Giorgia Meloni vince e “massacra” Putin

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in foto Giorgia Meloni (Imagoeconomica)

Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 27 settembre all’interno della rubrica Spigolature

di Ermanno Corsi

Da molti anni piazzetta Salazar, alle spalle della grande cupola di San Francesco di Paola, è luogo dove si compie il “rito” elettorale della democrazia “viva e operante”. Si salgono i gradini che fanno angolo con Palazzo Salerno (alle spalle c’è piazza Plebiscito) e si tengono gli occhi ben aperti a terra: la scalinata è corta e pericolosamente sdrucciolevole perché piove, ma soprattutto perché vi giacciono, costantemente ammassati, cumuli di rifiuti maleodoranti. L’attenzione a non farsi male fa procedere lentamente. Arrivati davanti all’Istituto d’Arte intitolato a Filippo Palizzi, una piccola sosta per un breve respiro nel punto in cui “scende” dai quartieri spagnoli la dritta via Solitaria. Sul lato sinistro, il cortile d’ingresso e la facciata d’epoca con un porticato rivestito in ceramica “alla maniera rinascimentale”. Così nacque, nel 1882, il Museo artistico industriale per opera di Gaetano Filangieri, Domenico Morelli e Filippo Palizzi oggi definitivamente “Istituto d’Arte”.

URNE APERTE. Sono state sistemate, con tutto l’arredo necessario, alcuni giorni prima. Gli elettori arrivano e attendono, in fila composta per il tempo necessario, il proprio turno. Entrano nel seggio, esibiscono i documenti richiesti, ricevono schede e matita, entrano nella cabina appositamente allestita. Pochi minuti per uno sguardo a simboli e nomi. Escono e depongono le schede nei rispettivi contenitori. Una funzione civile ed etico-morale di fondamentale importanza che fa respirare libertà. L’androne che divide le aule adibite a sezioni elettorali ricorda, in grosse lastre di marmo nomi e personaggi storici che sono passati per questo Istituto-Museo. Il raccoglimento che ne viene, porta naturalmente a considerare come si vive la democrazia.

CONFRONTO INEVITABILE. Mentre a Napoli, e in tutta Italia, le urne sono simbolo di libertà e democrazia, nella Russia di Putin (fanatico zar fuori dalla storia), si procede con atti intimidatori e violentemente repressivi. Dopo la criminale aggressione dell’Ucraina e lo smacco di una guerra che invece di essere “lampo” sta durando da 220 giorni, si escogita e si impone un referendum nelle regioni “russofone” (il 15 per cento del territorio che si vorrebbe ingoiare, quasi tutto il Donbass). Una farsa colossale condannata dall’Unione Europea, dall’Onu e dalla Nato. Uno scenario drammatico con Putin che minaccia il ricorso alle armi atomiche, mentre soldati dell’armata russa portano casa per casa, imbracciando kalashnikov, schede come fossero precompilate; mentre giovani e riservisti che si vuole mandare sui fronti di guerra fuggono dalla Russia verso nazioni democratiche e liberali, mentre si arresta e incarcera chi protesta nelle piazze di Mosca e Pietroburgo. Un referendum imposto con la violenza mentre sull’Ucraina piovono bombe e missili.

BRAVISSIMA GIORGIA. Ha condotto il Centrodestra alla maggioranza in Camera e Senato, ha portato se stessa sulla soglia di Palazzo Chigi: prima donna nella storia repubblicana e democratica del nostro Paese, prima a rompere il quarto “soffitto di cristallo” nella corsa a raggiungere i vertici dello Stato (già conquistati Camera dei Deputati, Senato e Corte Costituzionale).Dopo la Presidenza del Consiglio  dei Ministri, che verrà formalizzata da Mattarella nelle prossime ore, restano altre due ambitissime mete: Governatorato della Banca d’Italia e Quirinale. Ma Giorgia Meloni ha indicato la strada da seguire per chi ha coraggio e volontà. Per riuscire serve, tuttavia, un progetto ben programmato.

DONNA DI FERMI PROPOSITI. Con la sua azione politica ha riqualificato il Centrodestra staccando sensibilmente due competitor che fanno solo danni. Berlusconi non ha più idee chiare e straparla brancolando da una cosa all’altra. Il più nocivo è però Matteo Salvini per la doppiezza e la sostanziale subordinazione alla Russia. Giorgia (mentre Putin interferiva pesantemente nella campagna elettorale contro di lei), non ha mai abbandonato la sua posizione fin dal primo momento in cui l’Ucraina è stata aggredita: invio di tutto ciò che serve per contrastare l’invasore, armi comprese. Che differenza: Giorgia fa come ha detto anche Papa Francesco; Matteo esibisce al collo un Cristo di legno. Ma chi pensa di ingannare? La vera fede, se c’è, si vive dentro di sé, non si esibisce e non si porta in giro.