Fonderie italiane: settore in crescita grazie a familiarità e internazionalizzazione

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Imprenditorialità, cambiamento e responsabilità sociale sono i temi cardine del 33esimo Congresso di Fonderia organizzato a Napoli da Assofond (13-14 ottobre, ndr), la Federazione Nazionale delle Fonderie che riunisce le fonderie di ghisa, di acciaio, di precisione e di metalli non ferrosi.
Nel 2015 il settore in Italia ha riunito circa 1.100 fonderie, caratterizzandosi per un elevato livello di frammentazione e quindi di complessità, con imprese dalle dimensioni medie più piccole, ma con tassi di crescita più elevati rispetto alla media generale delle aziende.
Quasi l’80% dell’intero tessuto nazionale del settore è concentrato in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte, ed è caratterizzato dalla presenza diffusa di imprese familiari di piccole dimensioni, con un numero di addetti inferiore alle 20 unità, e che hanno spesso alle spalle importanti storie generazionali.

Piccole ma in crescita: sale produzione e redditività
Essere piccoli e familiari non significa però scarsa apertura al mondo: i processi di internazionalizzazione e i continui investimenti in innovazione, rappresentano temi decisivi per le aziende del settore. Da un’analisi specifica che Global Strategy ha condotto emerge come, nonostante le aziende del settore delle fonderie siano mediamente più piccole rispetto alla media totale delle aziende italiane, sono cresciute a ritmi superiori, con un leggero ma positivo aumento della redditività operativa e con un buon miglioramento degli indici patrimoniali. 
I dati del quinquennio 2010-2014 sulle 243 aziende del comparto individuate da Global Strategy confermano che la crescita media annua del Valore della Produzione per le Fonderie giudicate “best performer” è stata del 17,1%, con un Valore della Produzione medio passato da 25,4 milioni di euro nel 2010 a 47,7 nel 2014.

Un Dna internazionale
L’internazionalizzazione continua a essere un driver nella crescita di queste aziende e diviene elemento fondamentale per combattere le pressioni competitive, dimostrando di dare frutti anche in mercati storicamente più complessi e di saper adattare le proprie strategie in funzione del contesto di riferimento. I processi di internazionalizzazione e le relative modalità di implementazione si confermano strategie irrinunciabili per raggiungere risultati eccellenti anche per il settore delle fonderie: un DNA internazionale, non esclusivamente nelle aree geografiche limitrofe, risulta quindi essere una caratteristica essenziale.Ma non è l’unico, anche le acquisizioni e le operazioni sul capitale rappresentano un’opzione strategicamente interessante, purché ci sia un preciso progetto industriale che vada oltre la sola ricerca di fatturato, e che permetta di innescare un approccio attivo nella ricerca di opportunità di business e nei continui e necessari investimenti in innovazione degli impianti produttivi.

Europa e Asia mercati principali
La propensione all’esportazione nel complesso del sistema Fonderie (misurata dal rapporto tra fatturato all’export e fatturato totale) nel 2015 è stata pari a circa il 50%: lo scorso anno, le principali macro aree destinatarie dell’export italiano delle fonderie sono state l’Europa con il 77% (+1,2% rispetto al 2014), l’Asia con il 12% (+ 5,8% rispetto il 2014), il Nord America con il 4% (+9,4%), l’Africa con il 4% (+30,5%) e il Sud America con un 3%(+90%).
È quindi evidente come il comparto sia fondamentale nel tessuto delle PMI italiane: un settore che ben “incarna” i grandi valori delle aziende familiari italiane, con le opportunità che offrono i mercati internazionali e la capacità di saper creare innovazione.

Antonella Negri-Clementi, Presidente Global Strategy