Franco Roberti alla UniPegaso: Procura Europea rischia di saltare

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“La Procura europea è un progetto che rischia di svanire, di rimanere impastoiato nelle contraddizioni e nei veti dei paesi che compongono l’unione. Per arrivare all’approvazione di questa nuova figura è necessario il voto unanime degli stati membri e nessuno, eccetto il nostro, è disposto a cedere sulla sovranità nazionale. Altri temi da affrontare sono quelli dell’armonizzazione degli ordinamenti e della cooperazione delle squadre investigative comuni, necessari per la costruzione di una rete sovranazionale di controllo e di contrasto alla organizzazioni criminali di stampo mafioso e terroristiche”. Lo ha dichiarato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, al convegno di presentazione del secondo anno di attività del Modulo Jean Monnet su “Il futuro della cooperazione giudiziaria in materia penale in Europa”, assegnato all’Università Telematica Pegaso dalla Commissione Europea. Nel corso dell’incontro è stato anche presentato “Il contrario della paura”, l’ultimo libro di Franco Roberti, edito Mondadori, nato “dopo la strage di Lampedusa del 2013, la procura antimafia decise che qualcosa dovesse cambiare. Nacque allora un pool con tutte le procure interessate al fenomeno del traffico di esseri umani, le forze di polizia, in grado di far arrestare, l’anno scorso, 50 trafficanti e 500 scafisti”.
“Il terrorismo, così come la criminalità organizzata – ha aggiunto il presidente dell’Università Telematica Pegaso – Danilo Iervolino – mira a limitare le libertà di tutti noi. Uno dei messaggi più efficaci del libro del procuratore Roberti è proprio quello che invita la società civile a reagire e schierarsi conto queste costrizioni. Per questo motivo, con Catello Maresca abbiamo pensato al docufilm “Senso di marcia”. Lo proiettiamo nelle scuole per raccontare ai ragazzi la vita sacrificata delle donne e degli uomini che operano in magistratura e nelle forze dell’ordine per combattere la criminalità organizzata. Rispetto al fenomeno dei migranti ritengo, anche in virtù della matrice cristiana della nostra cultura, che non possiamo avere un atteggiamento repulsivo e respingente, nonostante la legittima paura scatenata dagli attentati al cuore dell’Europa”.
“Mi riconosco nel messaggio del papa – ha sottolineato il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris – Il migliore antidoto al terrorismo è l’accoglienza. A Napoli vive la cultura di accoglienza e tolleranza, ma è presente anche un capillare controllo popolare e sociale, che nasce dal basso, partecipata”. Sul prestigio del riconoscimento del modulo Jean Monnet si è soffermato il direttore scientifico di ateneo, Francesco Fimmanò, che ha sottolineato come l’Università Pegaso sia “ la prima università telematica europea ad entrare nel modulo un modulo Jean Monnet”. Rispetto alle politiche di contrasto al terrorismo internazionale e alle mafie il professore Fimmanò ha evidenziato l’importanza “dell’istituto del congelamento dei beni, fondato nel 2009, che andrebbe utilizzato di più per bloccare le risorse economiche di questi gruppi criminali”.
“Oggi– ha rilevato il professore ordinario di Diritto internazionale e direttore del “Centre of Excellence Jean Monnet on Migrants’ Rights in the Mediterranean”, Giuseppe Cataldi – la figura del magistrato svolge in materia di immigrazione funzioni molto delicate perché supplisce ad una certa inerzia legislativa. L’Europa ha una quota irrisoria di immigrati o rifugiati. Tutto ciò sarebbe già stato risolto con una sanatoria, ma non è il momento storico per farlo. Il giudice, quindi, può mediare e riconoscere ai rifugiati lo status di protezione umanitaria o sussidiaria. La divisione tra immigrato e rifugiato è fittizia perché le condizioni possono cambiare nel corso del viaggio verso la libertà. Il fenomeno è di portata epocale e interessa maggiormente le nostre coste, basti pensare che nell’arco di un anno, duranti gli spostamenti migratori, muoiono tre mila persone, 2700 muoiono attraversando il Mediterraneo”.
