Fisco, 2 miliardi dai contenziosi. Campania tra i virtuosi

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I volumi di riscossione correlati al contenzioso davanti alle Commissioni tributarie registrano un progressivo incremento, attestandosi nel 2016 a 2,01 miliardi, in crescita del 5,18% rispetto al 2015. Lo rileva la Corte dei Conti, precisando che il miglior risultato è da ascrivere esclusivamente a un incremento delle riscossioni da versamenti diretti (+19,63% rispetto al 2015). Decrescenti, invece, le riscossioni da ruolo, con una flessione nel 2016 del 9,61% rispetto al 2015. Positivo il risultato complessivo del riscosso correlato alla mediazione tributaria e alla conciliazione giudiziale, che cresce del 14,53% rispetto al 2015. La relazione della magistratura contabile analizza il flusso delle controversie pervenute, definite e pendenti al 31 dicembre 2016. Le liti pendenti (nel 2016 sono 469.048) registrano una riduzione dell’11,64% rispetto al 2015.  Il risultato positivo è l’effetto soprattutto della riduzione del volume del nuovo contenzioso, che registra nel 2016 una flessione del 9,8%, oltre all’incidenza deflativa della mediazione. Di particolare interesse è l’analisi per valore economico: nel 2016, il 67,21% dei ricorsi/appelli pervenuti corrisponde soltanto al 2,10% del valore complessivo delle liti, mentre l’1,79% delle liti copre ben il 73,09 dell’intero valore (il 45,66% dei ricorsi pendenti innanzi alle commissioni tributarie provinciali ha un valore inferiore ai 2.000 euro). Con riferimento alla tipologia degli atti impugnati e alla loro distribuzione territoriale emerge che, a livello nazionale, il flusso dei ricorsi conseguenti ad accertamenti costituisce, negli anni considerati, una quota inferiore alla metà del totale, per ridursi ulteriormente nel 2016 quando rappresenta circa il 38,37%, flessione probabilmente riconducibile anche alla riduzione del numero degli accertamenti nell’ultimo biennio. Anomalo appare il numero dei ricorsi avverso gli atti di liquidazione e riscossione che, a livello nazionale, costituisce mediamente oltre 1/3 del totale e, nel 2016, rappresenta addirittura il 49,05 del totale. A livello regionale emerge un singolare apporto al contenzioso da liquidazione e riscossione di alcune regioni (la Sicilia, la Campania, il Lazio e la Calabria), tenuto conto del relativo peso demografico di tali regioni rispetto ad altre (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna). Il contenzioso tributario viene poi inquadrato dalla Corte dei Conti all’interno dei complessivi esiti degli atti impositivi: una significativa percentuale, il 20%, della maggiore imposta accertata è definita con strumenti deflativi, con la conciliazione giudiziale e con la voluntary disclosure (il 17,36 al netto della voluntary disclosure); il 31,47% è oggetto di impugnativa e ben il 48,52 è collegato ad atti per i quali il contribuente non ha utilizzato gli istituti definitori, né ha proposto ricorso, né ha pagato, se non in percentuale irrisoria (è recuperato soltanto lo 0,06 per cento con versamenti diretti e per lo 0,33% con la riscossione da ruolo. Sono dati che destano preoccupazione: quasi la metà degli accertamenti sostanziali (oltre il 48%) non ha effetti positivi per l’erario e si traduce in costi gestionali improduttivi e future quote inesigibili.