“La volontà di Gomorra non è quella di raccontare Napoli, altrimenti la serie si sarebbe chiamata Napoli. Quello che racconta la serie è di questo cancro che noi troviamo ovunque, la mafia è ovunque e si ramifica spesso nelle periferie delle grandi città. Le istituzioni fanno fatica a far penetrare la luce in queste realtà purtroppo degradate. Attraverso il mio libro spero di portare un messaggio di speranza ai giovani, che se vogliono con la loro forza ed il loro spirito possono combattere questo male”. Salvatore Esposito, lo spietato Genny Savastano della serie Gomorra, è volato a New York per presentare il suo libro “Non volevo diventare un boss – Come ho realizzato in miei sogni grazie a Gomorra”, da poco uscito per le edizioni Rizzoli e scritto insieme all’autore Diego Nuzzo. Dopo aver parlato del suo libro presso la NYU Casa Italiana Zerilli-Marimò, l’attore napoletano ha concesso un’intervista a “La Voce di New York”, giornale online in lingua italiana e inglese fondato e diretto da Stefano Vaccara. “Nel libro – ha raccontato Esposito – non prendo le distanze dal mio personaggio, ma da quello che il mio personaggio rappresenta cinematograficamente. Io sono nato e cresciuto nella periferia nord di Napoli. Quelle zone le conosco, e so che ho fatto una scelta anche grazie alla mia famiglia, di non voler intraprendere la strada della delinquenza. Ho intrapreso invece quella artistica, attoriale, una passione che ho inseguito sin da ragazzo. Genny è totalmente diverso da Salvatore. Io sono un ragazzo tranquillo, solare, che cerca di inseguire il suo sogno, Genny è diventato un killer senza scrupoli che pur di ottenere potere e il denaro non si pone limiti morali”.