I soli lavoretti saltuari non bastano per far fronte ai bisogni essenziali, e il rischio di ricadere nelle maglie di un reato è alquanto alto. Spesso l’uscita dal carcere porta nella situazione precedente se non peggiorata al cospetto dell’entrata. Per questo motivo, è fondamentale intercettare i bisogni primari delle persone detenute quando stanno ancora scontando la pena, in effetti della scarcerazione enti ed istituzioni ne sono a conoscenza sei mesi prima, tempo utile per attivare una rete di servizi in grado di preparare i reclusi all’uscita. Servono risorse in un sistema welfare che dimentica gli ex detenuti, che molto spesso non hanno neppure la residenza e quindi non possono usufruire degli aiuti; ritrovandosi spaesati e disorientati all’interno della società. Sono dunque necessari diversi interventi che vanno attuati in prossimità delle dimissioni: incrementando le misure alternative ed i permessi premio, che aiuterebbero il detenuto a reinserirsi gradualmente nella società. Ma anche fornire l’opportunità alle persone recluse di svolgere dei periodi di tirocinio in aziende convenzionate con il carcere, che consentono alla persona di acquisire conoscenze, abilità, formazione e potrebbero garantirgli un lavoro se non proprio un’assunzione. La recidiva in sostanza si può scongiurare creando tutti i supporti e le condizioni materiali e psicologiche affinché le persone detenute, una volta libere, abbiano la possibilità di effettuare scelte di vita diverse da quelle che le hanno portate in un penitenziario dove hanno scontato il loro debito con la giustizia. Pensare anche di restituire dignità agli ex detenuti ridimensionando il provvedimento sul reddito di cittadinanza, che discrimina tutte quelle persone che hanno pagato il loro debito con la giustizia e hanno diritto ad essere al pari degli altri, persone senza aggettivi.