Garlini: “‘Il fico di Betania’ un libro sulla scintilla divina che è in noi”

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Roma, 31 ott. (Adnkronos) – “Questo libro è il tentativo di cercare la scintilla di divino che è in noi, una scintilla di divino che si può trovare anche nella quotidianità, nelle cose più semplici come nelle verità paradossali dei Vangeli”. Alberto Garlini, classe 1969, tra i curatori di ‘Pordenonelegge’, riassume così il senso del suo ‘Il fico di Betania’, in libreria per i tipi di Aboca che ha creato la collana ‘Il bosco degli scrittori’.

“Il miracolo del fico di Betania è uno degli episodi secondo me più incomprensibili dei Vangeli: Gesù – racconta l’autore all’Adnkronos – si sveglia una mattina e affamato vuole mangiare qualche fico, vede questa pianta di fico con delle grandissime foglie, prova a cercare dei fichi, non li trova, e li si arrabbia, molto umanamente, e la rende sterile”.

“Questo è uno dei pochissimi miracoli negativi che ci sono nei Vangeli, miracoli che non procurano il bene di nessuno ma solamente un disagio”, sottolinea Garlini, che riferendosi all’umano comportamento di Gesù colpito dal disappunto afferma: “volevo dire che come l’umano entra nel divino anche il divino può entrare nell’umano. Il personaggio principale del romanzo, che racconta la storia in prima persona è il proprietario del fico che vede capitare vicino al suo casolare questa ‘banda’ con a capo un guaritore dalla fama piuttosto sinistra, che era Gesù, e il giorno dopo vede il fico che ama tanto incenerito”.

“Dalla scoperta di questo danno subito parte una sua ricerca spirituale – spiega Garlini riferendosi al protagonista del suo libro – che lo porta a trovare nell’amore degli altri, nelle piccole assurdità della vita, nel fare cose senza senso, apparentemente folli ma semplicissime e quotidiane, appunto la scintilla della divinità che ha in sé. Riesce a pacificarsi con la sua vita che è una vita violenta perché è un fanatico religioso con un passato tremendo, anche di morte, ma riesce a pacificare tutto questo proprio perché scopre quella leggera follia, anche in quel gesto che ha fatto Gesù, una leggera follia che riesce a tenere insieme la nostra natura umana e la nostra natura divina. Per essere divini umanamente occorre avere un pizzico di follia”.

Il libro ricostruisce insomma la vicenda del fico di Betania immaginando la figura di Simone, figlio di Taddeo, uno zelota che si nasconde sotto falso nome in un casolare di campagna. In gioventù ha commesso molti crimini spinto da una religiosità messianica e violenta che si oppone al giogo dei romani e, quando una mattina si trova di fronte al fico incenerito nel suo podere, lo interpreta come un segno di sventura che lo costringe a fare i conti con il proprio passato tenebroso. Simone è attratto dall’autorevolezza e dal fascino di Gesù e, forte della sua consuetudine con la violenza, ne percepirà la morte imminente e l’afflato verso una salvezza venata di disperazione.

Quanto al percorso creativo seguito per creare la sua narrazione, Garlini sottolinea che il libro gli è “stato proposto da Aboca che ha avuto questa idea, secondo me bellissima, di creare ‘Il bosco degli scrittori’, cioè di chiedere a tanti scrittori italiani di scrivere un libro che abbia un albero come protagonista. A me l’idea è piaciuta moltissimo, era da moltissimo tempo che studiavo questo tipo di materia e che pensavo di poterne scrivere. Quando me lo hanno chiesto ho detto ‘lo devo fare assolutamente, devo raccontare questa storia’, questo fico è un mistero teologico e scriverne mi ha aiutato a capirlo”.

“La cosa paradossale è che non avevo mai scritto niente che riguardasse una storia biblica - aggiunge Garlini – perché ambientare una storia nella Palestina di duemila anni fa vuol dire avere molti vincoli, ricostruire la psicologia di allora, un ambiente storico, religioso, è una cosa molto difficile. Insomma non mi sentivo ‘libero’ e invece, e questa è la cosa straordinaria, quando ho cominciato a scrivere mi sono sentito libero come non mai”.

“Mi sono accorto che le domande dei Vangeli sono le nostre domande, quelle di tutti i giorni, sono l’assurdo, il paradosso. La verità del Regno, le verità paradossali di Gesù sono le verità sulle quali ci interroghiamo ogni giorno, quindi scrivere mi ha permesso di liberare tutta una serie di domande che non affrontavo”, conclude Garlini, autore fra l’altro di ‘Una timida santità’ (Sironi, 2002) e ‘Fútbol bailado’ (Sironi, 2004), ‘Tutto il mondo ha voglia di ballare’ (Mondadori, 2007), ‘La legge dell’odio’ (Einaudi, 2012), tradotto in Francia da Gallimard, e ‘Piani di vita’ (Marsilio, 2015).

Aboca, infine, spiega così la scelta di dare vita a ‘Il bosco degli scrittori’: “Da sempre le piante esercitano una profondissima fascinazione sull’attività creativa degli scrittori. Con poche eccezioni, si potrebbe dire che ognuno di loro abbia legato a un albero, reale o immaginario, una parte spesso rilevante della sua opera. Anzi, secondo alcuni scrittori di oggi è solo guardando all’intelligenza del mondo vegetale, alle sue straordinarie qualità sistemiche, che il genere umano potrà comprendere come il rispetto della natura altro non sia che il rispetto verso sé stessi. I princìpi che sono alla base dell’attività editoriale di Aboca ci portano a raccogliere tale suggestione con molta convinzione. Questa serie di libri consentirà ad alcuni tra gli scrittori più interessanti e consapevoli del nostro panorama letterario di raccontare il mondo, il loro e il nostro, proprio a partire da un albero”.