Giovane e ‘rosa’: come cambia il Senato

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Roma, 2 apr. (AdnKronos) – L’età media si è abbassata, le donne sono aumentate. In Parlamento gli italiani con le elezioni del 4 marzo hanno mandato una rappresentanza più fresca e decisamente più ‘rosa’. Un dato visibile a occhio nudo, ma che ora, almeno per il Senato, poggia su statistiche certe e definitive. Ed eccoli i nostri 320 senatori: 209 uomini e 111 donne, età media 52 anni. Nella scorsa legislatura, con un’età media di 56 anni, gli uomini erano 284 e le donne 62.

Fra i gruppi parlamentari, il più anziano è il Misto (61,2 anni) seguito dalle Autonomie (59,3). In entrambi i gruppi, limitati per dimensioni, contribuiscono senatori a vita come Giorgio Napolitano (nel secondo) e Mario Monti e Liliana Segre (nel primo) ad alzare la media anagrafica.

Medaglia di bronzo per i capelli d’argento, Forza Italia con un’età media di 57 anni. A seguire, Fratelli d’Italia (54,7), Pd (51,9), Lega (50,9). I più giovani in assoluto, ma pur sempre sopra la soglia simbolica dei “cinquanta”, sono i senatori M5S (50,5).

Sul fronte titoli di studio, il Senato della XVIII legislatura vanta complessivamente 221 laureati (fra cui 48 con specializzazione post laurea) contro i 215 della precedente legislatura. In 85 dispongono di diploma superiore (contro i 90 precedenti), 7 hanno la licenza media (4), 3 hanno un titolo di formazione professionale (2), 4 non indicano titolo di studio (9).

Significativa la mutazione nella rappresentanza dal punto di vista delle professioni. Resta al top chi si qualifica impiegato, 49 senatori contro 45, che precede gli imprenditori, che sono 48 contro 38, mentre al terzo posto, con 47 senatori si piazzano gli avvocati (erano 38). A seguire, ci sono 22 amministratori locali (erano 44, al secondo posto, cinque anni fa) e 22 docenti universitari (31).

A questo punto si nota un primo ‘terremoto’: nel 2013 i funzionari di partito eletti al Senato erano ben 24, mentre ora sono crollati a 5. Sono, invece, aumentati di poco i giornalisti, passati a 18 (da 14) e, invece, di molto è aumentato il numero di chi indica “altra professione intellettuale o scientifica, arrivato a 12 (contro i precedenti 4).

Bene anche i medici, con 24 senatori (erano 18), lieve calo per gli insegnanti, con 20 eletti (23). Sostanzialmente stabili i ricercatori, che perdono appena un’unità, passando da 9 a 8. Nell’era della comunicazione ‘h24’ si registra l’esordio degli addetti alle pubbliche relazioni, che prima non erano rappresentati e che ora emergono con 4 senatori.

Quasi dimezzata, invece, la pattuglia dei sindacalisti, ridotti a 8 da 14 che erano, tornando alle dimensioni della legislatura ancora precedente, la travagliatissima XVI durata appena due anni, quando però esprimevano addirittura la seconda carica dello Stato nella persona di Franco Marini, ex leader della Cisl.

Due ulteriori dati possono offrire elementi di riflessione: per quanto riguarda i magistrati, in questa legislatura ce ne sono appena 2 (Pietro Grasso, di Leu, e Giacomo Caliendo, di Fi). Nel 2013 si collocavano quasi a metà classifica, con sei unità (tra gli amministratori e i tecnici). Oggi sono quasi a ridosso del fanalino di coda, tra gli artisti e gli assistenti sociali. Ma è sempre meglio di com’è andata agli operai: nella XVII legislatura erano 3. Da palazzo Madama sono scomparsi lo scorso 4 marzo.