Gergeiv sul podio di Santa Cecilia per il festival Čajkovskij: “No all’omologazione”

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Roma, 10 gen. (AdnKronos) – “L’America è l’America come la Russia è la Russia e l’Italia è l’Italia con la sua enorme cultura. Non ci si può omologare e mi dispiace che molti tendano a perdere la loro identità culturale, tutte le nazioni ormai lo fanno. La burocrazia e i burocrati sono tanti in Europa e sembra che si voglia fare in modo che tutti i Paesi siano gli stessi, quando invece non lo sono”. Parola di Valery Gergiev, il grande direttore d’orchestra russo che da domani salirà sul podio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (Sala Santa Cecilia, ore 19,30), per dare il via al Festival Cajkovskij nell’ambito della stagione sinfonica dell’Accademia di Santa Cecilia. Gengive dirigerà gli organici ceciliani (domani con repliche venerdì e sabato) nella ‘Iolanta’, opera della maturità del compositore russo, del quale eseguirà anche l’integrale delle sinfonie (domenica, lunedì e martedì prossimi), alla guida stavolta della ‘sua’ orchestra, quella del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo di cui è direttore musicale e direttore artistico.

“Mi piace venire in Italia – dice Gergiev – e godere della vera atmosfera italiana, dello stile di vita di questo Paese. Ogni volta che mi intervistano mi chiedono cosa penso di Putin, in qualsiasi Paese mi trovi. Penso che Putin sia il presidente della Russia e non un soldato di fronte al presidente americano che invece è Trump. Ogni Paese ha bisogno del proprio presidente, del proprio governo, ognuno decide per le proprie cose e vive come vuole. E’ sbagliato copiare l’America che oggi è molto diversa da quella che ho conosciuto negli ultimi 30 anni”. E sulla vicenda che ha colpito il suo collega James Levine, accusato di molestie e sospeso dal Met, dice: “Mi dispiace molto, a quel teatro ha dedicato tutta la sua vita. Non credo a queste storie rivelate dopo 25 o 30 anni, sono molto strane…”.

Quanto al progetto del Festival dedicato a Cajikovskij, dice: “E’ molto importante, soprattutto per la ‘Iolanta’, un’opera della maturità del compositore, molto famosa soprattutto in Russia, dove Cajkovskij fa un uso molto particolare del colore orchestrale, cercando di rendere il passaggio dall’oscurità alla luce. La principessa Iolanta è cieca e Cajkovskij utilizza colori molto lugubri in orchestra, attraverso l’uso di legni e fiati gravi che descrivono la cecità della protagonista. Anche la tragedia del Re per la menomazione della figlia sembra che si possa toccare con mano. Ma l’opera, che io amo molto, ha anche momenti molto lirici fino alla luminosità finale” quando la protagonista acquista la vista.

Fondamentale per Gergiev anche l’esecuzione dell’integrale delle sinfonie del compositore russo: “La gente dice sempre ‘conosco le sinfonie di Cajkovskij’, ma in realtà conosce la quarta, la quinta e la sesta. Eseguirle tutte è molto importante”, sottolinea il maestro russo. Che loda anche le qualità dell’Orchestra di Santa Cecilia: “Oggi è molto diversa da quella che ho conosciuto 27 o 28 anni fa, è la migliore orchestra italiana come quella del Mariinskij è la migliore orchestra russa. Sono due compagini al top che si incontrano. Pappano ha fatto un ottimo lavoro, del resto – dice Gergiev – lui è un direttore completo che fa sia l’opera che il sinfonico”.

Il Festival Cajkovskij non è il solo evento che porterà un po’ di Russia a Santa Cecilia. Domenica prossima infatti presso la fondazione lirica romana si svolgerà la cerimonia di apertura del festival ‘Stagioni Russe’, patrocinato dal governo della Federazione Russa e varato sotto la supervisione del ministero della Cultura di Mosca. Si tratta di un progetto annuale che proporrà una serie di eventi di arte e cultura russi in più di quaranta città italiane: spettacoli teatrali, opere liriche, concerti, balletti, mostre e rassegne cinematografiche. Partecipano al progetto i Teatri Bolscioi, Mariinskij e Aleksandrijaskij, le Orchestre Filarmonica di Mosca di San Pietroburgo e il Museo Ermitage.