Fisco: in Campania record di ricorsi
Nel 2014 sono stati più di 50mila

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I processi tributari di primo grado in Campania durano meno di due anni e in appello circa un anno. Il dato è emerso stamani, a Napoli, I processi tributari di primo grado in Campania durano meno di due anni e in appello circa un anno. Il dato è emerso stamani, a Napoli, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario della Commissione tributaria regionale per la Campania, presieduta da Mario Mercone. Secondi i dati forniti oggi, le Commissioni tributarie provinciali campane sono “al primo posto” per numero di ricorsi definiti. Nel 2014, i ricorsi definiti in primo grado in Campania sono stati 50.735 a fronte dei 247.718 a livello nazionale, numeri che – è stato sottolineato – evidenziano come in Campania sia stato definito un quinto dei ricorsi totali. “Volendo fare un raffronto – ha detto Mercone – siamo l’organo giurisdizionale più rapido“. La Campania, tuttavia, è anche ai primi posti per quanto riguarda i ricorsi pendenti che ammontano a 38.652, “dato in diminuzione rispetto al precedente periodo” e sul fronte dei ricorsi sopravvenuti che, al 31 dicembre 2014, sono 30.265. La Campania si posiziona ai primi posti anche per quanto riguarda gli appelli: quelli pendenti sono 13.277, quelli sopravvenuti 11.323 pari a un quinto del dato nazionale, e quelli definiti sono 11.662 a fronte dei 54.384 di tutte le Commissioni tributarie italiane. Dai dati si evince che in Campania “solo” nel 22 per cento dei casi si ricorre in appello e che “solo” un quinto delle sentenze è impugnata. “La notevole percentuale di acquiescenza alle sentenze di primo grado – ha affermato Mercone – è significativa del loro buon livello qualitativo ed è generale il riconoscimento dell’accresciuta pregevolezza tecnico economico commerciale delle sentenze“. Nella relazione d’apertura, Mercone ha sottolineato che il processo tributario è “un po’ farraginoso a causa della mentalità burocratica italiana fatta di cavilli procedurali che soffocano la realtà dell’accertamento della giustizia“, ma allo stesso tempo ha anche ricordato che il tributo è “un dovere etico prima ancora che un’obbligazione pecuniaria. Compito del giudice – ha concluso – non è la lotta all’evasione fiscale ma accertare il giusto tributo e dire se il contribuente ha torto o ragione“.