Fondi Feasr: le regioni del Sud contro i nuovi criteri di riparto. Caputo: Se cresce il Mezzogiorno, cresce il Paese

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in foto l'assessore Nicola Caputo durante il suo intervento al Senato

di Nicola Rivieccio

Le Regioni del #Mezzogiorno e l’Umbria fanno fronte comune per evitare di essere penalizzate nella ripartizione delle risorse del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (#FEASR), rese disponibili dal regolamento transitorio per le annualità 2021 e 2022 ai sensi del Regolamento (#UE) 2020/2220.
Il ragioni del controverso tema del riparto dei fondi europei per le politiche di sviluppo è stato, con la partecipazione dell’Assessore Regionale all’Agricoltura, Nicola Caputo, al centro di una conferenza stampa a Roma, nella Sala Caduti di Nassirya del Senato, per contribuire a segnare il cambio di passo del confronto – sin qui rimasto nei confini della Conferenza Stato-Regioni. “Le regole di riparto dei fondi europei per le politiche di sviluppo rurale non possono essere cambiate in corso d’opera, a meno di non voler penalizzare, indebolendo il #Meridione, l’integrità dell’intero comparto agroalimentare italiano”: questo il senso della sfida lanciata da Roma dall’Assessore Nicola Caputo, con gli assessori regionali all’Agricoltura di Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Umbria (rispettivamente Francesco Fanelli, Gianluca Gallo, Donato Pentassuglia, Toni Scilla e Roberto Morroni). Per scongiurare il rischio di una frattura, è stato fatto appello alla responsabilità’ del Governo e del Parlamento.
Nel cuore del Senato, i 6 assessori hanno richiamato i due rappresentativi organi democratici di rilevanza Costituzionale alle proprie responsabilità su una questione ritenuta essenziale: la ventilata revisione dei criteri di ripartizione, con lo stravolgimento dei parametri della storicità della spesa.
Vengono sostenute le ragioni di un passaggio graduale che non intacchi le finalità proprie del Feasr: colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali.
“Non siamo qui per alimentare guerre di campanile, o contrapposizioni tra schieramenti diversi», la precisazione del gruppo dei 6, composto da amministratori di varia estrazione in rappresentanza di Regioni diverse, che da sole rappresentano il 60% delle aree italiane interessate dal #Psr. «Del resto – hanno puntualizzato – le nostre posizioni hanno trovato conforto, nelle ultime settimane, anche nelle prese di posizione del Mef e della Commissione Europea, a dimostrazione della bontà di una linea oggettivamente sostenibile e nel giusto». Nel mirino, l’atteggiamento del #Mipaaf: «Da mesi – hanno ribadito gli Assessori all’Agricoltura delle 6 Regioni – siamo impegnati a ricercare un punto di equilibrio per garantire il raggiungimento di un accordo equo, scevro da penalizzazioni per zone del Paese che non sopporterebbero il peso di nuove discriminazioni che, in parole povere, si tradurrebbero in scippi di risorse essenziali. Abbiamo però sempre trovato porte chiuse, specie dopo la decisione del Ministero dell’Agricoltura di ignorare persino le indicazioni della European Commission, per sostenere invece scelte che non tengono in alcun conto un’analisi globale della totalità dei fondi Pac – I e II pilastro – destinati ai territori, ignorando non solo le tematiche legate alla quota di confinanziamento, ma anche che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il 2021 ed il 2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del I pilastro della Pac»
Nonostante ciò, hanno tuttavia sottolineato Morroni, Fanelli, Gallo, Caputo, Pentassuglia e Scilla, “con senso di responsabilità non ci sottraiamo al dialogo: ringraziamo i parlamentari che stanno sostenendo la nostra iniziativa e ribadiamo d’essere pronti ragionare su nuovi meccanismi a partire dal 2023. Sia chiaro, però, che non accetteremo mai colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022: ciò si tradurrebbe in una penalizzazione mortificante per regioni già svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate”.
Da qui l’invito al Governo e, nello specifico, al Ministro Patuanelli. “Non si chiuda a riccio – hanno sollecitato -: accetti il confronto ed insedi un tavolo tecnico cui demandare la definizione, entro 60 giorni, dei parametri da applicare a far data dal 2023, con l’individuazione di criteri coerenti allo spirito ed alle finalità del Psr. Se così sarà, noi ci saremo, forti della convinzione che anima la nostra battaglia. Quella di sempre, se cresce il Sud, cresce l’Italia”.
Il “regolamento transitorio” (Regolamento (UE) 2020/2220) prevede la ripartizione per Stato membro delle risorse finanziarie del FEASR per gli anni 2021 e 2022. Le disposizioni del Regolamento (UE) n. No 1305/2013 riguardanti la ripartizione della dotazione nazionale del FEASR tra i programmi regionali non sono modificati dal regolamento (UE) 2020/2220 e continuano quindi ad applicarsi nel periodo di transizione (anni di programmazione 2021 e 2022). Non procedere, pertanto, in conformità alla Regolamentazione Comunitaria apre la possibilità di adire la Corte di Giustizia dell’Unione Europea. I regolamenti sono atti giuridici definiti nell’articolo 288 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE). Sono di applicazione generale, vincolanti in tutti i loro elementi e direttamente applicabili in tutti i paesi dell’Unione europea.