Francia patria d’adozione per decine di terroristi rossi

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Roma, 15 gen. (AdnKronos) – – Grazie alla cosiddetta ‘dottrina Mitterrand’ ed esponenti della galassia eversiva. Tra i nomi più significativi quello di Giorgio Pietrostefani, fondatore con Adriano Sofri di Lotta Continua, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Pietrostefani, già residente in Francia, tornò volontariamente in Italia per il processo e fu arrestato nel 1997. Scarcerato nel 1999 per la revisione del processo e condannato ancora nel 2000, per sottrarsi all’esecuzione della condanna definitiva si è reso latitante rifugiandosi nuovamente in Francia.

A partire dalla fine degli anni ’70 circa 400 ricercati per reati legati all’eversione e per fatti di terrorismo hanno potuto darsi alla latitanza e trovare ospitalità in Francia per effetto della ‘dottrina Mitterrand’, abrogata di fatto solo agli inizi del millennio, secondo cui il Paese transalpino poteva valutare la possibilità di non concedere l’estradizione nel caso di richieste provenienti da Paesi il cui sistema giudiziario non corrisponda all’idea che Parigi ha delle libertà, a patto che i destinatari non fossero ricercati per atti diretti contro lo Stato francese e avessero rinunciato a ogni forma di violenza politica. Alcune decine gli ex terroristi rossi che vivono ancora al di là delle Alpi.

In questi anni la Francia ha quindi dato ospitalità a un gran numero di terroristi rossi in fuga. Tra questi le ex brigatiste Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, entrambe condannate all’ergastolo nel processo Moro-ter e chiamate in causa anche per i delitti D’Antona e Biagi.

Ha trovato rifugio Oltralpe anche Sergio Tornaghi, 60 anni, milanese, ex brigatista condannato all’ergastolo per partecipazione a banda armata e destinatario di un mandato di cattura internazionale. Tornaghi era esponente della colonna brigatista milanese ‘Walter Alasia’. Nel nord della Francia si troverebbe anche Giovanni Alimonti, leader delle Br-Pcc condannato a 22 anni al processo Moro-ter.

Altro brigatista riparato in Francia è Enrico Villimburgo, condannato nel processo Moro-ter. Stesso rifugio transalpino per Marina Petrella, ex Autonomia Operaia e in seguito brigatista rossa, condannata all’ergastolo per omicidio, che si è vista riconoscere dalla Francia lo status di rifugiato politico e ha così potuto evitare di scontare la pena detentiva.