Fed: Yellen, nessuna bolla in Usa, aumenti tassi graduali

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La strada più probabile resta quella di un aumento graduale dei tassi di interesse da parte della Fed. Ad assicurarlo è Janet Yellen, a New York per un forum con i suoi tre predecessori, Ben Bernanke, Alan Greenspan e Paul Volcker. A moderare il dibattito è Fareed Zakariah della Cnn. Una riunione insolita, probabilmente una ‘prima’ pubblica per i quattro presidenti della Banca centrale americana, coloro che hanno delineato la politica monetaria dal 1979.

Quattro presidenti e quattro esperienze diverse, che diventano durante l’incontro anche motivo di battute. Bernanke ironizza sulla sua “fortuna a non dover essere colui che deve ridurre il bilancio della Fed”, gonfiatosi con gli stimoli durante la crisi economica. “Hai lasciato a me il compito”, gli fa eco Yellen scherzando.

Per l’attuale numero uno, l’incontro è anche un’occasione per ribadire come la Fed intenda procedere, soprattutto dopo che i verbali dell’ultima riunione hanno messo in evidenza una spaccatura all’interno dell’istituto centrale, con un dibattito su un possibile aumento dei tassi di interesse in aprile. Gli Stati Uniti non sono in una “bolla economica”, afferma Yellen, l’economia è su una “strada solida”, vicino alla “piena occupazione”, anche se restano delle “debolezze” sul mercato del lavoro. La presidente della Fed difende la decisione di alzare i tassi in dicembre: “Non abbiamo sbagliato”. Yellen si dice compiaciuta dei progressi ottenuti nel regolamentare le banche, ma fa capire che la Fed non intende mollare la presa, continuando a essere concentrata sul “too big to fail” (“troppo grossa per fallire”, definizione per le grandi banche in difficoltà).

Sul fronte dell’economia, il presidente della Fed ammette che ci sono “venti contrari”, soprattutto la debole crescita globale e il dollaro forte. Ma smorza i toni, insieme agli altri ex presidenti, sulla possibilità di una recessione. “Il rischio recessione c’è ogni anno – mette in guardia Bernanke -. Non vedo particolari motivi perché una recessione sia più probabile quest’anno che nel 2015”. Bernanke precisa che la Fed ha “munizioni” da usare in caso di necessità. E aggiunge: “E’ un errore lasciare che tutto il peso degli stimoli all’economia sia lasciato sulle banche centrali”, soprattutto nei periodi di recessione. La politica di bilancio può giocare un ruolo importante con la spesa. “Questo – dice Bernanke – vuole dire in alcuni casi accantonare l’austerity”. Poi precisa: “Ho risposto a una domanda, non è detto che questo valga ora”.

La strada più probabile resta quella di un aumento graduale dei tassi di interesse da parte della Fed. Ad assicurarlo è Janet Yellen, a New York per un forum con i suoi tre predecessori, Ben Bernanke, Alan Greenspan e Paul Volcker. A moderare il dibattito è Fareed Zakariah della Cnn. Una riunione insolita, probabilmente una ‘prima’ pubblica per i quattro presidenti della Banca centrale americana, coloro che hanno delineato la politica monetaria dal 1979.

Quattro presidenti e quattro esperienze diverse, che diventano durante l’incontro anche motivo di battute. Bernanke ironizza sulla sua “fortuna a non dover essere colui che deve ridurre il bilancio della Fed”, gonfiatosi con gli stimoli durante la crisi economica. “Hai lasciato a me il compito”, gli fa eco Yellen scherzando.

Per l’attuale numero uno, l’incontro è anche un’occasione per ribadire come la Fed intenda procedere, soprattutto dopo che i verbali dell’ultima riunione hanno messo in evidenza una spaccatura all’interno dell’istituto centrale, con un dibattito su un possibile aumento dei tassi di interesse in aprile. Gli Stati Uniti non sono in una “bolla economica”, afferma Yellen, l’economia è su una “strada solida”, vicino alla “piena occupazione”, anche se restano delle “debolezze” sul mercato del lavoro. La presidente della Fed difende la decisione di alzare i tassi in dicembre: “Non abbiamo sbagliato”. Yellen si dice compiaciuta dei progressi ottenuti nel regolamentare le banche, ma fa capire che la Fed non intende mollare la presa, continuando a essere concentrata sul “too big to fail” (“troppo grossa per fallire”, definizione per le grandi banche in difficoltà).

Sul fronte dell’economia, il presidente della Fed ammette che ci sono “venti contrari”, soprattutto la debole crescita globale e il dollaro forte. Ma smorza i toni, insieme agli altri ex presidenti, sulla possibilità di una recessione. “Il rischio recessione c’è ogni anno – mette in guardia Bernanke -. Non vedo particolari motivi perché una recessione sia più probabile quest’anno che nel 2015”. Bernanke precisa che la Fed ha “munizioni” da usare in caso di necessità. E aggiunge: “E’ un errore lasciare che tutto il peso degli stimoli all’economia sia lasciato sulle banche centrali”, soprattutto nei periodi di recessione. La politica di bilancio può giocare un ruolo importante con la spesa. “Questo – dice Bernanke – vuole dire in alcuni casi accantonare l’austerity”. Poi precisa: “Ho risposto a una domanda, non è detto che questo valga ora”.