Roma, 12 set. (askanews) – La grande rinuncia del primo ministro Fumio Kishida a concorrere a un nuovo mandato come leader del Partito liberaldemocratico (e quindi come premier) ha creato una corsa caotica alla successione. Oggi si è aperta la campagna elettorale di due settimane, che porterà al voto interno del 27 settembre, e i candidati che si sono ufficialmente presentati sono ben nove, record assoluto da quando è stato introdotto il sistema elettorale interno nel 1972.
Kishida ha rinunciato assumendosi la responsabilità politica degli scandali di finanziamento irregolare all’interno del partito, che ha portato a una crisi di consensi per la formazione politica che, in maniera quasi ininterrotta tranne due brevi periodi, ha mantenuto il potere in Giappone.
Come ricaduta della crisi, sono andate in qualche modo in tilt anche le dinamiche di potere interne, che non si sono dipanate in questi ultimi giorni secondo la tradizionale suddivisioni tra fazioni (habatsu), le quali si sono di fatto sciolte. Questo apre la strada anche a possibili sorprese e all’affermazione eventuale di outsider e candidati di rinnovamento.
Indipendentemente da chi sarà il vincitore, il prossimo presidente del partito – e premier, visto che nel sistema giapponese il capo del partito di maggioranza diventa in maniera quasi automatica anche il capo del govenro – dovrà affrontare la pressione economica che pesa sulle famiglie a causa dell’aumento dei prezzi e le minacce alla sicurezza poste da una Cina sempre più assertiva e dalla Corea del Nord dotata di armi nucleari, che ha lanciato diversi missili proprio poche ore prima dell’inizio della campagna.
In questi giorni, tra l’altro, rinnovano le loro leadership anche il partner minore della maggioranza di governo, il partito buddista legato alla Soga Gakkai Komeito, e il principale partito di opposizione progressista, Partito costituzionale democratico del Giappone.
Gli occhi, tuttavia, sono tutti rivolti alla corsa interna al Jiminto, questo il nome in giappinese del Partito liberaldemocratico. La possibile novità sul piatto possono essere l’elezione di un giovane innovatore, il più papabile dei quali pare essere il figlio dell’ex premier Junichiro Koizumi, cioè il 43enne ex ministro dell’Ambiente Shinjiro Joizumi, che è visto dai sondaggi come il più gradito dagli elettori in senso più ampio, ma che gli analisti considerano un peso un po’ leggero. L’altro under-50 è l’ex ministro per la sicurezza economica Takayuki Kobayashi, che ha 49 anni ma che non sembra tra i favoriti.
Un’altra possibilità è che, per la prima volta, leader del partito e del governo diventi una donna. In questo caso, sono due le opzioni: l’attuale ministra degli Esteri Yoko Kamikawa, 71 anni, che ha ottenuto le necessarie firme di 20 parlamentari all’ultimo momento ma che proviene dalla fazione più forte del partito, o l’ex ministra della Sicurezza economica Sanae Takaichi, 63 anni, che si vanta della sua vicinanza al defunto ex premier Shinzo Abe e si candida per la seconda volta, promettendo di rendere il Giappone “più forte e più ricco”.
A parte Koizumi jr., tra i favoriti c’è anche l’ex ministro della Difesa Shigeru Ishiba, 67 anni, che si candida per la quinta e (dice lui) ultima volta come capo del Jiminto. Dopo quasi 40 anni di carriera politica, è considerato un politico esperto in sicurezza, agricoltura e rapporto con gli enti locali. Ma è anche visto come una personalità troppo ingombrante nelle delicate dinamiche interne del partito. Sostanzialmente, si colloca al polo opposto rispetto a Koizumi.
Altri nomi di peso che si giocano la successione a Kishida, sono il ministro per il Digitale Taro Kono, 61 anni, un politico fuori dagli schemi e molto attivo sui social media; il braccio destro di Kishida ed ex ministro degli Esteri Yoshimasa Hayashi, 63 anni, entrambi al secondo tentativo di diventare leader. Della partita sono anche l’ex ministro della sanità Katsunobu Kato, 68 anni, e l’attuale segretario generale del partito, Toshimitsu Motegi, 68 anni.
Durante la prima apparizione congiunta, oggi, dopo aver presentato le candidature, i nove hanno svelato le loro visioni per il Giappone, sottolineando la necessità che il paese, ora la quarta economia mondiale dopo la Germania, sia “rinnovato”, “più forte”, più “competitivo” e “autosufficiente”. Per il momento non ci sono grandi differenze tra loro, ma i candidati hanno 15 giorni per giovare le loro carte.
Il voto è tutto interno al Jiminto. La platea degli elettori è fatta da 367 parlamentari e 367 membri di base. Se nessuno dei candidati dovesse raggiungere la maggioranza assoluta, si terrà un ballottaggio tra i primi due classificati e voteranno i 367 parlamentari e ognuna delle 47 articolazioni territoriali del partito esprimeranno un voto. Il termine per il voto dei membri di base è fissato per il 26 settembre e il prossimo capo del PLD sarà selezionato per un mandato di tre anni il 27 settembre. Il leader sarà poi eletto primo ministro in parlamento, probabilmente il primo ottobre.