Finalmente c’è chi protegge la povera gente

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Tutti uniti e solidali i politici per difendere la corruzione che i vescovi italiani vogliono scoprire. Sono loro, addirittura – è il bue a dare del cornuto all’asino – ad accusare la Chiesa, che finalmente fa il proprio dovere, di intromissione negli affari dello stato. Come se la moralità – per tanti anni prelati e semplici sacerdoti si sono voltati dall’altra parte – non facesse parte del loro ministero. I più ignoranti – questa lacuna, Monsignore generoso, non gliel’ha contestata – credono che Galantino parli a titolo personale e che adesso il Papa gli tirerà le orecchie. E magari che il cardinale Bagnasco si scusi per lui. Non sanno che la CEI è la Conferenza dei vescovi, cioè la Chiesa italiana. C’è pure chi non ha mai letto il Vangelo e crede che siano solo i comunisti a essere severi. Neppure il cattolicissimo Del Rio si vergogna di difendere la casta. Non c’è una sola persona onesta ad ammettere il marciume che infetta la politica. L’arroganza acceca. Il parlamento non è composto da cooptati e populisti? E’ lecito che un parlamento illegittimo modifichi la Costituzione e renda più gracile la democrazia? Chi priva l‘elettore del diritto di scegliere senatori e deputati è degno di rappresentare il popolo? Sono queste le accuse del vescovo. Com’è possibile criticarle? Più dignitoso è per ora il silenzio di chi di solito parla a comando. Ma solo perché il burattinaio non ha ancora azionato i fili.

La colpa è sempre di Marino

Forse qualche responsabilità ce l’ha anche Crocetta. I servizi segreti tedeschi hanno intercettato trame contro un’innocua Borsellino, che, così, ha avuto la scorta che spetta ai VIP. Da Berlino, però, non si sono percepiti i meticolosi preparativi del faraonico funerale. Uno schiaffo che la malavita intendeva dare allo stato, che, però, non c’è. Quindi, andato a vuoto. Vigilare era compito del sindaco, non del Viminale né del governo. Era Marino a dover avvertire il ministro dell‘Interno, la polizia, il prefetto, e la Curia, che, infatti, biasima e condanna l’evento. Erano appena un centinaio le persone al corrente del segreto. Ma non l’hanno svelato per discrezione, forse anche per soldi o per complicità, per paura di rappresaglie. Comunque, ce lo dirà il ministro nel rispondere alle interrogazioni in parlamento. Non è colpa di nessuno. Tanto più che in agosto le intercettazioni telefoniche sono sospese, essendo i corrotti in vacanza. Ci andrà di mezzo la società di elicotteri, essendo vietato buttare petali dal cielo. Forse anche il parroco, perché ultima ruota del carro. Se l’ISIS organizzasse un comizio o una tavola rotonda a Piazza del Popolo, lo verremmo a sapere a manifestazione disciolta. Gli facciamo troppa pena. Ecco perché siamo immuni da attentati. Non c’è gusto – neppure per i terroristi – a sparare sulla croce rossa.

Parlare coinvolgendo il cuore

La religione non c’entra. È una guerra di disperati che reagiscono ad angherie subite nei secoli. Ostentano la stessa crudeltà che il colonialismo, invece, occultava. Ma la cattiveria era uguale. Prima o poi saranno sconfitti e dispersi, come sempre accade a chi tenta di accampare diritti e infastidisce il potere. Ecco perché nessuno reagisce, nonostante il terrorismo dilagante. I poveri non hanno diritti. Lo sanno tutti. Ci sorprendiamo che distruggano Palmira, una civiltà che non li ha protetti. Ma a loro, in un recente passato, è stato fatto di peggio. La terza guerra mondiale scoppierà quando due potenze economiche si contenderanno qualcosa che vale più della vita, che, però, è irripetibile. Supremazia, potere, denaro. Meglio, quindi, non intervenire quando l’erudizione e l’autorevolezza sono prive di saggezza. Non ci sono neppure trafficanti di esseri umani nel dramma dell’esodo dall’Africa. Solo persone abiette, che, come da noi, speculano sulle disgrazie. Ricordate quelli che gioivano del terremoto dell’Aquila? Meglio tacere, o parlare col cuore per difendere i diritti del cittadino, che sono in grave pericolo, non per confondergli le idee.