Fuochi d’artificio per il commissario de Santis, l’ultimo poliziesco di Maria Rosaria Pugliese

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di Fiorella Franchini

Nuova indagine per il commissario de Santis alla vigilia delle ferie estive. Nell’immaginario collettivo un vero poliziotto non è mai fuori servizio e il dovere viene prima di tutto. Così, rinunciando al ritorno, almeno una volta l’anno, alle atmosfere meridionali delle sue origini, de Santis inizia il viaggio investigativo in una Milano torrida e deserta. “Fuochi d’artificio” – Fratelli Frilli Editore, è l’ultimo thriller di Maria Rosaria Pugliese che racconta il duplice omicidio di due anziane signore: Beatrice uccisa nella propria elegante abitazione e Gloria all’interno di Villa Salus, una residenza di lusso per la terza età, amiche nella vita e accumunate dalla stessa morte. Entrambe, a pochi giorni di distanza vengono strangolate e de Santis non può fare a meno di percepire il sottile filo rosso che lega le due morti. A infittire il mistero, la sparizione di un gioiello di grande valore: un anello di brillanti con al centro uno spettacolare diamante che genera effetti luminosi simili a riflessi pirotecnici, e per questo soprannominato Fuochi d’Artificio. La struttura narrativa che l’autrice utilizza è quella del poliziesco deduttivo, indagini lente e meticolose, lontane dagli effetti speciali cui ci ha abituato l’attuale letteratura di genere e la cinematografia. La fretta è nemica della verità; la ricerca è meticolosa e svolta “in strada”. Vi sono gli strumenti caratteristici di cui gli investigatori dispongono per perseguire i criminali e il cui utilizzo porterà a identificare o a prendere il criminale: autopsie, raccolta di prove di laboratorio e di testimonianze, interrogatori. Gli indizi sono più o meno nascosti, a volte fuorvianti, tutti all’interno di una ristretta cerchia di personaggi. Sono elementi di un mistero presentati in modo chiaro sin dalle prime battute del racconto, e la cui natura suscita da subito una certa dose di curiosità. Se il finale tende sempre all’arresto del responsabile e alla vittoria delle forze dell’ordine, la vera attrattiva della trama risiede nell’assistere al dispiegarsi della tela che incastrerà il colpevole. L’autrice, seguendo il suo stile personalissimo, mostra i protagonisti anche nella loro dimensione personale. I rapporti con i colleghi o con i familiari intervallano i momenti dedicati al procedere delle indagini. Non manca una disincantata considerazione sulla fragilità di una stagione della vita cui la società è spesso indifferente. Sono amare le stesse considerazioni di de Santis: ” da qualunque parte lo si guardasse il caso era un ginepraio senile di nostalgie, devozioni, presenze essenze, slanci e lacrime, confidenze amicali, emozioni usurate degli anni. Al di là del bene e del male, il bisogno esasperato e patetico dell’amore”. Sebbene gli ultimi studi di gerontologia abbiano modificato il concetto di vecchiaia, grazie ai progressi medici e al miglioramento degli stili di vita, prevale il cosiddetto ageismo, la rassegnazione di fronte all’età che avanza. Un problema medico, sociale, psicologico che stende una spessa patina di tristezza sopra anni che rappresentano l’humus delle nuove generazioni. Maria Rosaria Pugliese sa abilmente mescolare invenzione letteraria e introspezione, esame criminale e analisi dei sentimenti; il risultato è un romanzo agile, scorrevole che accompagna il lettore con garbo. In fondo, ci ricorda Osho, non siamo mai soli nella ricerca della verità, anche la verità ci sta cercando.