Francia, un’italiana tra i finalisti dell’European Inventor Award 2019: suo il brevetto svela-cancro

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E’ nella rosa finale dell’European Inventor Award 2019, per avere sviluppato un nuovo esame del sangue per la diagnosi precoce del cancro. “Già il fatto di essere selezionata come finalista è francamente un riconoscimento insperato. Il brevetto ha un campo di applicazione enorme”. Commenta così all’Adnkronos Salute Patrizia Paterlini-Bréchot, oncologa italiana residente in Francia, la notizia della sua candidatura tra i finalisti della categoria ‘Ricerca’ per il premio promosso European Patent Office. Paterlini-Bréchot è professoressa di Biologia e Oncologia cellulare- molecolare all’Università Parigi Descartes. Sono oltre 475 le proposte di inventori arrivate all’Ufficio europei dei brevetti (Epo). I vincitori dell’edizione 2019 saranno annunciati a Vienna nel corso di una cerimonia di premiazione il prossimo 20 giugno. Per trasformare la ricerca in brevetti che possano arrivare a cambiare la vita delle persone e aiutarle nella lotta contro il cancro “occorrono scelte strategiche, perché questo è un percorso lungo e costoso” aggiunge l’oncologa.
“In Francia dal 1999 – aggiunge – c’è la legge sull’innovazione che ha permesso ad inventori, che sono degli impiegati nell’università e istituti pubblici, come me, di depositare brevetti sapendo che la proprietà appartiene all’istituto, ma se il ricercatore crea una società questa ha una licenzia in esclusiva. Questo meccanismo è stato reso omogeneo in tutta la Francia e ha dato tanti risultati”. “La ricerca che abbiamo sviluppato ha la capacità di svelare nel sangue i deboli segnali della presenza di un tumore – ricorda Paterlini-Bréchot – Il brevetto permetterà sicuramente di identificare precocemente i tumori tramite un’analisi del sangue. Questo avverrà non nell’immediato, perché servono ancora altre ricerche e altri fondi, ci vuole ancora del tempo. Ma la strada è segnata perché la validazione scientifica del brevetto è forte e sappiamo che arriveremo a svelare i tumori”. Alla domanda sulla possibilità di rientrare in Italia per proseguire le sue ricerche, la scienziata non chiude nessuna porta: “Per il momento non c’è stata nessuna offerta, ma il mio Dna è italiano…”, conclude.