Fintech, presentato a Napoli il sondaggio di Bankitalia: 8 utenti su 10 temono per la privacy

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Nei confronti dei servizi finanziari ad alto contenuto tecnologico, le cosiddette Fintech, l’autorità di vigilanza dovrebbe ridurre i rischi per l’utenza. E’ quello che pensa l’82% degli utenti coinvolti in un sondaggio commissionato da Bankitalia e presentato nel corso della seconda delle quattro giornate promosse dalla banca centrale per far conoscere meglio ai cittadini i suoi compiti e le sue funzioni. Un’iniziativa divulgativa che prevede quattro incontri per ognuna delle principali città italiane. Nel capoluogo campano si è partiti il 27 settembre con un confronto sulla stabilita’ finanziaria, fintech e criptoasset sono al centro del secondo appuntamento, mentre tra novembre e gennaio si discuterà di politica monetaria e statistica per l’analisi economica. I numeri del sondaggio descrivono la preoccupazione dei cittadini sul rischio per la tutela della privacy, ma anche per le imprese, che con le nuove tecnologie condividono una grande mole di dati.
“L’Ict e il web stanno cambiando allo stesso tempo lo stile di vita della gente e il modo di fare business – fa notare il presidente del gruppo Getra Marco Zigon – Come si modificano le relazioni sociali e si mettono in rete informazioni personali, così per le imprese la riduzione dello scambio attraverso la moneta contante a vantaggio dell’utilizzo di strumenti tecnologici può essere campo di azione non del singolo hacker ma di vere e proprie organizzazioni criminali che vedono in questa attività fonte di traffici e profitti illeciti”. Un prezzo che è necessario pagare per avere maggiore efficienza, riduzione dei costi e dei tempi, ma lavorando sulle criticità e tutelando l’utenza. E’ questo l’impegno di Bankitalia, ribadito dal vicedirettore Fabio Panetta, che ricorda come i servizi offerti abbiano “tutti un elevato contenuto di innovazione tecnologica” e sottolinea “l’attività di continuo monitoraggio effettuata sulle transazioni finanziarie. Ci possono essere errori – spiega – ma l’utente deve sapere che nel circuito finanziario ufficiale ci sono garanzie e sorveglianza”. Sulla preferenza degli italiani a utilizzare ancora i contanti rispetto ai nuovi strumenti, per il vicecapo del Servizio di supervisione mercati e sistema dei pagamenti di Bankitalia, Claudio Impenna, influisce l’idea che “i soldi cartacei non abbiano un costo. In realtà – evidenzia – le stime dicono che solo per l’Italia il contante costa intorno agli 8 miliardi di euro all’anno tra emissione, produzione, trasporto, stoccaggio e assicurazione. Per l’Ue la stima è di 60 miliardi, per questo si spinge per usare forme di pagamento meno costose, più comode e più sicure”.