L’altro ieri, mercoledì, al Quirinale si è ripetuta l’annuale Cerimonia del Ventaglio. Come per tradizione, alla vigilia del fermo dell’attività delle Camere, Il Presidente Cossiga ha ricevuto in dono dalla delegazione della Stampa Parlamentare un ventaglio. Quell’oggetto era necessario quando non esistevano ancora i ventilatori né altri mezzi per trovare un minimo di refrigerio. Da un pò di anni l’appuntamento è diventato l’occasione per il Capo dello Stato per rivolgere a quella riunione di giornalisti, tra il serio e il rilassato che l’occasione concedeva, encomi e inviti a difendere sempre e comunque l’indipendenza e la professionalità che contraddistingue il loro lavoro. Così il Primo Cittadino ha citato i fatti degli ultimi giorni che hanno visto il coinvolgimento di giornalisti e sedicenti tali, fino ad arrivare allo scontro fisico con personaggi operanti al margine della correttezza o addirittura della legalità. Oltre a quanto appena narrato, Mattarella non ha esitato a definire eversive tali esternazioni, in particolare quelle rivolte agli operatori della carta stampata. Al momento il livello di irresponsabilità di chi architetta e mette in opera azioni del genere è giunto a un livello preoccupante. È opportuno inoltre
ricordare che, dalla seconda metà del secolo scorso, quel modo di comportarsi fatto anche di azioni violente, sta tenendo in più parti la scena, assumendo atteggiamenti di ogni genere, comunque sempre alterati. È pur vero che quanto descritto innanzi non è un fenomeno riferito territorialmente solo al Paese. Due situazioni, più delle altre, stanno offrendo, a livello internazionale, l’occasione perchè gli inviati possano dar prova della loro diligenza applicata al lavoro che eseguono con coraggio e correttezza. Luoghi eletti sono l’ Ucraina e Israele.I fuochi accesi in entrambi quei paesi sembrano non trovare più un limite territoriale e ciò che essi provocano è riferito in tante versioni dalle fonti ufficiali. È solo l’informazione libera che dà l’opportunità di sapere come stanno realmente i fatti. Con auguri di diverso genere: che la guerra finisca o, in via subordinata, che si arrivi almeno a un cessate il fuoco. Senza dimenticare che il percorso è ancora lungo e insidioso.