“Il modulo Jean Monnet – ha spiegato il coordinatore del Modulo Jean Monnet Michele Corleto – affronta il tema della cooperazione giudiziaria in materiale penale nell’area dell’Unione Europea, nell’ambito dell’insegnamento previsto dalla Facoltà di Giurisprudenza, con particolare attenzione al tema della lotta al terrorismo internazionale e alla tutela dei diritti umani. Le attività del modulo sono articolare attraverso lezioni a carattere seminariale, video-lezioni, workshop e conferenze incentrate sullo studio e l’approfondimento dei molteplici aspetti connessi alla materia della cooperazione giudiziaria in materia penale nel contesto europeo ed extra-europeo”.
“Esiste una certa assonanza criminale tra terrorismo internazionale e mafie – ha dichiarato il sostituto procuratore antimafia, Catello Maresca – Nel fenomeno l’incidenza delle mafie straniere è enorme. Questi gruppi gestiscono traffici legati al terrorismo internazionale. Mi riferisco, ad esempio, all’immigrazione clandestina, ma anche il traffico illecito delle schede telefoniche. Hanno un tratto comune, quello della negazione della libertà altrui, basta pensare alle stragi di Parigi. Tutte e due le organizzazioni mirano a limitare la circolazione in strada per affermare la supremazia sul territorio. Le mafie, così come i terroristi, negano il principio di eguaglianza. Come contrastarli? il sistema di repressione ha un ruolo fondamentale. Il nostro Stato è all’avanguardia e lo dimostra il fatto che, con Franco Roberti, per la prima volta, alla Procura Antimafia è stata affiancata anche quella Antiterrorismo. L’Europa, invece è ancora indietro. Nel 2009, con il trattato di Lisbona si è parlato a un procuratore europeo antiterrorismo, ma la cosa ancora non ha preso forma. Oltre alla repressione, però, è necessaria la prevenzione. Un altro campo in cui l’Italia è pioniera rispetto al resto d’Europa. Mi riferisco al congelamento dei beni, alla tipizzazione del concetto di pericolosità del soggetto criminale. Gli strumenti per aggredire i fenomeni mafiosi e terroristici sono, oggi più di ieri, quelli informatici (legati al cyber crime), l’incastro tra banche dati, la relazione di conoscenze”. Sui poteri specifici da conferire alla Procura europea si è soffermato Giuseppe Bova Crispino, membro dello Steering Committe del Modulo “FuCCE”, che “come dice il procuratore Roberti, non deve essere un mero simulacro, senza deleghe. Dovrebbe, invece, avere autonomia nelle indagini, una struttura organizzativa sovranazionale che coopera attraverso una funzione centrale di coordinamento, in collaborazione con tutte le procure nazionali”. Il sostituto procuratore generale della Corte di Appello di Napoli, Alessandro Iazzetti, ha intrattenuto la platea sullo statuto delle vittime di reato e sul concetto di particolare vulnerabilità della vittime di terrorismo e di mafia.
“Dopo gli ultimi tragici avvenimenti – ha continuato il giudice referendario presso la Corte di Giustizia dell’UE, Piero De Luca – alcuni Stati hanno messo in discussione il trattato di libera circolazioni di Schengen, la cui sospensione è prevista solo per trenta giorni. I controlli di polizia generalizzati ai confini con la Francia, ad esempio, vanno contro il principio di Schengen. Altro tema è quello dei confini esterni dell’Unione Europea. Ancora oggi questo tipo di controllo spetta ai singoli Stati. Anche l’esperienza dell’Agenzia Frontex non è stata pienamente soddisfacente. Oggi Frontex ha solo potere di coordinamento tra gli Stati. Altro tema attuale è quello del sistema di Dublino secondo il quale il riconoscimento dello status di rifugiato spetta al Paese che accoglie per prima il migrante. In questo senso, l’Italia e la Grecia sono le nazioni più chiamate in causa. Si è parlato anche di stabilire delle quote di rifugiati da accogliere, in accoglimento del principio di solidarietà, ma vige ancora molta resistenza”.
“La mafia, come il terrorismo – ha concluso il giudice delegato presso il Tribunale di Napoli, Nicola Graziano- è una cappa che non ci fa respirare ci impasta la bocca, noi stiamo cercando di liberare i nostri territori parlando ai giovani, con il libro di Catello Maresca, con il docufilm “Senso di Marcia” e l’istituzione del master sui beni confiscati che intendiamo presentare in uno dei beni sequestrati alla camorra”.