Fiducia delle aziende europee per il 2015:
una su due prevede di aumentare il fatturato

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Secondo l’indagine realizzata da EY European Mid-Market Barometer 2015, le società europee di medie dimensioni sono molto ottimiste sull’attuale scenario economico ed hanno in programma piani di crescita nel corso dei Secondo l’indagine realizzata da EY European Mid-Market Barometer 2015, le società europee di medie dimensioni sono molto ottimiste sull’attuale scenario economico ed hanno in programma piani di crescita nel corso dei prossimi sei mesi, pur con delle differenze all’interno dei singoli paesi dell’Unione. L’indagine è stata condotta su un campione di 6.000 aziende europee con un fatturato annuo compreso tra i 10 e i 500 milioni di euro. Nel complesso, le società europee del middle market sono ottimiste rispetto alle prospettive di crescita attuali e future. L’87% degli intervistati ritiene infatti buono o molto buono lo stato attuale del business; il 50% si attende nel 2015 un aumento del fatturato della propria azienda rispetto all’anno precedente, e il 46% prevede di migliorare le proprie performance nel corso dei prossimi sei mesi, mentre solo il 7% del campione prevede un peggioramento dello scenario. Uno scenario comunque disomogeneo all’interno dei diversi paesi dell’Unione, come dimostra il business climate – indicatore di riferimento sul sentiment delle aziende che prende in considerazione la valutazione attuale e le previsioni future sulle performance delle aziende in una scala ideale da -100 a +100 – Turchia (65), Irlanda e Regno Unito (entrambi 63), Danimarca (58) , Paesi Bassi (56), Portogallo (55) e Spagna (51) sono i paesi con il livello di fiducia più alto. I paesi con il livello più basso di fiducia sono invece Grecia (-21), Polonia (19) Italia (37) Germania (40) e Russia (43). Paolo Zocchi, Partner EY e Family Business Leader per l’area Mediterranea commenta: “Nel complesso le previsioni della maggioranza delle aziende middle market in Europa sono positive. Le imprese intervistate si aspettano una crescita – in particolare dei mercati internazionali – sul breve termine e prevedono di mantenere o aumentare il numero degli investimenti. Permangono comunque incertezze in alcuni paesi dell’Unione; in Italia molte aziende middle market ritengono che non si potrà assistere a significativi cambiamenti e che la situazione economica nazionale resterà invariata nel breve periodo. Riduzione della fiscalità e una minore burocrazia sono considerati gli elementi necessari per rafforzare la nostra economia. Ci auguriamo, che i recenti programmi lanciati dalla Banca Centrale Europea possano aumentare la competitività delle aziende dell’Eurozona e portare ad inversioni di tendenza in particolare nei paesi più in difficoltà, influenzando positivamente le aziende familiari e le aziende di medie piccole dimensioni che rappresentano la spina dorsale della nostra economia”. Gli intervistati si dichiarano inoltre più ottimisti sulle prospettive di crescita economica del proprio paese, rispetto a quelle dell’Europa nel suo complesso (il 32% si dichiara ottimista per il futuro dell’economia nazionale, il 28% per quella europea). Irlanda (68% – 59%), Regno Unito (49% – 42%) e Spagna (48% – 42%) sono i paesi più ottimisti sulla situazione economica del proprio paese e dell’Europa nel complesso. In Italia, il 21% degli intervistati ritiene che le condizioni dell’economia nazionale miglioreranno nel corso del prossimi sei mesi del 2015, mentre il 61% degli intervistati ritiene che la situazione resterà invariata. Per quanto riguarda le previsioni per l’economia europea, il 35% degli intervistati ritiene che le condizioni miglioreranno, mentre il 53% ritiene che resteranno invariate. In Germania il 33% delle aziende prevede un peggioramento dell’economia locale, mentre per quanto riguarda le previsioni di crescita dei paesi europei, solo il 18% delle aziende tedesche si sono dette ottimiste sulla possibilità di una ripresa nei prossimi sei mesi, mentre il 41% prevede invece un peggioramento della situazione. La Grecia è il paese più pessimista su entrambi i fronti – con il 47% e il 46% che prevede rispettivamente un peggioramento per l’economia nazionale e quella europea. Per quanto riguarda fattori di rischio e criticità, un intervistato su cinque (21%) segnala come la propria attività abbia risentito delle tensioni in Ucraina, in particolare il settore manifatturiero (25%). I paesi maggiormente colpiti sono Turchia (40%), Grecia (34%), Russia (33%) e Germania (26%). Per quanto riguarda invece gli investimenti, il 64% delle aziende prevede di mantenere lo stesso livello di investimenti nei prossimi sei mesi, il 29% di aumentarlo, mentre il 7% prevede di ridurre gli investimenti in questo periodo. La Turchia è il paese che dimostra maggiori volontà di effettuare investimenti (50%), mentre Svizzera (12%), Austria (11%), Grecia, Germania e Russia (10%), sono le nazioni più propense a ridurre gli investimenti. Il 29% degli intervistati in Italia si dice pronto ad effettuare nuovi investimenti, il 62% ritiene che il piano di investimenti resterà invece invariato, mentre il 9% pensa di ridurli. Per quanto riguarda invece il supporto da parte del governo, le middle market companies in Europa si dimostrano in gran parte a favore degli investimenti pubblici per promuovere la crescita (63%), e invece meno interessati al consolidamento di bilancio e alla riduzione del debito (37%). Irlanda (81%), Grecia (80%) e Norvegia (79%) sono i paesi più favorevoli all’adozione di politiche di investimento pubblico, mentre Germania (56%), Lussemburgo (59%) e Svizzera (61%) sono i maggiori sostenitori dell’austerity. In Italia il 71% degli intervistati è favorevole all’adozione di politiche di investimento pubblico, mentre il 29% predilige politiche di austerity. Riduzione della fiscalità (69%) e minore burocrazia (42%) sono invece considerati gli elementi più efficaci per rafforzare l’economia. In Italia il 65% degli intervistati auspica una riduzione della fiscalità, il 31% un incremento della spesa pubblica ed il 30% una riduzione della burocrazia. Dall’indagine emerge inoltre come un ostacolo alla crescita sia rappresentato dalla carenza di manodopera qualificata con il 31% degli intervistati che ritiene come questo fattore influenzerà in una certa misura i ricavi. Austria (59%), Svizzera (55%), Grecia (55%) e Germania (51%), sono i paesi più danneggiati, a differenza di Regno Unito (25%), Irlanda (13%) Svezia (19%), Finlandia (10%), Danimarca (5%), e Norvegia (4%).